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Scrittori Fantasy

Robert E. Howard

Robert Ervin Howard (Peaster, 22 gennaio 1906 – Cross Plains, 11 giugno 1936) è stato uno scrittore statunitense. Viene considerato uno dei padri della moderna heroic fantasy, nonché uno dei massimi esponenti della letteratura dell'orrore e grande interprete del romanzo d'avventura. Il suo personaggio di maggior successo è Conan il barbaro, che appare in un ciclo di ventidue opere tra racconti e romanzi. Sulla vita di Howard e sulla sua breve relazione con Novalyne Price Ellis il regista Dan Ireland ha tratto, nel 1996, il film Il mondo intero, con Vincent D'Onofrio nel ruolo dello scrittore.

Biografia

Robert E. Howard nasce il 22 gennaio del 1906 a Peaster (Texas) dal medico Isaac Mordecai Howard, che gli sopravvivrà, e da Hester Jane Ervin, cui sarà fortemente legato, tanto da andare profondamente fiero delle sue origini scozzesi, ereditate proprio dalla madre; discendente dal clan degli Hester, risalente ai tempi di re Robert Bruce. Ben presto (1907) i genitori si trasferirono a Cross Plains, un piccolo paesino della periferia texana, dove Howard passerà la maggior parte della sua vita, escluso il periodo di studi trascorso nella vicina Brownwood. Di carattere introverso, si chiude ben presto in se stesso e inizia a leggere con avidità romanzi e racconti d'avventura, sognando di vivere le stesse avventure che trovava sui libri; tanto che, appena quindicenne, inizia a scrivere, più per se stesso che per gli altri, i primi racconti. Tra i suoi autori di riferimento ci sono Edgar Rice Burroughs, Sax Rohmer e Rafael Sabatini. A causa delle prepotenze paterne in casa e delle angherie dei coetanei a scuola, il giovane Howard decide di applicarsi nello sport (pugilato e body-building), irrobustendo il proprio fisico: chi lo conoscerà, infatti, avrà modo di parlarne come di un ragazzo imponente, con muscoli forti e ben sviluppati. Muore suicida.

Weird Tales

Nel luglio del 1925 inizia ufficialmente la sua carriera di scrittore: la rivista pulp Weird Tales, infatti, gli pubblica il racconto Spear and Fang. Nel 1926 Howard si iscrive alla Howard Payne Academy, una scuola di preparazione per l'università: nell'aprile dello stesso anno viene pubblicato, sulle pagine di Weird Tales, il racconto Wolfshead, una fantasia pseudostorica ambientata nella tenuta africana di un ricco mercante portoghese in cui si scatena un lupo mannaro. Completati gli studi nel 1927, si iscrive all'università, abbandonandola, però, l'anno successivo. Inizia allora una vasta serie di mestieri: barista, fattorino, impiegato. Nell'agosto del 1928 esce su Weird Tales il racconto Ombre rosse, in cui fa il suo esordio uno tra i suoi personaggi più riusciti, nonché quello cui sarà più legato, l'avventuriero puritano Solomon Kane. La bellezza di questi racconti e la qualità della prosa di Howard colpiranno molto H.P. Lovecraft, che gli farà una grande pubblicità presso amici e parenti. I due grandi autori entreranno in corrispondenza nel 1930: gran parte di questo epistolario verrà pubblicato negli Stati Uniti nel corso degli anni successivi alla loro morte. Nel 1929 fa il suo esordio un altro personaggio howardiano, Kull di Valusia, principe d'Atlantide, ritenuto da molti critici come la prima vera versione di Conan. Il racconto (Il regno fantasma) vede la luce ad agosto, sempre su Weird Tales. Dopo un lungo rodaggio con Kull (di cui molti racconti rimarranno inediti, vivente Howard), fa infine il suo esordio Conan il barbaro, il personaggio più famoso di Howard. Il suo primo racconto è La fenice sulla lama, del dicembre del 1932, edito sempre da Weird Tales: marchio di fabbrica del racconto è la possanza fisica del protagonista, il suo coraggio e la sua audacia, mentre lo stile è caratterizzato da una prosa liscia e scorrevole, assai descrittiva e mai appesantita dall'eccesso di dialoghi. Per chi si accosta oggi alla sua opera può essere difficile comprendere appieno la carica di vibrante novità che la concezione howardiana della fantasy (presto battezzata con la denominazione specifica di sword and sorcery) rappresentò per il pubblico di inizio secolo. Oggi la figura del barbaro nerboruto, vestito succintamente di pelli e coi muscoli inverosimilmente lucidi è tanto stereotipata da diventare quasi un cliché autoironico, ma Howard, che inventò letteralmente quello stereotipo, seppe attorniarlo con un mondo vivo e credibile, popolato da figure memorabili che agivano con grande naturalezza spinte da istinti e motivazioni molto più “umane” di quelle normalmente prese in considerazione nelle saghe epiche e fiabesche a cui di norma si ispiravano gli altri autori del fantastico. In Howard i protagonisti barbari (Kull e Conan) passavano da incontri con nobili decadenti a tribù selvagge, fra avidi mercanti, cortigiani, ladri e stregoni che letteralmente sembravano “uscire” dalla pagina scritta, coinvolgendo il lettore nelle vicende di “un'era mai sognata” che tuttavia pareva molto più plausibile dei reami idealizzati di Lord Dunsany o di Eric Eddison. Con Conan, quindi, il lettore conosce un mondo nuovo e barbaro, in cui il pericolo è sempre dietro l'angolo. L'influenza di Lovecraft e del suo Ciclo di Cthulhu si combinava perfettamente con l'avventura alla Burroughs e con le atmosfere esotiche tipiche di Clark Ashton Smith e di James Branch Cabell, ottenendo ambientazioni e trame molto verosimili: il lettore, infatti, può sentirsi vicino a Conan mentre egli striscia silenzioso nella foresta, o mentre urla di rabbia al cozzare della sua ascia contro le teste dei nemici. Il grande successo di Conan non impedisce però a Howard di continuare anche i suoi altri cicli o di aprirne di nuovi, come il ciclo celta, che narra le avventure del capotribù pitto Bran Mak Morn impegnato a unire le tribù britanniche contro la declinante potenza romana, e che culmina in un innovativo (per l'epoca) e memorabile crossover quando, nel racconto Sovrani della notte, Howard fa evocare a un druido al servizio di Bran nientemeno che Kull di Valusia, per recare aiuto alla causa dei Pitti (che, in quanto 'popolazione ricorrente' nelle fantasie howardiane, al tempo di Valusia erano fedeli alleati di Kull). Nel 1931 fa poi il suo esordio James Allison con I figli della notte (aprile/maggio), mentre a novembre esce il primo racconto del personale contributo di Howard al ciclo di Cthulhu (La pietra nera). Nel 1936 è la volta dell'ultimo breve ciclo, che vede come protagonista Kirby Buckner (primo racconto Canaan nero di giugno). Nel frattempo (1934) Howard conosce Novalyne Price Ellis, con la quale intraprende una significativa relazione intellettuale, contrastata dalla madre: il diario tenuto da Novalyne con le annotazioni dei loro incontri sarà utile alla donna quando, nel 1986, essa pubblicherà un libro dedicato a Howard, One Who Walked Alone (“Colui che camminava da solo”) dal quale sarà tratto un film, Il mondo intero (The Whole Wide World) del 1996. Nello stesso anno, Howard pubblica su Action Stories il primo racconto su Breckenridge Elkins, il più famoso dei suoi personaggi non fantastici. Il 1935 è l'inizio di un periodo difficile, dal quale lo scrittore non riuscirà più a riprendersi: prima la notizia di una malattia incurabile diagnosticata alla madre, che cadrà ben presto in coma. L'11 giugno del 1936, distrutto fisicamente e moralmente dalla malattia della madre, Howard si chiude nella sua auto parcheggiata sul viale vicino casa, estrae dal cruscotto una Colt 380 automatica presa in prestito dall’amico Lindsey Tyson e si spara alla tempia. Il padre ed un altro medico, allarmati dallo sparo, accorrono ma ogni tentativo di soccorrerlo è inutile; dopo otto ore di agonia lo scrittore muore. La madre lo seguirà il giorno successivo. Lascerà i suoi innumerevoli personaggi, tutti dalla personalità forte, ma con tratti negativi altrettanto marcati, eroi a volte per caso, a volte perché il resto del mondo non era poi tanto migliore di loro. «Tutto è andato, tutto è finito: ponetemi sulla pira; la festa è terminata e il lume ora spira.» (L’ultimo messaggio di Howard, ritrovato nella sua macchina da scrivere dopo il suicido. Si tratta di una citazione dal poema “The House of Caesar” di Viola Garvin)

