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Musicisti
Loretta Lynn
Aveva 90 anni. Jack White, che aveva prodotto il suo disco del 2004, la ricorda così: «È stata la più grande cantautrice del XX secolo»
Una vita con la chitarra in mano: Loretta Lynn, star statunitense del country, è morta all’età di 90 anni il 4 ottobre. La notizia arriva dalla famiglia. Nata nel 1932 in Kentucky, la cantautrice aveva sette fratelli ed era la figlia di un minatore. Da qui una delle sue canzoni simbolo, Coal Miner’s Daughter*del 1970, che ha dato il titolo anche alla sua autobiografia da cui è stato tratto il film omonimo con Sissy Spacek, in Italia *La ragazza di Nashville.
Durante la sua lunghissima carriera, Lynn si è distinta per aver cantato tematiche ritenute in quegli anni ancora un tabù, soprattutto in un genere come il country. Nella sua prima numero uno,Don’t Come Home A-Drinkin’ (With Lovin’ on Your Mind), rifiuta le attenzioni di un marito ubriaco. Nel 1975, in*The Pill,*celebra la libertà delle donne di avere figli quando vogliono.
Insomma, un’icona femminista in un genere che di femminista aveva ben poco.
Nel 2004, l’albumVan Lear Rosesegna la sua rinascita dopo un periodo discografico più lento: prodotto da Jack White, è uno dei suoi album più venduti negli States. E proprio Jack White ha voluto ricordarla così, in un video postato su Instagram: «È stata la più grande cantautrice del ventesimo secolo. Ho imparato così tanto da lei lavorando insieme aVan Lear Rose. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto uscire e fare una pausa perché non riuscivo a credere a quello vedevo e sentivo. E mi sembrava quasi che non se ne rendesse conto».
Franco Battiato
CATANIA – Quando nella villa di Milo, sospesa fra la cima dell’Etna e il mare della costa catanese, Franco Battiato ha lasciato questo suo “centro di gravità permanente” non se ne è accorto. A differenza di parenti e collaboratori che gli sono rimasti accanto giorno e notte, in pena, come spiega triste il fratello Michele: «Nelle ultime ore non ha capito, non c’era più, per sua fortuna avvolto da un coma profondo…».
Un funerale per pochi intimi
È scattato un servizio d’ordine attorno a questa dimora dove solo pochi intimi potranno avvicinarsi per l’ultimo saluto all’autore di testi indimenticabili come La Cura. È una scelta dello stesso Michele che ha deciso di celebrare i funerali in forma strettamente privata, mercoledì, alla sola presenza della famiglia: «Ho chiamato un sacerdote nostro amico che conosceva e parlava con Franco. Ci sarà lui a benedire, accanto a noi, pochissimi, quasi gli stessi che mio fratello ha avuto vicini in questi mesi di sofferenza. Nessun altro. Ecco perché abbiamo pensato al servizio d’ordine…». Il sole splende, ma è calata una mesta atmosfera attorno alla villa di queste pendici che aveva scelto anche Lucio Dalla per viverci. Vicino di casa, anch’egli conquistato dai sussulti e dalla lava del gigante buono. Lo stesso che ha ispirato Battiato nella sua continua ricerca spirituale, mai arrestata nonostante la progressiva perdita di connessione lentamente scattata dal 2018 dopo un paio di incidenti, un femore rotto due volte, prima su un palcoscenico a Bari, poi in casa. Con qualche amico che, errando, lo aveva dato per spacciato con troppo anticipo. La malattia degenerativa, l’estrema unzione Spiacevole infortunio sul quale Franco Battiato aveva sorriso riconquistando la voglia di una passeggiata ad Acireale o a Zafferana per una granita di ciliegie. Ne parlava anche con Orazio Barbarino, il parroco di Linguaglossa, suo amico, raccolto davanti al maestro lunedì pomeriggio per l’estrema unzione e poi avvertito subito dopo le cinque del mattino dal fratello Michele che adesso conforta ricordando la devastazione di una malattia degenerativa che l’ha consumato piano piano, inesorabilmente. «Ormai stava sempre in casa, non usciva più da tempo. I dialoghi radi. Parlava pochissimo. E invece fra noi c’era stato un confronto continuo. Condividevo tante idee. Lui andava alla ricerca della verità e lo faceva continuamente, in ogni cosa. Il suo verbo era sperimentare, era uno che cercava bellezza ed essenzialità e in tutto questo ci metteva una grande umiltà». Le ultime settimane Un quadro sempre più peggiorato. Anche se il 23 marzo il suo settantaseiesimo compleanno è riuscito a festeggiarlo, come ricorda Michele, il fratello che per anni ha vissuto accanto a lui, proteggendolo, curandolo. Pur non essendo riuscito a farlo “guarire da tutte le malattie”, come dice un verso de La Cura. Ma, richiamando quello successivo, forse è riuscito spesso “a salvarlo da ogni malinconia”. No, alla fine la lotta non poteva essere vinta e Michele lo ha accompagnato come poteva: «Franco cominciava da giorni a perdere le facoltà. Si è arrivati a un deperimento organico per cui, pian piano, si è, come posso dire? Si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso. Circondato da me, mia moglie, mio genero, i nipoti, i collaboratori e due medici che non ci hanno mai lasciato». Ecco la famiglia allargata che da due anni ha frenato le curiosità di cronisti, artisti, impresari. Un mondo rimasto fuori da questa villa dove adesso a piangere il Maestro sono anche Said, lo storico autista che faceva ormai avanti e indietro solo per correre in farmacia, e la fidata Anna, la governante che preparava le granite da quando non si poteva più uscire. Anche loro vicini al signore della musica nel giorno dei 76 anni, evocato con un sorriso da Michele: «Era contento della festicciola. E riuscì ad assaggiare la torta…».
Una delle cose che davano più fastidio a Franco Battiato era quel marchio di «ideologo musicale della nuova destra utopica» affibbiatogli con sbrigativa sufficienza quando la sua ricerca intellettuale approdò al misticismo islamico e all’esoterismo. Una fase nella quale alternò – con grande scandalo di chi non lo conosceva – un concerto sacro davanti al Papa a un concerto nella Bagdad di Saddam Hussein. Inutile dire che volava molto più alto dei suoi critici, Battiato. Specie quando veniva stimolato su un piano diverso dalla musica, per esempio la politica, nella stagione in cui tanti lo consideravano, oltre a un’icona pop, una sorta di guru spirituale. Definizione che non gli piaceva. Si sentiva semmai «un sufi reincarnato», impegnato a cercare «l’unità trascendente di tutte le tradizioni», procedendo in bilico tra Oriente e Occidente. Ma soprattutto respingeva apertamente la nostra «falsa democrazia», intossicata da una «cultura del karaoke che ormai sta contagiando anche le arti maggiori». Tanto più detestava «la pseudodemocrazia perché nega le diversità». Per questo senso di alterità collocava sé stesso dentro una «aristocrazia speciale», intesa non in chiave di arroganza sociale quanto come «uno stato di grazia da conquistare giorno per giorno, alzandosi sopra la mediocrità che schiaccia il genere umano nella nostra epoca». Passato da «un disco per l’estate» agli studi con Stockhausen, dal pop d’avanguardia alle rivisitazioni di Brahms e Wagner, dai ritmi circolari dei dervisci ai cori dei madrigalisti (senza però trascurare alcuni singolari interessi coltivati grazie all’amicizia con l’amico filosofo e paroliere catanese Manlio Sgalambro), uno come Battiato ovviamente rifiutava di farsi reclutare su un fronte o su un altro e non poteva dunque accettare pagelle politiche. Soprattutto – recriminava – «se vedo che a stilarle sono i bramini dei partiti, una casta il cui modo di parlare già di per sé offende la comune intelligenza». Quindi, aggiungeva, «la sola militanza possibile è quella per affermare il significato del nostro viaggio sulla terra, per l’acquisto dell’intelligenza, per allargare i propri confini percettivi. Ma è una militanza che non prevede proselitismo. È un percorso che si fa da soli, per gradi». Quando si allargava a questi temi, e succedeva nella sua casa di Milo, a mezza costa sull’Etna, Battiato era nella fase della piena maturità, durante la quale intratteneva misteriosi rapporti con alcuni «professionisti dello spirito». Il mondo della clausura, per esempio, al quale – spiegava – lo avvicinava «il silenzio e l’amore per una certa musica che può affinare particolari facoltà e aiutarci a indagare sulle tracce del sacro».