Opere

I cicli del fantastico

Come tutti gli autori della narrativa del fantastico, del terrore e del mistero, anche Howard ha realizzato una corposa serie di cicli. Nell'edizione Newton & Compton, Tutti i cicli fantastici (5 voll.), 1995 vengono indicati come cicli altri due titoli isolati: Ciclo di Faccia di Teschio, uscito per la prima volta nel 1929, con il romanzo Skull Face, e il Ciclo di Almuric, del 1933. Esiste in effetti un racconto incompleto, Taverner Manor, del ciclo di Skull Face, completato da Richard Lupoff nel 1977. In anni recenti (The Howard Reader #8, Marek, Joe & Mona, 2003) il testo originale è stato riproposto senza aggiunte. Il racconto è inedito in Italia. Gli altri cicli sono qui presentati secondo una cronologia interna, quando presente, oppure in base all'anno della prima edizione originale. I romanzi e i racconti inseriti in ciascun ciclo sono quelli la cui attribuzione a Howard è da ritenersi assolutamente certa (per maggiori dettagli, consultare la sezione bibliografica). Kull di Valusia I racconti del ciclo di Kull sono circa una decina. Vengono elencati secondo un ordine cronologico stabilito da Lin Carter:

  • L'esule di Atlantide (Exile of Atlantis, postumo, King Kull della Lancer Books, 1967)
  • Il Regno Fantasma (The shadow kingdom, Weird Tales, agosto 1929)
  • La gatta e il teschio (The cat and the skull)
  • La gatta di Delcardes (Delcardes' cat, postumo, vedi primo) (1a versione del precedente)
  • Il fiume Stige o L'altra riva dell'alba (River Stagus or Beyond the sunrise)
  • Il teschio urlante del silenzio (The screaming skull of silence, postumo, vedi primo)
  • Quest'ascia è il mio scettro! (By this axe I rule!, postumo, vedi primo)
  • I colpi del gong (The striking of the gong, postumo, vedi primo)
  • Le Spade del Regno Purpureo (Swords of the Purple Kingdom, postumo, vedi primo)
  • Gli specchi di Tuzun Thune (The mirrors of Tuzun Thune, Weird Tales, settembre 1929)
  • L'altare e lo scorpione (The Altar and the Scorpion, postumo, vedi primo)
  • La maledizione del teschio dorato (The curse of the golden skull)
  • Sovrani della notte (Kings of the night) Weird Tales, 1930
  • La città nera (The black city) (incompiuto)
  • Frammento senza titolo (Dialogo fra Kull, Brule e Ronaro) (incompiuto)
  • Il Regno Fantasma (bozza)
  • Il re e la quercia (The King and the Oak), postumo, (poesia), Weird Tales, febbraio 1939)
  • Il re e la quercia (poesia) (bozza)
  • L'edizione che scarta le aggiunte postume è stata pubblicata con il titolo Kull - Esule di Atlantide (Kull - Exile of Atlantis, 2006) nel 2008 in Urania Fantasy
  • Conan