Lou Reed
Lou Reed Uno dei più grandi rocker degli ultimi cinquant’anni, vera araba fenice, perché dato per morto tante volte e poi puntualmente risorto, a questo giro, no, non ce l’ha fatta: ora, può andare davvero sul lato «selvaggio», l’ignoto, come cantava in un brano che diventerà manifesto di una generazione «Walk on the Wild Side» . Lou Reed è morto a 71 anni, secondo quanto è rimbalzato inizialmente dai siti americani per poi diffondersi viralmente in tutto il mondo. L’eroe maudit dei Velvet Underground aveva subito un trapianto al fegato nel maggio scorso e, proprio per delle complicazioni in seguito all’operazione, è deceduto a Southampton, il sobborgo newyorchese dove si era trasferito con Laurie Anderson, compagna di una vita. SCANDALIZZARE! Nato nel 1941, Lou, figlio della buona borghesia ebraica di New York, si diede una missione fin da subito, nel Village ribollente degli anni 60: scandalizzare proprio la crema benpensante da cui proveniva. Come? Introducendo nel rock «stardom», tutto sommato convenzionale in ambito di genere, il concetto di diversità, le storie negate dei loser, i tossici e gli omosessuali.
L'amore di Warhol
E alzando l’asticella, l’arte applicata alla musica, non più una roba da sempliciotti bevitori di birra. Andy Warhol s’innamorerà dell’estro di questo ragazzotto e si inventerà con lui i Velvet Underground. Dal 1966, solo quattro anni e quattro album, ma una band che scriverà capitoli fondamentali della storia del rock con brani come«Sweet Jane», «Venus in Furs » o «Pale Blue Eyes». Punk e nichilismo A Lou i Velvet però non bastano e negli anni 70 si mette in proprio . Per diventare ispiratore assoluto e nume tutelare del punk newyorchese: voce di carta vetrata, al limite del monocorde, chitarra devota all’essenziale, nemico degli arzigogoli in voga allora, gli assoli inutili e le tastiere oppressive. E con allievi d’eccezione come i Ramones o Patti Smith. Nichilista e autodistruttivo Lou, schiavo senza pietà dell’eroina, sembra dover morire giovane come tanti altri eroi della sua generazione. Non accade, nonostante disastrose performance e crolli verticali, Reed arriva miracolosamente indenne agli anni 80, non senza lasciare per strada almeno tre capolavori : «Transformer» (con la succitata «Walk On The Wild Side» e l’altrettanto splendida «Perfect Day»), « Berlin» e «Coney Island Baby».
Keith Emerson
Morto Keith Emerson: si è suicidato. Negli anni ‘70 era il signore del Moog
Il tastierista della band rock Elp (Emerson, Lake & Palmer) si è sparato un colpo di pistola alla testa: aveva una malattia degenerativa. L’allarme dato dalla compagna
Pensate a Jimi Hendrix che, al posto della chitarra, suona un piano o un synth. Keith Emerson, un terzo degli Emerson, Lake & Palmer, era questo: un virtuoso delle tastiere che era riuscito a trasformare il rapporto fisico con lo strumento in un elemento di spettacolo. Ecco allora i coltelli usati per tenere schiacciati alcuni tasti lasciando le mani libere di suonare altri accordi, il pianoforte che volava e ruotava a mezz’aria, un muro di tastiere e sintetizzatori quasi a nasconderne la chioma bionda nei concerti.
Il ricordo di Palmer: «Il suo sorriso era dolce»
Emerson è morto ieri nella sua villa a Santa Monica, in California: si è suicidato sparandosi un colpo alla testa, probabilmente a causa della depressione in cui era caduto per non poter più suonare come sapeva fare lui. È questo il quadro che emerge della morte del 71enne cofondatore della band Emerson, Lake and Palmer. Il sito Tmz ha riferito che Emerson, tra i primi virtuosi della tastiera a usare il Moog e a farlo dal vivo, era depresso per la malattia degenerativa delle fibre nervose alla mano destra che lo costringeva a suonare con sole otto dita e che era destinata ad aggravarsi. È stata la sua fidanzata, Mari Kawaguchi, a dare l’allarme dopo aver scoperto il corpo in casa. Intanto, dalle prime ora la notizia è stata annunciato dal profilo Facebook della band che chiede «il rispetto per la privacy e il dolore della famiglia». «Ricorderò sempre il suo sorriso caldo, il suo senso dell’umorismo, la sua trascinante artisticità e la dedizione alle sue capacità musicali», ha dichiarato Carl Palmer, che ieri era in concerto vicino a Rovigo. Emerson era nato a Todmorden, in Inghilterra, nel 1944. Aveva studiato classica e jazz e subito si era appassionato ai suoni elettrici dell’organo Hammond e a quelli sintetici del Moog. Dopo le prime esperienze nel rock, nel 1970 aveva formato un supergruppo con altri due musicisti che, come lui con i Nice, avevano già una certa popolarità: l’ex King Crimson Greg Lake come cantante e bassista e Palmer degli Atomic Rooster alla batteria. Ecco gli Emerson, Lake & Palmer, una delle band più importanti del prog rock.
Il successo col trio prog Emerson, Lake & Palmer
Il loro stile è diventato sinonimo degli eccessi barocchi del genere, del picco di virtuosismo degli anni Settanta. Per i detrattori era musica più per la testa che per la pancia che, per contrasto, ha dato vita alla rivoluzione punk, tre accordi e via. Ma soprattutto Emerson, con il suo lavoro pionieristico sul Moog sia in studio che dal vivo, ha avuto una profonda influenza sul suono di quegli anni e sullo stile di molti altri tastieristi che vedevano in lui un modello. Emerson era un virtuoso e lo aveva dimostrato sin dal primo album, «Emerson Lake & Palmer» del 1970: la direzione è chiara, il rock che va a cercare la musica classica con citazioni più o meno dichiarate, tre brani strumentali su sei e durate ben oltre i 3 minuti delle classiche canzoni pop, e «Lucky Man», ballad con uno dei più famosi assoli di Moog della storia del rock firmato Emerson. Il terzo album della band aveva reso ancora più chiara la matrice: «Pictures at an Exhibition» è la registrazione di un concerto dal vivo in cui gli ELP rileggevano una suite per piano di Mussorgsky. Erano seguiti i successi di «Trilogy» del 1972 e «Brain Salad Surgery» del 1974 e nel 1979 e altri album fino a che le tensioni interne avevano portato allo scioglimento della band.
Sua la colonna sonora di «Inferno» di Dario Argento. Negli anni 80, in parallelo alla carriera solista e alla composizione di colonne sonore tra cui quella di Inferno di Dario Argento, il tastierista aveva provato a tornare coi compagni. Due band separate ma i progetti non avevano avuto successo e si erano fermati al primo disco. Nel 1991 il trio originale si era riunito per altri due album, ma la creatività non era più quella della prima volta e nel 1998 un altro addio. L’ultima volta assieme, e per un solo show, era stata nel 2010.
Kate Bush
Kate Bush, all'anagrafe Catherine Bush (Welling, 30 luglio 1958), è una cantautrice, compositrice,danzatrice, mimo e produttrice discografica britannica.
Biografia
Conosciuta per la sua voce sopranile, ha avuto un successo internazionale a partire dal suo debutto nel 1978 con la hit Wuthering Heights ispirata al romanzo omonimo di Emily Brontë. Il brano rimase al numero uno nelle classifiche di quasi tutto il pianeta, Italia compresa, oltre a farle guadagnare un encomio dalla Brontë Society. Oltre a tale brano altri sono stati i successi che scalarono le vette delle classifiche internazionali negli anni come Babooshka, Moving, Running Up That Hill, The Sensual World, The Man with the Child in His Eyes, Don't Give Up (in coppia con Peter Gabriel). Considerata forse l'artista inglese più eclettica e talentuosa, e secondo recensioni giornalistiche, la cantautrice con il più cospicuo patrimonio di tutto il Regno Unito, fu introdotta nell'ambiente discografico dall'amico David Gilmour dei Pink Floyd, che riconobbe il suo talento e finanziò le sue prime sessioni demo attirando l'attenzione della propria casa discografica, la EMI. Da allora hanno lavorato spesso insieme, sia su progetti occasionali, che in concerto. Nei primi anni della sua adolescenza Kate studia danza, mimo, e prosegue i suoi studi musicali al pianoforte iniziati all'età di soli 5 anni. Tra il 1973 e l'anno di debutto l'artista ha modo di comporre alcuni di quelli che successivamente sono stati i suoi primi successi: Moving dedicata al maestro Lindsay Kemp, già maestro di David Bowie, appartenente all'album di esordio The Kick Inside, estratta come singolo e numero 1 in Giappone; Them Heavy People anch'esso singolo e che raggiunse il terzo posto in classifica, The Man with the Child in his Eyes che raggiunse anch'esso la terza posizione, oltre a più di 200 demo, la maggior parte dei quali mai pubblicati, e divenuti oggetto di culto da parte dei fans. È stata la prima artista femminile ad aver raggiunto la prima posizione della classifica inglese con un album, Never for Ever, e successivamente con diversi altri lungo tutta la sua carriera. È inoltre l'unica (al 2013) ad aver avuto almeno un album in top 5 in cinque decenni consecutivi. Con il suo stile singolare, Kate Bush ha influenzato la musica di molti altri artisti, da Tori Amos a Björk, da Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins a Sinéad O'Connor, dai The Cure ai The Futureheads (questi ultimi hanno realizzato una cover della canzone Hounds of Love) fino a Tricky. Anche nei suoi primi lavori dove il piano era lo strumento primario, la Bush ha raccolto influenze diverse, fondendo musica classica, rock e un'ampia gamma di suoni etnici e folk. Più di un critico ha usato il termine “surreale” per descrivere la sua musica. L'uso non apologetico della voce è uno dei suoi tratti distintivi. Ha affrontato argomenti delicati e tabù molto prima che farlo fosse “di moda”; Kashka from Baghdad è una canzone che parla di una coppia omosessuale, tema presente anche nella canzone Wow; Breathing analizza le conseguenze di un disastro nucleare. I suoi testi sono ricchi di citazioni colte e talvolta relativamente oscure, come il riferimento a Wilhelm Reich in Cloudbusting, o a G. I. Gurdjieff in Them Heavy People. Ha lavorato con Peter Gabriel in due dei suoi album (in entrambi i casi contribuendo a hit di successo: Games Without Frontiers e Don't Give Up); Gabriel è inoltre apparso in uno speciale televisivo su di lei nel 1979, duettando in Another Day, canzone che doveva essere prodotta come singolo con un video già girato e visibile nello special con Kate e Peter che a seguito di incomprensioni pongono fine al loro rapporto amoroso. Il singolo che avrebbe dovuto avere come lato B la canzone Ibiza, non fu più lanciato, ma rimane il video all'interno dello special, considerato dalla critica ben riuscito e toccante.[senza fonte] Roy Harper è un altro collaboratore frequente di Kate Bush: compare nella sua canzone Breathing e la Bush compare negli album di Harper HQ, Once (entrambi anche con Gilmour) e The Unknown Soldier. Ha spesso cantato in duetti con Midge Ure, Big Country e altri artisti nei loro album. Molti artisti importanti hanno lavorato con lei in alcuni dei suoi più recenti album, a partire dal chitarrista rock Jeff Beck, il chitarrista Ian Bairnson, il batterista jazz/rock Stuart Elliot, il chitarrista classico John Williams, gli artisti folk Trio Bulgarka, Prince ed Elton John.
L'esordio: gli anni settanta
La canzone “Wuthering Heights” prende nome dal famoso libro di Emily Brontë La sua prima apparizione televisiva avvenne in Germania all'interno del programma Bio's Bahnhof con il singolo Wuthering heights, primo estratto dall'album The Kick inside il 9 febbraio del 1978; in Gran Bretagna esordì il 16 febbraio dello stesso anno con Top of the Pops; mentre negli Stati Uniti d'America fece la sua prima comparsa al Saturday Night Live il 9 dicembre sempre del 1978. In quello stesso anno Wuthering Heights, che era stato al primo posto nelle classifiche per mesi, si aggiudicò il secondo posto al Festivalbar al quale Kate partecipò venendo così in Italia per la prima volta. Del brano esistono diversi video musicali, in ognuno dei quali l'artista si cimenta in ruote, capovolte e rovesciate, dando dimostrazione delle sue particolari capacità anche come ballerina. Il disco di esordio doveva presentare come primo singolo la canzone, James and the cold gun, caratterizzato da un arrangiamento più marcatamente rock, ma la Bush preferì optare per il brano Wuthering height_s. _The Kick inside trovò un grosso riscontro commerciale a livello planetario, raggiungendo la top five e la prima posizione in classifica in diversi paesi. Da questo furono estratti altri 4 singoli: Moving caratterizzato da un arrangiamento sinuoso e alquanto sofisticato, con in apertura ed in chiusura il canto delle balene, ed alla cui produzione hanno collaborato artisti come Andrew Powell e David Gilmour leader dei Pink Floyd . Il singolo fu estratto per il mercato giapponese dove, alla seconda settimana dall'uscita, aveva conquistato anch'esso la prima posizione in classifica. La Bush si esibì con il pezzo, tra gli altri, al Tokyo Music Festival ed al BBC Saturday Nights. Del brano esistono due differenti video musicali. Them heavy people fu il terzo singolo estratto, che riuscì a raggiungere la top ten nel Regno Unito e ad aggiudicarsi la terza posizione nella classifica giapponese. Il pezzo fu scelto per la pubblicità degli orologi Seiko dove si vede uno dei due video realizzati per la commercializzazione del brano. ll mese successivo arrivò anche il quarto singolo The man with the child in his eyes che ebbe anch'esso buoni riscontri commerciali, scalando le classifiche internazionali ed aggiudicandosi, come il precedente, la terza posizione in classifica, questa volta nel mercato irlandese. Il brano fu composto al pianoforte dall'autrice quando aveva soli 15 anni e registrato nel 1975 presso gli studi EMI di Londra sotto la supervisione di David Gilmour. Fu presentato in diverse trasmissioni fra le quali va ricordata l'esibizione al Saturday Night Live. Il quinto ed ultimo singolo dell'album fu Strange phenomena pubblicato nel 1979. Il brano, come gli altri particolarmente orecchiabile, fu destinato al mercato dell'America latina, in particolare per Argentina e Brasile. Nello stesso anno partecipò come superospite alla ventinovesima edizione del Festival di Sanremo eseguendo i brani Wow e Hammer Horror entrambi tratti dal secondo album: Lionheart. Hammer Horror fu il primo singolo estratto per il mercato internazionale ed entrò in top ten nel Regno Unito, mentre Wow riuscì ad aggiudicarsi la quattordicesima posizione. Il terzo singolo dell'album, Syphony in blu_e, fu estratto per il mercato giapponese e canadese. Il secondo album Lionheart_ ebbe buoni riscontri internazionali entrando in top five nelle classifiche di diversi paesi. Sempre nel 1979 l'autrice realizza uno special natalizio dove propone dal vivo alcuni dei brani appartenenti ai primi due album ed ai relativi singoli e b-side, duettando inoltre con Peter Gabriel nella canzone Another day, che doveva essere destinata a diventare un singolo. Il video del brano, già realizzato, è visibile all'interno dello speciale stesso. Ad aprile del 1979 Kate Bush si cimenta in quello che sarebbe stato il suo primo ed unico tour per i successivi trent'anni fino a Before the dawn. Le ragioni della sua scelta non sono note e sono state fatte varie ipotesi,[senza fonte] tra queste il fatto che l'artista voglia controllare totalmente il prodotto finale, il che è incompatibile con l'esibizione dal vivo sul palco. Si sono registrate però anche voci di una irresistibile paura di volare[senza fonte] e si è anche ipotizzato un profondo shock per la morte a soli 21 anni di Bill Duffield, il suo direttore delle luci, che morì in un incidente durante il suo concerto del 20 aprile 1979 al London Palladium cadendo da un'altezza di sei metri.[senza fonte] La Bush tenne un concerto di beneficenza per la sua famiglia all'Hammersmith Odeon di Londra il 12 maggio, con Peter Gabriel e Steve Harley. Dal tour del '79 intitolato _Tour of life venne pubblicato l'EP On stage contenente solo alcuni brani tratti dall'esibizione, che entrò in top ten._ Tra il 1978 e la fine del 1979 l'autrice era presente nelle classifiche mondiali con ben 12 dischi, tre dei quali al numero 1, altri tre nelle top five e due nelle top ten.