Come già detto, il ciclo ufficiale di Conan è da considerarsi solo quello autografo di Howard (ventidue storie). I suoi romanzi e racconti sono qui presentati in ordine cronologico, secondo quanto stabilito da Lyon Sprague de Camp:

  • Il palazzo dei morti (postumo, The Hall of the Dead, nella raccolta Conan! della Lancer Books, 1968) (incompiuto)
  • La Torre dell'Elefante (The Tower of the Elephant, Weird Tales, marzo 1933 - nel 2005 viene raccolto da Urania Fantasy nell'antologia Conan. La spada della fenice)
  • Il Dio nell'urna (The God in the Bowl, postumo, Space Science Fiction, settembre 1952)
  • Gli intrusi a palazzo (Rogues in the House, Weird Tales, gennaio 1934)
  • La figlia del gigante dei ghiacci (The Frost Giant's Daughter, Fantasy Fan, marzo 1934)
  • La regina della Costa Nera (The Queen of the Black Coast, Weird Taled, maggio 1934)
  • La valle delle donne perdute (The Vale of Lost Women, postumo, Magazine of Horror, primavera del 1967)
  • Colosso Nero (Black Colossus, Weird Tales, giugno 1933)
  • Ombre al chiaro di luna (Shadows in the Moonlight, Weird Tales, aprile 1934)
  • Nascerà una strega (A Witch Shall Be Born, Weird Tales, dicembre 1934)
  • Ombre a Zamboula (Shadows in Zamboula, Weird Tales, novembre 1935)
  • Il diavolo di ferro (The Devil in Iron, Weird Tales, agosto 1934)
  • Gli accoliti del cerchio nero (The People of the Black Circle, Weird Tales, ottobre-novembre 1934) (romanzo). Pubblicato in Italia nel 1995, dalla Newton Compton Editrice, nella collana Il Fantastico Economico Classico, col titolo I veggenti neri.
  • L'ombra che scivola (The Slithering Shadow, Weird Tales, settembre 1933)
  • Lo stagno dei neri (The Pool of the Black One, Weird Tales, ottobre 1933)
  • Chiodi rossi (Red nails, di poco postumo, Weird Tales, luglio-settembre 1936)
  • I gioielli di Gwahlur (Jewels of Gwahlur, Weird Tales, marzo 1935)
  • Oltre il Fiume Nero (Beyond the Black River, Weird Tales, maggio-giugno 1935)
  • Il tesoro di Tranicos (The Black Stranger, postumo, Fantasy Magazine, marzo 1953; The Treasure of Tranicos, nel volume Conan the Usurper della Lancer Books, 1967, edito in Italia nel 1977 dalla Nord con il titolo Conan l'usurpatore)
  • La fenice sulla lama (The Phoenix on the Sword, Weird Tales, dicembre 1932 - nel 2005 viene raccolto da Urania Fantasy nell'antologia Conan. La spada della fenice)
  • La cittadella scarlatta (The Scarlet Citadel, Weird Tales, gennaio 1933)
  • L'ora del dragone (The Hour of the Dragon, Weird Tales, dicembre 1935-aprile 1936. Noto anche come Conan the Conqueror - Uscito nel 2003 nell'edizione Urania Fantasy con il titolo Conan il conquistatore) (romanzo)

La Mondadori ha pubblicato tutti i racconti dedicati a Conan il cui autore è senza alcun dubbio Howard. De Il Palazzo dei Morti, Howard aveva scritto solo qualche frammento: il racconto è stato poi rimaneggiato e completato da un altro autore. L'edizione della Mondadori comprende quattro volumi:

  • I - L'era di Conan, Oscar Fantasy 1, ISBN 88-04-31985-2, 1989; anche come: Conan. La spada della fenice, Oscar Bestseller 1471, ISBN 88-04-53338-2, 2004; Fantasy Urania 6, 2005
  • II - L'ira di Conan, Oscar Fantasy 7, ISBN 88-04-33094-5, 1990; anche come: Conan. Il cerchio nero, Oscar Bestseller 1546, ISBN 88-04-54635-2, 2005
  • III - L'urlo di Conan, Oscar Fantasy 15, ISBN 88-04-34722-8, 1991; anche come: Conan. Il tesoro di Tranicos, Oscar Bestseller 1565, ISBN 88-04-54784-7, 2005
  • IV - L'ora di Conan (The Hour of the Dragon), Oscar Fantasy 22, ISBN 88-04-36151-4, 1992; anche come: Conan il conquistatore (Conan: The Hour of the Dragon, 1992), Fantasy Urania 3, 2003; Oscar Varia 1858, ISBN 88-04-52587-8, 2004

ll 31 ottobre 2016 la Mondadori edita tutti i 20 racconti (i 16 pubblicati su “Weird Tales” e i 4 postumi) e il romanzo L'ora del dragone in un unico volume dal titolo Conan il barbaro: pertanto mancano i 4 racconti incompiuti e le 3 storie collegate all'universo di Conan. Per l'occasione, le traduzioni vengono riviste e vengono mutati anche alcuni titoli. L'edizione è divisa in 3 sezioni: la prima raggruppa i 16 racconti in ordine di pubblicazione; la seconda le 4 storie postume; l'ultima il romanzo. Così la nuova collezione è formata da:

Racconti pubblicati su “Weird Tales”

  • La spada della fenice
  • La rocca scarlatta
  • Colosso Nero
  • La Torre dell'Elefante
  • L'ombra ghermisce
  • Il pozzo dei neri
  • Nella casa di notte
  • Ombre di ferro al chiaro di luna
  • La regina della Costa Nera
  • Il demone di metallo
  • I maestri del Cerchio Nero
  • Nascerà una strega
  • I gioielli di Gwahlur
  • Oltre il Fiume Nero
  • Cannibali di Zamboula
  • Chiodi rossi
  • Altri racconti
  • Il dio nel sarcofago
  • Lo straniero nero
  • Dei del Nord
  • La valle delle donne perdute
  • L'ora del drago
  • L'ora del drago

Solomon Kane

Il ciclo di Solomon Kane è composto da sedici opere tra racconti, poesie e frammenti (questi ultimi pubblicati postumi). Tali opere sono state ordinate cronologicamente da Fred Blosser:

  • Teschi sulle stelle (Skulls in the Stars, Weird Tales, gennaio 1929)
  • La mano destra del giudizio (The Right Hand of Doom, postumo, su Red Shadows della Grant, 1968)
  • Ombre rosse (racconto) (Red Shadows, Weird Tales, agosto 1928)
  • I neri cavalieri della morte (Death's Black Riders, postumo, breve frammento, REH: Lone Star Fictioneer, 1967)
  • Lo scricchiolio delle ossa (Rattle Bones, Weird Tales, giugno 1929)
  • Il Castello del Diavolo (The Castle of the Devil, postumo, breve frammento, Red Shadows)
  • La Luna dei Teschi (The Moon of Skulls, Weird Tales, giugno/luglio 1930)
  • L'unica macchia nera (The One Black Stain, postumo, poesia, The Howard Collector, 1962)
  • Le lame della Fratellanza (Blades of Brotherhood, postumo, Red Shadows. Noto anche come The Blue Flame of Vengeance, anche se questa è una versione, apparsa su Over the Edge del 1964, profondamente riscritta da John Pocsik)
  • Le colline dei morti (The Hills of Dead, Weird Tales, agosto 1930)
  • Hawk di Basti (Hawk of Basti, postumo, Red Shadows)
  • Il ritorno di sir Richard Grenville (The return of sir Richard Grenville, postumo, poesia, Red Shadows)
  • Le ali notturne (Wings in the night, Weird Tales, luglio 1932)
  • I passi all'interno (The footfalls within, Weird Tales, settembre 1931)
  • I figli di Asshur (The children of Asshur, postumo, Red Shadows)
  • Solomon Kane ritorna a casa (Solomon Kane's homecoming, postumo, poesia, Fanciful Tales of Space and Time, autunno 1936)

Ciclo celtico

Il ciclo Celtico è un gruppo di sette racconti incentrato sui condottieri celti Bran Mak Morn (BMM) e Turlogh O'Brien (TOB). Secondo Glenn Lord, malgrado non vi figurino i due protagonisti, il primo racconto del ciclo deve considerarsi La razza perduta (The lost race), pubblicato per la prima volta su Weird Tales nel gennaio del 1927. Gli altri racconti del ciclo vengono presentati in ordine di pubblicazione (e il protagonista è indicato con le iniziali del nome):

  • La razza perduta (The lost race), Weird Tales, gennaio 1927.
  • Sovrani della notte (Kings of the night, Weird Tales, novembre 1930, BMM, in cui compare anche Kull di Valusia, evocato da un sacerdote celta per portare soccorso al re dei Pitti Bran Mak Morn, discendente di Brule il Lanciere, compagno di battaglia di Kull. L'atlantide crede di trovarsi dentro un sogno, mentre i gaelici lo credono uno spettro, anche se “mangia e sanguina”.
  • Gli dei di Bal-Sagoth (The gods of Bal-Sagoth, Weird Tales, ottobre 1931, TOB)
  • L'Uomo Scuro (The Dark Man, Weird Tales, dicembre 1931, TOB, BMM)
  • I Vermi della Terra (Worms of the Earth, Weird Tales, novembre 1932, BMM)
  • Il tumulo sul promontorio (The cairn on the headland, Weird Tales, gennaio 1933, TOB)
  • Il crepuscolo del Dio Grigio (The Grey God passes, postumo, in Dark Mind, Dark Hearth, agosto 1972, TOB)

James Allison e Kirby Buckner

Il ciclo incentrato sul personaggio di James Allison, che ricorda le avventure vissute in vite precedenti, è composto da tre racconti, che sono qui presentati in ordine di pubblicazione:

  • I Figli della Notte (Children of the Night, Weird Tales, aprile/maggio 1931)
  • Il giardino della paura (The Garden of Fear, Fantasy Publications, gennaio 1934)
  • La Valle del Verme (The Valley of the Worm, Weird Tales, febbraio 1934)

Il ciclo di Kirby Buckner, avventuriero della New Orleans schiavista, è quasi interamente postumo (il primo racconto apparve su Weird Tales nel giugno del 1936). Anche i racconti di questo ciclo sono presentati in ordine di pubblicazione:

  • Canaan nero (Black Canaan, Weird Tales, giugno 1936)
  • I colombi dell'inferno (Pigeons from hell, postumo, Weird Tales, marzo 1938)
  • Lacrime scarlatte (Scarlet Tears, postumo, Weird Tales, marzo 1972)

Cthulhu secondo Howard

Fermo restando che per ciclo di Cthulhu si intende comunque quello concepito e realizzato da Lovecraft, l'argomento attirò comunque l'interesse di Howard, che contribuì con un blocco di cinque racconti ad arricchire la già poderosa opera di Lovecraft. I racconti, come già per le due precedenti sezioni, sono ordinati secondo la data di pubblicazione: La Pietra Nera (The Black Stone, Weird Tales, novembre 1931) La cosa sopra il tetto (The thing on the roof, Weird Tales, febbraio 1932) L'abitatore dell'anello (The Haunter of the Ring, Weird Tales, giugno 1934) Non scavatemi la fossa (Dig me no grave, Weird Tales, febbraio 1935) Il fuoco di Assurbanipal (The fire of Asshurbanipal, postumo, Weird Tales, dicembre 1936)

Racconti western di Howard

Nel 2014 Fratini Editore ha dato alle stampe il volume “Sfida al canyon infernale”, contenente otto racconti western di Howard, mai pubblicati fino ad allora in Italia. Questi i racconti inseriti nel volume:

  • Tamburi al tramonto (Drums of the Sunset, “Cross Plains Review”, Novembre 1928 - Gennaio 1929)
  • La collina degli stivali (Boothill's payoff, Western Aces, ottobre 1935)
  • Il nido dell'avvoltoio (Vulture's Sanctuary, Argosy, novembre 1936)
  • Gli avvoltoi di Whapeton (Vultures of Whapeton, Smashing Novels, dicembre 1936)
  • Lama, pallottola o capestro (Knife, Bullet and Noose, Howard Collector, postumo, primavera del 1965)
  • Il “suicidio” di Donory il Codardo (The Extermination of Yellow Donory, Zane Grey Western Magazine, postumo, giugno 1970)
  • Sfida al canyon infernale (Showdown at Hell's Canyon, The Vultures, postumo 1973)
  • Lo scherzo del diavolo (The devil's joker, postumo, Cross Plain, 1975)

William Hope Hodgson

William Hope Hodgson (Wethersfield, 15 novembre 1877 – aprile 1918) è stato uno scrittore britannico. Fu uno degli autori preferiti da Howard Phillips Lovecraft, che si ispirò al suo capolavoro, La casa sull'abisso, per ideare il suo ciclo di Cthulhu.

Biografia

Nato il 15 novembre del 1877 a Wethersfield nell'Essex (Regno Unito), a 14 anni lasciò la famiglia per imbarcarsi per mare, iniziando una carriera di otto anni che lo portò da marinaio semplice fino alla qualifica di sottufficiale. Interruppe i suoi viaggi per mare nel 1901, portando con sé le brutte esperienze degli abusi subiti, da mozzo, durante i primi anni di navigazione. Si trasferì dapprima a Blackburn, dove aprì una palestra di atletica (era molto noto per la sua forza erculea e per la sua abilità di lottatore), e quindi in seguito in Francia, dove nel 1906 iniziò la sua attività letteraria. La sua attività letteraria è cospicua e di alto livello, ed influenzò molti scrittori. Maestro del brivido, Hodgson aveva posto come cardini dei suoi orrori narrativi i temi della “casa” e del “mare”. Riguardo quest'ultimo, basti citare il bel romanzo I pirati fantasma, senza però dimenticarsi di Naufragio nell'ignoto. Sul tema delle case soprannaturali, il suo romanzo The House on the Borderland (1908) influenzò profondamente Howard Phillips Lovecraft, (forse fu lui a definire Hodgson “lo scrittore sulle cui spalle si è posato il manto di Poe”) e ne riconobbe la fondamentale importanza nello sviluppo di alcune idee dei Miti di Cthulhu. Ideò anche un notissimo ciclo sulla tematica degli Indagatori dell'occulto, intorno ad un fortunato personaggio, Carnacki, il cacciatore di spettri, protagonista di nove avventure nel mondo del soprannaturale. Caratteristica della serie è l'aria ironica e sorniona del protagonista che si aggira per le case infestate, portando sempre a buon fine i casi che gli vengono proposti; spesso, attraverso lo sviluppo e l'uso di strumentazioni speciali inventate da lui, quali il pentacolo elettrico e la barriera cromatica. Arruolatosi volontario nell'esercito britannico durante la prima guerra mondiale, venne congedato per le gravi conseguenze di una caduta da cavallo durante l'addestramento da ufficiale di artiglieria; due anni dopo, rimessosi, nonostante non avesse più alcun obbligo militare, chiese nuovamente di potersi arruolare partendo per il fronte francese. Offertosi volontario per una missione di altissimo rischio, nell'aprile del 1918, nei pressi di Ypres in Belgio, viene centrato in pieno da una granata nemica che ne lascia solo l'elmetto.