La conferma del successo: gli anni ottanta
Nel 1980 la Bush è nuovamente ai vertici delle classifiche, prima con il singolo “shock” Breathing, caratterizzato da nuovi arrangiamenti e sonorità rispetto ai singoli precedenti. Il brano, che anticipa la pubblicazione dal terzo album Never for Ever, tratta il disastro post nucleare, e nel video l'artista simula la vita prenatale all'interno dell'utero materno. Il secondo singolo estratto è la nuova hit internazionale, Babooshka, che raggiunge i primi posti nelle classifiche di tutto il pianeta. Il brano racconta di una moglie che decide di mettere alla prova la fedeltà del marito. Nel celeberrimo videoclip Kate Bush, con addosso una tutina nera aderente e un velo scuro in testa, per enfatizzare la moglie amareggiata, utilizza un contrabbasso come metafora del marito, mimando la sua pugnalazione per l'atto infedele. Diversamente, nel ritornello, si esibisce con uno stravagante costume di foggia vagamente russa per impersonare il suo alter ego Babooshka. Tale abito è basato su un'illustrazione di Chris Achilleos. Tra le diverse interpretazioni internazionali del brano, l'autrice ebbe modo di esibirsi in più occasioni in Italia tra le quali alla XVI mostra internazionale della musica leggera di Venezia. L'album Never for Ever esce a settembre dello stesso anno e raggiunge nuovamente il primo posto in classifica in diversi paesi. Per l'incisione dell'album la cantautrice si avvale nuovamente di collaborazioni d'eccezione tra le quali vanno ricordate Ian Bairnson degli The Alan Parsons Project e Roy Harper. Un ulteriore singolo, Army Dreamers, entra nelle classifiche internazionali riconfermando il successo della Bush e conquistando il secondo posto nella classifica israeliana. Il singolo “natalizio” December Will Be Magic Again, uscito alla fine del 1980, avrà anch'esso un discreto successo tanto che successivamente verrà scelto da Elton John per essere inserito nella propria raccolta Elton John's Christmas Party. La cantante aveva anche contribuito al terzo album di Peter Gabriel, uscito nello stesso anno; è sua la voce che canta il ritornello “jeux sans frontières” nel brano Games Without Frontiers. La Bush include il nome di Gabriel fra i ringraziamenti nell'album Never for Ever. Sempre nel 1980 l'artista partecipa all'album The Unknown soldier duettando con Roy Harper nella canzone You. Il 1981 vede l'uscita del singolo Sat in Your Lap, che ottiene un discreto successo di vendita. Il brano presenta una nuova direzione nelle sonorità utilizzate dall'artista, con l'utilizzo di percussioni a ritmo incalzante grazie all'ausilio di nuove tecnologie all'avanguardia per l'epoca. Il brano apre l'album The Dreaming, uscito nel 1982, che avrà un successo minore rispetto all'album precedente pur raggiungendo la terza posizione nel Regno Unito ed entrando in top five in altri paesi. L'album sarà il meno venduto della carriera della cantante. Il singolo The Dreaming, che fu presentato alla XVIII mostra internazionale della musica leggera di Venezia, e There Goes a Tenner non raggiungeranno i primi quaranta posti delle classifiche. Il quarto singolo Suspended in Gaffa riesce invece a riscuotere un tiepido successo. Nel 1983 viene pubblicato il singolo Ne t'enfuis pas per il mercato francese e canadese. Il brano non fu incluso in alcun album, ma inserito solo successivamente nella raccolta This Woman's work. A novembre dello stesso anno viene estratto l'ultimo singolo dell'album, Night of the swallow, molto apprezzato dalla critica e caratterizzato da sonorità che richiamano la tradizione scozzese ed irlandese. Nello stesso anno viene pubblicato l'EP intitolato semplicemente Kate Bush, per il mercato statunitense e canadese. Nel 1985 viene pubblicato l'album Hounds of Love preceduto dal singolo Running Up That Hill (A Deal With God) che riscuote nuovamente un successo internazionale, scalando i primi posti delle classifiche di tutto il pianeta_._ Della canzone esistono inoltre diverse cover tra le quali va ricordata quella dei Within Temptation e dei Placebo. Il brano fu scelto nel 2012 come sigla delle olimpiadi, reinciso e ripubblicato per l'occasione, riuscì nuovamente a raggiungere ottimi piazzamenti in classifica (sesto posto nel Regno Unito). L'album, Hounds of love, è diviso in due parti corrispondenti ai due lati del disco: The Hounds of Love e The Ninth Wave e sarà fra i più venduti dell'artista raggiungendo anche in questo caso la prima posizione nelle classifiche di vari paesi. Oltre al primo singolo, furono estratti altri tre singoli di successo: Cloudbusting, che entrò nelle classifiche internazionali, raggiungendo la seconda posizione in Polonia. Al videoclip partecipò l'attore Donald Sutherland, nel quale sperimentava una macchina per la produzione di nubi cariche di pioggia, macchina progettata e realizzata per l'occasione dai costruttori di Alien. Hounds of love, terzo singolo estratto, il cui video fu ispirato al film di Alfred Hitchcock: il club dei 39, conquistò la top ten.The big sky fu estratto ad aprile del 1986 e candidato agli MTV video music awards. Nello stesso anno l'artista collaborò nuovamente con Peter Gabriel, con il brano Don't Give Up dall'album So che ottenne un buon riscontro commerciale entrando in top five nelle classifiche internazionali. Sempre nel 1986 uscì la prima raccolta di successi della Bush The Whole Story, che conquistò la prima posizione, e dalla quale venne estratto un nuovo singolo, Experiment IV, che riporta come b-side la nuova registrazione vocale della celeberrima Wuthering Heights. Nel 1987 venne pubblicato il singlo Be kind to my mistakes, colonna sonora del film con Oliver Reed e Amanda Donnohoe: Castway la ragazza venerdì, e nello stesso anno, l'artista partecipò assieme a Paul Mc Cartney e Boy George al singolo Let it be. Nel 1989 la Bush chiude il decennio con il suo sesto album inedito The Sensual World. Sia l'album che il singolo omonimo, che riprende il monologo di Molly ne l'Ulisse di James Joyce, confermano nuovamente il successo della cantante. In particolare l'album riuscirà a raggiungere la seconda posizione e vede nuovamente l'autrice avvalersi di prestigiose collaborazioni, fra le quali il noto compositore di colonne sonore Michael Kamen e David Gilmour. Il primo singolo ad essere estratto è proprio The sensual world che riscuote un ottimo successo internazionale raggiunge la quarta posizione in Polonia e la top ten in altri paesi. Il secondo singolo This woman's work viene scelto come colonna sonora del film con Kevin Bacon e Elizabeth McGoven: Un amore rinnovato (tesoro è in arrivo un bebè), riscuotendo un buon successo di vendita. Il terzo singolo estratto è Love and anger nel 1990. Anni novanta e il ritiro dalla scena musicale All'inizio del decennio esce il cofanetto intitolato This Woman's Work, una raccolta su CD degli album di Kate Bush registrati in studio, i “lato B” e remix di vari singoli che escono per la prima volta in formato digitale. Sempre nel 1990 esce l'EP Aspect of the sensual world che contiene il brano Ken apprezzato dalla critica e dal pubblico ed utilizzato come colonna sonora della serie televisiva britannica GLC. Nel 1991 esce una cover del brano Rocket Man di Elton John, inserito nell'album Two Rooms, il singolo riesce ad aggiudicarsi la seconda posizione. Nel 1993 diresse e interpretò un cortometraggio, The Line, the Cross and the Curve, un musical con Miranda Richardson come coprotagonista e con le musiche tratte dall'album The Red Shoes, a sua volta ispirato dal film Scarpette rosse. L'album riscuote un buon successo internazionale, raggiungendo il secondo posto in classifica. Il disco vede inoltre la collaborazione di artisti prestigiosi tra le quali vanno citati: Jeff Beck, Eric Clapton, Michael Kamen e Prince. Quest'ultimo, oltre che in veste di musicista, duetta con la cantautrice nella canzone Why should I love you?. Il primo singolo estratto dall'album è Rubberband girl che raggiunge la settima posizione in classifica. Secondo singolo estratto fu Eat the music che si aggiudica la top ten, seguito dal terzo singolo Moments of pleasure. The red shoes è il quarto singolo pubblicato ad aprile del 1994 e riporta sulla copertina l'autrice in coppia con l'attrice Miranda Richardson. Nello stesso anno registra la canzone The man I love, tributo a George Geshwin. A novembre viene pubblicato il quinto ed ultimo singolo dell'album And So is love. Nel 1996 ha partecipato alla compilation Common Ground - Voices of Modern Irish Music con lo splendido brano tradizionale Mná na hÉireann (women of Ireland). Nonostante il successo e una rinnovata direzione musicale dell'artista, si ritira effettivamente dalla scena musicale, forse a causa della morte del chitarrista e collaboratore Alan Murphy, la fine del suo rapporto affettivo con il musicista e collaboratore Del Palmer e la perdita della madre.[senza fonte] Nel 1998 diede alla luce un bambino, il cui padre è il chitarrista Danny MacIntosh.
Il ritorno (anni duemila)
A più di dieci anni dal suo ultimo album, nel dicembre 2004 scrisse una lettera ai fan in cui annunciava un album per l'anno successivo. L'album doppio Aerial è uscito il 7 novembre 2005 venendo accolto molto positivamente dalla critica[10]. Nel 2007 la cantautrice ha collaborato alla colonna sonora del film fantasy La bussola d'oro con la canzone Lyra. Ha dato il nome ad un personaggio della serie televisiva giapponese Victory Gundam: è uno dei membri dello Shrike Team, chiamati così in onore di alcune cantanti del XX secolo. Nel 2011 Kate Bush fondò una casa discografica, la Fish People, poiché il contratto con la EMI era saltato. Il 16 maggio 2011 è stato pubblicato Director's Cut, album in cui ha rivisitato una selezione di brani tratti da The Sensual World e The Red Shoes. Nel frattempo ha anche lavorato a un disco di inediti,[11], 50 Words for Snow, pubblicato il 21 novembre dello stesso anno. Il 1º maggio 2012, in occasione della premiazione del suo ultimo album ai South Bank Sky Arts Awards, è riapparsa in pubblico dopo un'assenza pluridecennale.[12]. Per le Olimpiadi di Londra del 2012, la cantante ha reinciso la sua hit Running Up That Hill. Il 10 aprile 2013 ha ricevuto dalla regina Elisabetta II del Regno Unito, presso il Castello di Windsor, il titolo di Commander of the British Empire. Nel 2014, dopo ben 35 anni, Kate Bush ritorna a cantare dal vivo in una serie di concerti tra agosto e settembre 2014 all'Eventim Apollo di Londra (un tempo Hammersmith Odeon) con uno show intitolato Before The Dawn.[13] Secondo il sito specializzato in compravendita, anche tra privati, dei biglietti, la ricerca dei tagliandi della cantante è salita del 432%, superando persino le richieste per gli show di Lady Gaga e Katy Perry.[14]. Il primo concerto della serie si è tenuto il 26 agosto 2014.[15] Il 31 agosto 2014 Kate Bush stabilisce un nuovo record diventando la prima artista femminile ad avere otto album insieme nello stesso momento in classifica, con due album nei primi dieci posti (The Whole Story e Hounds of Love) e altri sei nei primi quaranta (50 Words for Snow, The Kick Inside, The Sensual World, The Dreaming, Never for Ever e Lionheart),[16] seconda solo ad Elvis Presley con 12 album in top 40 a seguito della sua morte nel 1977 e i Beatles con 11 album nel 2009.
Vita privata
È sposata con il chitarrista Dan McIntosh, con il quale ha avuto un figlio, Bertie, nato nel 1998, che ha spesso attivamente preso parte ai suoi progetti musicali, come per il suo concerto Before the Dawn del 2014. In precedenza, la cantante ha intrattenuto una lunga relazione con il cantautore ed ingegnere del suono Del Palmer. È vegetariana.
Discografia
Album
- The Kick Inside (1978, #1)
- Lionheart (1978, #5)
- Never for Ever (1980, #1)
- The Dreaming (1982, #3)
- Hounds of Love (1985, #1)
- The Sensual World (1989, #2)
- The Red Shoes (1993, #2)
- Aerial (novembre 2005, #2)
- Director's Cut (maggio 2011, #2)
- 50 Words for Snow (novembre 2011, #5)
- Altri album
- Un baiser d'enfant (1984) EP
- Aspect of The Sensual World (1990) EP
- Singoli
- Wuthering Heights
- Moving
- Them Heavy People
- The Man with the Child in His Eyes
- Hammer Horror
- Wow
- Symphony in Blue
- Strange Phenomena
- Breathing
- Babooshka
- Army Dreamers
- December Will Be Magic Again
- Sat in Your Lap
- The Dreaming
- There Goes a Tenner
- Suspended in Gaffa
- Night of the Swallow
- Ne t'enfuis pas
- Un baiser d'enfant
- Running Up That Hill
- Cloudbusting
- Hounds of Love
- The Big Sky
- Don't Give Up
- Experiment IV
- Be Kind to My Mistakes per il film Castaway, la ragazza Venerdì
- The Sensual World
- This Woman's Work per il film Tesoro… è in arrivo un bebè
- Love and Anger
- Rocket Man
- Rubberband Girl
- Eat the Music
- Moments of Pleasure
- The Red Shoes
- The Man I Love
- And So is Love
- King of the Mountain
- Sunset/π
- Lyra per il film La bussola d'oro
- Wild man
- Lake Tahoe/Among Angels
- Running Up That Hill (2012 Remix)
- Raccolte musicali
- The Single File (1983) (boxed set di alcuni singoli pubblicati tra il 1978 e il 1983)
- The Whole Story (1986) (include una nuova versione di Wuthering Heights)
- This Woman's Work 1978-1990 (1990, rereleased in 1998) (un boxed set dei suoi sei album al tempo, include anche due dischi di singoli e rari b-side)
- Director's Cut (2011) (include versioni rivisitate di alcuni brani tratti da The Sensual World e The Red Shoes)
- Videoclip
- Live at the Hammersmith Odeon (1981)
- The Single File (1983)
- The Hair of the Hound (1986)
- The Whole Story (1986)
- The Sensual World (1989)
- The Line, the Cross and the Curve (1994)
Greg Lake
E' morto a 69 anni Greg Lake, bassista, chitarrista e musicista di origine britannica, leggenda del rock progressivo, che fu tra i protagonisti a partire del 1970 del supergruppo Emerson, Lake and Palmer, uno dei progetti musicali piu' innovativi dell'epoca. Lake, gia' nei King Crimson del primo album, si e' arreso dopo “una lunga battaglia contro il cancro”. Nei mesi scorsi era deceduto anche il tastierista Keith Emerson, suo compagno di avventura, uccisosi negli Usa con un colpo d'arma da fuoco secondo i risultati dell'inchiesta ufficiale.