Opere

  • A tropical horror (1905), racconto
  • The voice in the night (1907), racconto
  • Naufragio nell'ignoto (The boats of the Glen-Carrig, 1907), romanzo
  • La casa sull'abisso (The house on the borderland, 1908), romanzo, ed.it. Newton 1994
  • I pirati fantasma o Orrore dagli abissi (The Ghost Pirates, 1909), romanzo, ed. it. Garden 1992; Newton 1994
  • La terra dell'eterna notte (The Night Land, 1912), romanzo, ISBN 9788834705360
  • The derelict (1912)
  • The dream of X (1912)
  • Carnacki, cacciatore di spettri (Carnacki, the ghost finder, 1913), racc. di racconti, SIAD 1978. Nuova edizione italiana: Carnacki. L'indagatore dell'occulto. Traduzione e cura di Gabriele Scalessa, Manni 2013.
  • Men of the deep waters (1914), racc. di racconti
  • The luck of the strong (1916), racc. di racconti
  • Captain Gault, Being the Exceedingly Private Log of a Sea-Captain (1917), racc. di racconti
  • Eloi, Eloi, lama sabachthani (1919), racconto
  • Perché non sono imbarcato - saggio
  • The call of the sea, racc. di poesie
  • The voice of the ocean, racc. di poesie
  • Middle Islet, racconto

Lewis Carroll

Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo, logico e prete anglicano britannico. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori. Fra gli autori che hanno dichiarato di considerare Alice come una fonte di ispirazione per le loro opere si possono ricordare James Joyce, Jorge Luis Borges e John Lennon. In molti paesi del mondo esistono club e società di estimatori di Carroll, a cui è dedicato un importante premio per la letteratura per ragazzi, il Lewis Carroll Shelf Award.

Biografia

Gioventù

Nato a Daresbury, nel borough di Halton (Cheshire), Charles Dodgson proveniva da una famiglia di ascendenza irlandese. Anglicana e conservatrice, la maggior parte borghesia medio-alta dell'epoca: l'esercito e la chiesa. Suo bisnonno, anch'egli di nome Charles Dodgson, aveva fatto carriera fino alla carica di vescovo; suo nonno (ancora Charles) era stato capitano nell'esercito ed era morto in battaglia nel 1803, lasciando due figli molto piccoli. Il maggiore dei due (l'ennesimo Charles) prese gli ordini religiosi e andò alla scuola di Westminster e poi alla Christ Church di Oxford, rivelandosi estremamente dotato in matematica. Nel 1827, tuttavia, rinunciò alla carriera accademica e sposò una cugina, ritirandosi nell'oscurità di una vita da curato protestante di campagna. Il quarto Charles Dodgson della discendenza nacque a Daresbury nel Cheshire, terzo di undici fratelli (sette femmine e quattro maschi) che, cosa rara in quell'epoca, sopravvissero tutti. Quando Charles aveva 11 anni, la famiglia si trasferì nello Yorkshire del nord, dove rimase per 25 anni. Parente di Carroll era anche lo storico dell'arte Campbell Dodgson. Il padre di Charles fece una moderata carriera nella Chiesa; pubblicò alcuni sermoni, tradusse Tertulliano, divenne un arcidiacono della Cattedrale di Ripon, e partecipò (talvolta in modo influente) alle intense dispute religiose che all'epoca dividevano la chiesa anglicana. Personalmente era incline all'anglocattolicesimo e ammiratore di John Henry Newman e del movimento di Oxford. Nei primi anni della sua vita, Charles studiò a casa, con un precettore. Il registro delle sue letture, conservato dalla famiglia, testimonia quanto il bambino fosse precoce; all'età di soli sette anni lesse il romanzo allegorico religioso Il pellegrinaggio del cristiano (The Pilgrim's Progress, 1678) di John Bunyan. Si è talvolta sostenuto che fosse mancino e che sia stato costretto a contrastare questa tendenza, subendone un trauma; ma non vi sono prove documentarie di questo fatto. Si sa invece che soffriva di balbuzie, problema che a più riprese ebbe effetti negativi sulla sua vita sociale. A dodici anni Charles fu mandato a studiare presso una scuola privata a Richmond, dove pare si sia trovato a suo agio. Decisamente meno felice fu alla Rugby School, alla quale passò nel 1845: nessuna considerazione potrebbe indurmi a ripetere i miei tre anni … Posso dire onestamente che se fossi stato … risparmiato dai disturbi notturni, sopportare la durezza della vita diurna sarebbe stato, in confronto, un nonnulla La natura dei “disturbi notturni” a cui Dodgson allude non è nota, ma si è ipotizzato che si tratti di un delicato riferimento a qualche forma di molestia sessuale. Da un punto di vista scolastico, tuttavia, Charles primeggiava senza alcuna difficoltà. L'insegnante di matematica, in particolare, tale R. B. Mayor, ebbe a dire che non aveva mai avuto un allievo così promettente in tutta la sua carriera.

Carriera accademica

Dodgson lasciò la scuola di Rugby nel 1850, iscrivendosi nel gennaio successivo alla vecchia scuola di suo padre, la Christ Church di Oxford. Vi era entrato da appena due giorni quando ricevette la notizia che sua madre era morta di “infiammazione del cervello” (forse meningite o un ictus). Qualsiasi fossero i sentimenti di Dodgson per la morte della madre, non lasciò che lo distraessero dagli studi. Era eccezionalmente dotato, e ricevette numerosi riconoscimenti formali per i suoi notevoli risultati. La sua carriera accademica, però, rimase sempre in un curioso equilibrio fra brillanti risultati e annoiata pigrizia. Gli fu conferita una cattedra in matematica, che tenne per quasi tutta la vita (26 anni); ma è noto che trovasse l'insegnamento privo di stimoli, e che nelle sue lezioni regnasse l'apatia. A Oxford gli fu anche diagnosticata una forma di epilessia, problema che all'epoca era un notevole fardello sul piano sociale. Recentemente, John Hughes, direttore della clinica di epilessia dell'Università dell'Illinois, ha sostenuto che la diagnosi fatta a Oxford era probabilmente sbagliata. Carroll soffriva probabilmente di una forma emicranica detta emicrania con aura, sindrome dove il dolore emicranico è preceduto da particolari sintomi neurologici simili per certi versi all'epilessia (perdita parziale del campo visivo, visione di luci a zig zag). Molti sostengono che questa sintomatologia abbia ispirato alcuni elementi delle sue opere.