La notizia della scomparsa di Greg Lake e' stata diffusa dal suo manager e ripresa dalla Bbc. Lake, per anni trapiantato negli Usa, aveva continuato a suonare e a esibirsi sui palchi di mezzo mondo fino a pochi anni fa. Nel 1992 aveva partecipato al ricongiungimento degli Emerson, Lake and Palmer, con altri tre album realizzati in un triennio. Poi, nel 2001, era stato in tournée con Ringo Starr, ex Beatles, e nel 2003 si era speso in un evento di beneficenza a Londra con altre star internazionali per raccogliere fondi proprio per la ricerca contro il cancro.
L'anno dopo era stata la volta della collaborazione con un altro gigante del rock, Pete Townshend, nel singolo dei The Who, Real Good Looking Boy, e quindi, nel 2005, Lake aveva dato vita a una sua nuova band, con giovani talenti, protagonista di un un tour nel Regno Unito. Nel 2010, un ritorno in grande stile sulla scena mondiale, ancora con Keith Emerson, lo aveva portato a compiere un giro di concerti fra Usa, Giappone ed Europa. E subito dopo, un'altra tournée di grande successo, sorta di omaggio alla sua intera carriera, lo aveva visto pure in Italia. Nel gennaio scorso, infine, il Conservatorio Nicolini di Piacenza gli aveva attribuito un'inedita laurea ad honorem (Honorary Degree). “E' con grande tristezza che devo dire addio al mio amico e compagno di band Greg Lake”. Cosi' il batterista Carl Palmer, ultimo superstite del leggendario trio Emerson, Lake and Palmer, saluta oggi il collega scomparso. La notizia della sua morte e' “particolarmente dura per noi”, scrive Palmer in un messaggio citato dall'agenzia britannica Pa. Ma - aggiunge - “la morte e' vita, come Greg cantava alla fine di 'Pictures At An Exhibition' e la sua musica vivrà per sempre, cosi' come lui vivrà nei cuori di coloro che lo hanno amato”. Carl Palmer ricorda poi “la voce e il talento di Greg” e “i molti memorabili concerti eseguiti insieme negli anni '70”: fra i quali spicca nella memoria degli appassionati l'esordio indimenticabile al Festival dell'Isola di Wight che, come mai prima d'allora - rievoca la Pa -, trasformo' un'esibizione rock in uno show teatrale.
Demis Roussos
Aveva 68 anni. Cantante e bassista degli Aphrodite’s Child, poi solista con successi come We shall dance (1971) e Forever and Ever (1973) in vetta alle classifiche
Il cantante greco Demis Roussos è morto ad Atene nella notte tra sabato e domenica: lo ha annunciato a Parigi con un tweet il suo amico Nikos Aliagas, animatore del «talent» francese di Tf1, The voice. La notizia è stata confermata a “Le Figaro” dalla figlia dell’artista, Emily. Roussos era nato ad Alessandria D’Egitto il 15 giugno 1946, all’anagrafe Artemios Ventouris Demis Roussos. È stato voce e bassista degli Aphrodite’s Child, insieme a Vangelis (che poi divenne celebre compositore di colonne sonore), gruppo che ebbe un enorme successo internazionale a fine anni Sessanta. Le sonorità della band miscelavano atmosfere greco-mediterranee e rock progressivo con un sostrato di musica classica. Il grande successo “Rain And Tears” (che adattava in chiave pop il Canone in re maggiore dell’abate Johann Pachelbel, compositore tedesco del Seicento) fu pubblicato nei giorni del Maggio francese e divenne una colonna sonora di quei giorni, raggiungendo uno straordinario successo di vendite: in Italia fu al numero 1 in classifica per 4 mesi consecutivi. Seguirono altri successi come It’s Five O’clock, Spring Summer Winter And Fall e Quando l’amore diventa poesia/Lontano dagli occhi, un 45 giri prodotto apposta per il mercato italiano. I dissidi tra i componenti portarono allo scioglimento della band, che divenne definitivo nel 1971. Roussos avviò poi una fortunata carriera da solista, nella quale ottenne grande successo anche in Italia. Nel 1971 vinse il Festivalbar 1971 con We shall dance. Due anni dopo il singolo Forever and Ever raggiunse la vetta delle classifiche di molti Paesi. Altri successi My Friend the Wind, My Reason e Lovely Lady of Arcadia. Celebre anche l’adattamento di Race to the End, tema portante della colonna sonora del film Momenti di Gloria. Nel 1985 rimase oltre due giorni sul Boeing della Twa (Atene-Londra) dirottato dagli hezbollah. Fu tra i passeggeri greci liberati dai terroristi in cambio della consegna di uno dei complici dei dirottatori.
David Bowie
Il mondo piange David Bowie, l'uomo che cadde sulla terra E' morto David Bowie, leggenda del rock e grande performer. La moglie Iman: “il valore di un ricordo” Aveva appena festeggiato 69 anni ed era malato da mesi di tumore. L'annuncio da parte della famiglia sull'account twitter ufficiale dell'artista. Chiesto il rispetto della privacy.
E'morto David Bowie, il trasformista del pop e del rock: a 69 anni e dopo 18 mesi di battaglia contro il cancro. Eccentrico, visionario e innovatore, il Duca Bianco, come era soprannominato, è morto una settimana dopo il suo compleanno. Bowie aveva da poco pubblicato l'ultimo album, le cui atmosfere, testi e perfino la copertina, vengono ora riletti come un testamento spirituale. La sua è stata una . L'8 gennaio David Robert Jones (Bowie è il cognome adottato all'inizio della carriera per non confondersi con il David Jones cantante dei Monkees) ha compiuto 69 anni e ha pubblicato quello che oggi viene visto come il suo cupo album-testamento, 'Blackstar'. La sua carriera di anni ne ha 50, visto che il suo primo singolo, 'Can't help thinking about me', venne pubblicato il 14 gennaio del 1966 (il lato B si intitola 'And I say to myself') a nome di David Bowie e The Lower Third. Sette anni dopo era già un mito giovanile, il fondatore del glam rock, padre putativo di buona parte della generazione del rock inglese degli Oasis. Nel 1973, con uno strepitoso concerto all'Hammersmith Odeon di Londra, insieme agli Spiders From Mars, Bowie annunciava la fine di Ziggy Stardust, l'alieno dalla rivoluzionaria ambiguita' sessuale che è stato la sua prima incarnazione e il passaporto per il successo. Nonostante i suoi album - ad oggi - siano stati per anni lontani dai primi posti delle classifiche, Bowie resta uno dei protagonisti assoluti della scena mondiale: dal 1997 è anche quotato in Borsa, grazie all'emissione dei Bowie Bonds effettuata offrendo a garanzia le royalties ricevute per i dischi venduti fino al 1993 (circa un milione di copie all'anno). Da questa operazione pare che abbia ricavato piu' di 40 milioni di euro. Nel 2007 ha ricevuto il Grammy alla carriera, equivalente musicale dell'Oscar. Nel 2005 l'intervento di angioplastica al cuore lo costrinse ad interrompere una tournee e annullare tutti i suoi impegni. Probabilmente l'incontro cruciale della sua carriera e' stato quello con Lindsay Kemp nel 1967: grazie a lui ha appreso i segreti del mimo e della messa in scena teatrale, elementi fondanti della sua personalità artistica affermatasi attraverso le ormai celebri impersonificazioni, Ziggy Stardust e il Duca Bianco, algida figura che ha schiuso le porte della new wave. Nei panni di questi due personaggi, Bowie ha inciso album leggendari come Space Oddity, The Man who sold the world, The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars. All'inizio degli anni '80 è già un mito, uno dei pochi capaci di conciliare rock e teatro, pop e avanguardia, ambiguità sessuale e arti visive, trasgressione e letteratura potendo contare su solidi legami che vanno dal rock'n'roll stardom a Warhol e William Burroughs. Dopo Station to station e The Thin White Duke Bowie lascia Los Angeles e si trasferisce a Berlino dove, con la collaborazione di Brian Eno, registra tre degli album più importanti della sua carriera, Low, Heroes (forse il suo capolavoro) e Lodger. A Berlino Bowie riesce a liberarsi dalla schiavitù della cocaina e inaugura gli anni '80 con una nuova clamorosa svolta stilistica che gli frutterà il più grande successo commerciale della sua discografia, Let's Dance, un raffinatissimo viaggio attraverso il rock'n'roll, il funky, la dance più elegante. E' il periodo più commerciale di Bowie che spiazza ancora una volta i suoi fan formando i Thin Machine, un quartetto chitarra, basso, batteria che suona un rock durissimo, disastroso dal punto di vista del mercato. Nonostante la sua attività sia rimasta intensissima, negli ultimi anni Bowie non ha più ritrovato il successo: Black Tie White Noise, Outside, Hours, Reality, Heathen sono album lontani dalla magia di un tempo. Ma è rimasto un protagonista David Bowie è “morto oggi pacificamente sostenuto dalla sia famiglia dopo 18 mesi di battaglia contro il cancro”: lo ha annunciato la famiglia della rockstar sull'account Twitter ufficiale dell'artista. Bowie ha cantato anche una versione italiana di 'Space Oddity',, che fa parte, tra l'altro della colonna sonora del film 'Io e te' di Bernardo Bertolucci. Il premier britannico David Cameron in un tweet ha scritto: “Sono cresciuto ascoltando e guardando il genio pop di David Bowie. Era un maestro nel reinventarsi e continuava ad azzeccarci. Una perdita enorme”.. Morto David Bowie: ispirò 'Verbasizer', app per comporre testi. Entrò anche nel Guiness per il suo sito BowieNet. Oltre allo spazio e alla fantascienza David Bowie aveva anche una grande passione per l'innovazione e la tecnologia. Cioè tutto quello che era nuovo e poteva essere applicato alla sua musica e alla sua arte. Negli anni Novanta ha lavorato ad un software per comporre canzoni che si chiama Verbasizer ed è stato anche il primo artista a creare un sito con un suo internet provider, BowieNet, che entrò nel Guiness. Verbasizer non faceva altro che riprodurre su pc e con una applicazione uno dei metodi di composizione di Bowie, il 'cut-up': prendere parole sparse dai giornali, tagliarle, metterle in un cappello e poi ricomporre i frammenti su un foglio di carta. All'inizio degli anni Novanta fu Ty Roberts, un informatico che aveva lavorato anche per Brian Eno, a trasporre questo metodo in una applicazione che si chiama Verbasizer. David Bowie la usò per comporre il disco Outside, pubblicato nel 1995. E c'è anche un video su YouTube in cui l'artista spiega praticamente come funziona il software e come l'ha usato per comporre le sue canzoni.
Florian Schneider
È morto Florian Schneider, «saltatore d’asta» elettronico che coi Kraftwerk portò la Germania al centro del pop. Un’estetica mai vista, suoni prima confinati agli angoli delle canzoni, per dipiù in tedesco questi gli ingredienti della band di cui lui fu fondatore e pioniere
C’era un disco che non c’entrava nulla con tutti gli altri della collezione di mio fratello di una decina di anni più grande. Anche da bambino trovavo già facile capire la differenza fra una canzone dei Genesis e degli Ac/Dc o fra la colonna sonora dei Blues Brothers e i Clash. Ma un solo album suonava ed aveva una copertina così differente da portarti all’ossessione del riascoltarlo ripetutamente per cercare di capire come avessero potuto creare un suono di quel tipo e del perché il cervello ti portasse in un viaggio verso un luogo così distante dal punto di arrivo di tutti quegli altri vinili. Dal disegno in copertina avevo intuito che il luogo non poteva che essere da qualche parte in centro Europa. Era dipinta una Autobahn, un’autostrada tedesca. Non sembrava poi così diversa dall’A7 che prendevamo abitualmente per andare al mare, ma le uniche due vetture visibili erano una Mercedes 280 SE nera e un Maggiolino bianco. Non c’era bisogno di girare la custodia e leggere una parola come Morgenspaziergang per capire in che parte del mondo ci trovassimo. Sotto la tracklist c’è una foto della band: i Kraftwerk. All’epoca erano in quattro, due avevano un look simile a quello dei musicisti visti in tutti quegli altri dischi rock, ma gli altri due no. Proprio per niente. Uno portava gli stessi occhiali del mio maestro di quinta elementare che mi faceva scrivere letterine a Pertini e l’altro somigliava ai saltatori con l’asta mittel/est europei dell’epoca più che a un ribelle. Strambo era l’aggettivo più educato che potevi dare a quegli accordi e quell’estetica. Le prime volte proprio non capivi con cosa avevi a che fare. La reazione media che provava qualsiasi amico pre-adolescente a cui proponessi Autobahn era: ‘Ma che cazzo è sta roba?’