Fotografia

Nel 1856, Dodgson iniziò a interessarsi alla neonata arte della fotografia, alla quale fu introdotto dapprima da uno zio, e più tardi da Reginald Southey (un amico alla Oxford) e il famoso pioniere della fotografia Oscar Rejlander. La fotografia si rivelò uno strumento ideale per esprimere la sua filosofia personale, centrata sull'idea della divinità di ciò che Dodgson chiamava “bellezza”: uno stato di grazia, di perfezione morale, estetica e fisica. Dodgson trovava questa bellezza nel teatro, nella poesia, nelle formule matematiche e soprattutto nella figura umana. In seguito, giunse a identificare questa idea di bellezza con il recupero dell'innocenza perduta dell'Eden. Come ebbe a notare il suo biografo Morton Cohen, con questa visione decisamente poco vittoriana Dodgson “rifiutava il principio calvinista del peccato originale, sostituendolo con il concetto opposto di divinità innata”. La visione artistica e filosofica di Dodgson domina il suo approccio alla fotografia. Dal saggio Lewis Carroll, Photographer di Roger Taylor (2002), che contiene tutte le foto di Dodgson ancora in nostro possesso, risulta che oltre la metà dei suoi lavori erano ritratti di bambine. La maggior parte delle ragazze ritratte scrivevano il proprio nome in un angolo della stampa, per cui i loro nomi sono quasi tutti noti. La sua modella preferita era Alexandra Kitchin (“Xie”); Dodgson la ritrasse circa cinquanta volte fra i 5 e i 16 anni. Nel 1880 cercò di ottenere il permesso di fotografare la sedicenne Xie in costume da bagno, senza riuscirvi. Si pensa che Dodgson abbia distrutto, o restituito alle famiglie, le fotografie di nudo; tuttavia, almeno sei stampe son sopravvissute e quattro di esse sono state date alle stampe. Il fatto che Dodgson fotografasse o disegnasse ragazzine nude ha contribuito alla tesi che fosse un pedofilo (vedi sotto). Uno degli obiettivi evidenti della fotografia di Dodgson è quello di liberarsi del pesante fardello della simbologia vittoriana, ritraendo le sue giovani modelle più come fate, libere creature dei boschi, che come beneducate damigelle della buona società inglese. Dodgson utilizzò la fotografia anche per introdursi nei circoli sociali più esclusivi. Fece ritratti per personaggi di spicco del suo tempo come John Everett Millais, Ellen Terry, Dante Gabriel Rossetti, Julia Margaret Cameron e Alfred Tennyson. Si dedicò anche a qualche paesaggio e qualche studio di anatomia. Smise improvvisamente di fotografare nel 1880, dopo 24 anni di attività e oltre 3000 foto. Meno di un terzo di queste immagini sono sopravvissute; alcune sono state deliberatamente distrutte dallo stesso autore. È andato perduto anche il diario in cui Dodgson annotava minuziosamente le condizioni in cui aveva realizzato ciascuno scatto. Dimenticato dal 1920 al 1960 a causa dell'avvento del modernismo, Carroll/Dodgson viene oggi considerato uno dei più grandi fotografi dell'epoca vittoriana, e certamente uno di quelli che ha maggiormente influito sulla fotografia artistica moderna. Circa 1,80 m, magro, aveva i capelli ricci e gli occhi azzurri. A diciassette anni ebbe un attacco insolitamente tardivo di pertosse che compromise l'udito del suo orecchio destro e probabilmente contribuì ai problemi al sistema respiratorio che lo afflissero per tutta la vita. Inoltre, soffrì sempre di quella che chiamava la sua “esitazione”, una forma di balbuzie. La balbuzie è stata oggetto di numerose speculazioni. Una componente importante dei miti su Lewis Carroll è la teoria secondo cui egli balbettava in presenza di adulti, mentre con i bambini si sentiva libero e parlava fluentemente. Non vi è alcuna evidenza che ciò sia vero; al contrario, ci sono testimonianze di bambini che sentirono balbettare Dodgson e di adulti che, pur frequentandolo, non si accorsero mai di questo difetto. Il problema aveva probabilmente un proprio corso di alti e bassi, ma non pare che vi fosse alcun particolare legame con la situazione sociale in cui Dodgson si trovava. In generale, sembra che Carroll fosse più consapevole e preoccupato della propria balbuzie di quanto lo fossero le persone che incontrava; in ogni caso, riuscì sempre a impedire che le sue preoccupazioni al riguardo (talvolta ossessioni) oscurassero le qualità che lo rendevano tanto popolare in società. Dodgson era certamente una persona gregaria e cercava l'attenzione e l'ammirazione del prossimo. In un'epoca in cui la capacità di cantare e persino recitare erano requisiti importanti in società, si trovava discretamente a suo agio. Cantava abbastanza bene e non aveva paura di esibirsi in pubblico. Era bravo a raccontare storie ed era noto per la sua abilità nell'intrattenere con arguti indovinelli e sciarade. Era anche socialmente ambizioso e voleva a tutti i costi fare qualcosa per cui essere ricordato, inizialmente come scrittore o come pittore. La fotografia fu forse, per lo meno all'inizio, un ripiego rispetto alla pittura, nella quale Dodgson pensava di non essere sufficientemente dotato. Nel periodo che intercorse fra le sue prime pubblicazioni e il successo di Alice, Dodgson mosse qualche passo nel circolo dei preraffaelliti. Nel 1857 divenne buon amico di John Ruskin e Dante Gabriel Rossetti, e conobbe anche William Holman Hunt, John Everett Millais e Arthur Hughes. Fu in questo circolo che conobbe anche lo scrittore di fiabe George MacDonald. In seguito, sarebbe stato l'entusiasmo delle figlie di MacDonald per Alice a convincere Dodgson a tentarne la pubblicazione. Nonostante la sua vita fosse focalizzata sulla dimensione sociale, Dodgson coltivava una ricca vita spirituale interiore, che emerge solo sporadicamente anche nei suoi scritti. Commentando una canzone che compariva nel romanzo Alton Locke di Charles Kingsley ebbe a dire: «È una bellissima canzone … Ricordo di averla sentita cantare ad Albrighton: mi chiedo se alcuno dei presenti sia entrato nello spirito di Alton Locke. Non credo. Penso che il carattere delle persone che incontro sia nella maggior parte dei casi quello di un raffinato animale … Come sono pochi quelli che sembrano occuparsi di ciò che realmente conta nella vita.»