. Il saltatore con l’asta era Florian Schneider ed è morto mercoledì. Insieme al sosia del mio maestro di quinta elementare, Ralf Hutter, è stato un genio del ventesimo secolo. Figlio di una leggendaria, inimitabile, pazza cucciolata di musicisti tedeschi nati appena dopo la seconda guerra mondiale. Non sapevano come costruirsi un’identità che non fosse basata solo sull’odio verso i propri genitori (era molto fresca la memoria di cosa avessero combinato) o la copia sbiadita del rock americano. Non troppo ingenuamente decisero di creare qualcosa di selvaggio ed intuitivo, completamente fuori dagli schemi, ma al contempo nel solco delle grandi avanguardie. Era il Krautrock,termine un po’ dispregiativo inventato dagli inglesi e mai veramente amato da chi si sentiva più ‘Kosmische’ che crauto, più ‘Motorik’ che unno. All’inizio della carriera i Kraftwerk non stagliavano in creatività ed originalità (e neanche successo) sul largo gruppo di questa ‘non’ scena formata da band come Can, Neu!, Cluster, Amon Duul, Tangerine Dream, Ash Ra Tempel (tutti gruppi che meriterebbero un posto nella storia della musica ancora più alto rispetto al culto di nicchia di cui godono), ma dall’uscita di Autobahn nel 1974 tutto cambia. Quando io li ascoltavo (dieci anni dopo) erano già diventati un punto di riferimento, un pilastro da cui sono diramate tutte le musiche elettroniche ‘leggere’ successive, in un modo o nell’altro. Ma nel 1974 l’elettronica era confinata ad un assolo di Moog di un tastierista o ai dischi di classica contemporanea finanziati dai centri studi fonografici statali. Autobahn, invece, entra nelle classifiche mondiali con lo sprint e la potenza di una automobile tedesca, nelle playlist radiofoniche e nelle trasmissioni televisive. Quella musica era costruita integralmente da ‘sintesi additiva’. Non c’erano microfoni a registare batterie acustiche o chitarre elettriche o pianoforti. Era tutto frutto della somma di forme d’onde create da oscilattori elettronici. Al microfono c’era solo la voce, pur filtrata con effetti elettronici. Ed era in tedesco! ‘Vor uns liegt ein weites Tal, Die Sonne scheint mit Glitzerstrahl’. Non era sicuramente la cosa più facile da memorizzare per una cantatina sotto la doccia. Niente poteva essere più come prima,i Kraftwerk diventano delle star del pop internazionale, ma se a molti sembrano essere una curiosità che non sfornerà più di una singola hit così fuori dal coro, ai più giovani splende nelle orecchie un nuovo mondo, originale ed irripetibile. Non sembra vero di aver trovato un modo per dimostrare di essere diversi senza per forza imitare l’abusato stereotipo rock-blues. Non solo con gli strumenti, ma anche con l’immagine, così libera di pescare da tutte le avanguardie artistiche del secolo, così fieramente intellettuale, a volte snob e spesso piacevolmente nerd. A zittire gli iettatori conservatori nel 1977 arriva Trans Europe Express la cui title track diventa un inno disco music nonostante non ci siano divas, lustrini o tematiche d’amore, ma uno sferragliante tributo al treno che unisce l’Europa. Nel 1978 Man Machine (o Die Mensch-Machine, perché i loro lavori fuorno a quel punto pubbilcati sia in tedesco che in inglese), forse l’LP più completo, dove Florian e Ralf (e Wolfgang Flur e Karl Bartos, la formazione del periodo più importante) portano a compimento definitivo il loro personale manifesto futurista (movimento artistico citata in copertina insieme all’avanguardismo russo) mandando sui palchi del tour mondiale dei manichini, rappresentazioni cyborg di sé stessi. Poi arriva Computerworld (Computerwelt) a concludere il periodo d’oro dei loro LP (con la coda del singolo Tour De France nel 1983, altro attestato dello spirito europeista della band). Anche nei meno prolifici anni ’80 o ‘90non si è mai smesso di parlare dei Kraftwerk perché l’hip hop non sarebbe l’hip hop se Afrika Bambaataa e il suo produttore Arthur Baker non avessero ripresso in pieno Trans Europe Express (e in parte Numbers), l’elettronica dance forse neanche esisterebbe (storica la dichiarazione di Derrick May, uno dei fondatori della techno di Detroit: “la techno sono George Clinton e i Kraftwerk chiusi in ascensore”) e la new wave sarebbe stata profondamente diversa (riuscite a immaginare a David Byrne senza camicia e cravatta? O i New Order senza quelle melodie di sintetizzatori in scala minore?). Da qualche anno (nel 2008) Florian Schneider si era ritirato dalla vita in tour che i Kraftwerk avevano riportato in giro per il mondo con enorme successo negli anni 2000. Ho avuto la fortuna di vederlo sul palco nel mitico concerto al Lingotto di Torino del 2004 (il tour del ritorno in Italia che li vide anche al Granteatro di Roma). Quella sera comprando una t-shirt blu che ritrae il logo di Autobahn pensavo che si chiudesse il cerchio di una serie di ascolti che erano nati da bambino vent’anni prima e che alla lunga avevano reso me e milioni di altre persone amanti di qualcosa che non era solo diverso, ma rivoluzionario e totalmente nuovo. Guardando l’infinita cascata di profondi tributi che ti sta arrivando in queste ore invece ho capito che quel cerchio non si chiuderà mai, Danke Florian.
Dave Greenfield
David Paul Greenfield (29 March 1949 – 3 May 2020) was an English keyboardist, singer, and songwriter who was a member of rock band The Stranglers. He joined the band in 1975, within a year of its formation, and played with them for 45 years until his death. Early life and education Greenfield was born in the south coast seaside resort of Brighton. He learned guitar from an older schoolmate, and after leaving school played for a year in bands at American bases in Germany. Career Greenfield tried to develop a music career in Germany, and played in bands in Britain as well as Germany while also working in his father's printing business and as a piano tuner. In Britain, his bands included The Initials, The Blue Maxi (on the single “Here Comes Summer”, released by Major Minor Records in 1970), and progressive rock bands Rusty Butler and Credo. He joined The Stranglers after auditioning in 1975, replacing Hans Warmling. and played with them until his death in 2020. In 1981, Greenfield produced the single “Back to France” by the band Boys in Darkness.Greenfield and Jean-Jacques Burnel released an album together in 1983, Fire & Water (Ecoutez Vos Murs), which was used as the soundtrack for the film Ecoutez vos murs, directed by Vincent Coudanne. Musical style and equipment Greenfield's sound and style of playing, particularly on The Stranglers' debut album Rattus Norvegicus, has been compared to that of Ray Manzarek of the Doors. The comparison was even made at the Stranglers' inception by Jean-Jacques Burnel, who said Greenfield had not heard of the Doors at the time. Greenfield himself said he was more influenced by the work of Rick Wakeman and Yes. He was also noted for his trademark style of playing rapid arpeggios. His distinctive sound on the early Stranglers recordings involved the use of Hohner Cembalet (model N), Hammond L-100 electric organ, a Minimoog synthesizer, and later an Oberheim OB-Xa. Greenfield wrote a piece of waltz-time harpsichord music[16] during recording for The Meninblack, which was discarded by other members of The Stranglers, which was later adapted into their biggest hit “Golden Brown”, with lyrics from Hugh Cornwell and music from Greenfield and Jet Black, although the band themselves did not initially see this as a potential single.In addition to its chart success, the song also won an Ivor Novello award. Vocal performances Greenfield at the Cambridge Corn Exchange in 2018 On the albums The Raven, The Gospel According to the Meninblack and Aural Sculpture, Greenfield used a Korg VC-10 vocoder.[13] Notable instances of this include in “Genetix” when it accompanies his own vocal and during the “Gene Regulation” section underneath Hugh Cornwell's monologue, and on “Baroque Bordello” towards the end of the song. He also frequently contributed harmony backing vocals to the band's songs, and sang the lead vocals on a few of their early tracks, as mentioned in Hugh Cornwell's book The Stranglers, Song By Song. These tracks are: “Dead Ringer” and “Peasant in the Big Shitty” from their album No More Heroes “Do You Wanna?” from Black and White “Genetix” from The Raven “Four Horsemen” on the album The Gospel According to the Meninblack[21] “Where I Live” on the album 10 “God Is Good” from Coup de Grace Death Greenfield died on 3 May 2020, aged 71. He had been diagnosed with SARS-CoV-2 infection on 26 April 2020, a week before his death, during an extended hospital stay for heart-related problems. He is survived by his wife, Pam.[5][22] Upon news of his death, several current and former members of the Stranglers eulogized him on social media. These included Hugh Cornwell, lead vocalist on their biggest hit, “Golden Brown”, who tweeted, “He was the difference between the Stranglers and every other punk band. His musical skill and gentle nature gave an interesting twist to the band. He should be remembered as the man who gave the world the music of 'Golden Brown.'” Other artists also expressed their appreciation. Albums Main article: The Stranglers discography Fire & Water (Ecoutez Vos Murs) (1983) – with Jean-Jacques Burnel
Françoise Hardy
È morta Françoise Hardy, cantante francese icona degli anni Sessanta
Si è spenta all'età di 80 anni la cantante francese Françoise Hardy, icona degli anni Sessanta. Lo riporta Bfmtv, precisando che sono molti i suoi successi da Tous les garçons et les filles, Le temps de l'amour, o ancora Message Personnel Hardy aveva annunciato nel giugno del 2019 su Rtl di essere stata colpita da un nuovo cancro. Poi a marzo aveva detto che «non avrebbe mai più potuto cantare».
Ad annunciare la morte di Françoise Hardy, figura della canzone francese dall'aura internazionale, è stato in serata sui social network il figlio Thomas Dutronc. Nella classifica dei 200 migliori cantanti di tutti i tempi stilata dalla rivista americana Rolling Stone nel 2023, era l'unica rappresentante della Francia.