Carriera letteraria

Fra il 1854 e il 1856 Dodgson iniziò a pubblicare poesie e racconti su riviste a tiratura nazionale come The Comic Times e The Train, e su giornali locali come la Whitby Gazette o lo Oxford Critic. In genere, si trattava di lavori comici, talvolta satirici. La sua ambizione andava molto al di là di questi risultati; nel luglio 1855 scrisse “non credo di aver ancora scritto alcunché degno di una vera pubblicazione (ed escludo quindi la Whitby Gazette o l'Oxonian Advertiser), ma non dispero di poterci riuscire in futuro.” Diversi anni prima di Alice iniziò a pensare come realizzare libri per bambini che potessero vendere bene; fra i suoi progetti comparivano libri di Natale e manuali pratici per la costruzione di marionette. Nel 1856 pubblicò con lo pseudonimo “Lewis Carroll” una poesia romantica non particolarmente originale dal titolo Solitude, pubblicata su The Train. Il nome Lewis Carroll era una deformazione giocosa del suo vero nome: Lewis è infatti la versione inglese di Ludovicus, da cui deriva Lutwidge; Carroll è l'anglicizzazione di Carolus, il latino per Charles.

Le rovine del Convento di Godstow.

Nello stesso anno giunse alla Christ Church un nuovo rettore, Henry Liddell. Dodgson divenne ottimo amico di famiglia di Liddell e in particolare della signora e dei figli. Con le tre figlie Ina, Alice e Edith era solito fare giri in barca e pic-nic, arrivando fino a Godstow e Nuneham. Fu durante una di queste gite, nel 1862, che Dodgson inventò le linee generali di una storia fantastica per divertire le tre bambine. Alice Liddell lo pregò di metterla per iscritto. Ne nacque un manoscritto intitolato Alice's Adventures Under Ground (“Le avventure di Alice sotto la terra”), che si trova oggi nella British Library (sebbene sia naturale ritenere che la Alice del titolo sia Alice Liddell, pare che ciò sia stato smentito da Dodgson). In seguito Dodgson si decise a sottoporre il libro all'editore MacMillan, che lo apprezzò molto. Furono necessarie diverse revisioni (fra i titoli alternativi che furono considerati ci sono Alice Among the Fairies, “Alice tra le fate” e Alice's Golden Hour, “L'ora dorata di Alice”), finché nel 1865 vide finalmente la luce Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland), firmato da “Lewis Carroll” (lo pseudonimo usato nove anni prima per Solitude), con illustrazioni di John Tenniel. Il libro ebbe un successo immediato e travolgente, e “Lewis Carroll” divenne presto un amatissimo e famosissimo personaggio pubblico, quasi un alter ego che conduceva una vita propria, parallela a quella di Dodgson. Al nome “Lewis Carroll” vennero associati gradualmente una serie di miti, incentrati sull'idea che si trattasse di un personaggio bizzarro, quasi venuto da un mondo fatato fatto di bambine e magia. Dodgson continuò a insegnare (fino al 1881) e rimase alla Christ Church fino alla morte, conducendo la sua solita vita; ma Carroll continuò a scrivere. Nel 1872 pubblicò Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (Through the Looking-Glass and what Alice Found There); nel 1876 La caccia allo Snark (The Hunting of the Snark), un breve poema epico nonsense dedicato a un'altra bambina, Gertrude Chataway; nel 1889 e nel 1893 i due volumi del suo ultimo romanzo, Sylvie e Bruno (Sylvie and Bruno). Produzione meno nota è, certamente, quella che riguarda la sua passione per la logica e per la matematica. Con il suo vero nome fece pubblicare una serie di trattati di logica di cui si ricordano, tra gli altri, Euclide e i suoi rivali moderni (1879), Il gioco della logica (1887), Che cosa disse la tartaruga ad Achille (1894) e La logica simbolica, pubblicato nel 1894. Carroll è soprattutto ricordato per la scoperta di un regresso, noto come Regresso di Bolzano-Carroll (fu scoperto indipendentemente da Bolzano, in una forma leggermente diversa, alcuni decenni prima). Tale regresso concerne la possibilità di attribuire alle inferenze un valore giustificativo sulla verità delle conclusioni quando, tra le condizioni alle quali deve sottostare un soggetto logico P (una persona che miri a ragionamenti corretti o una sorta di macchina di Turing) per essere giustificato dall'inferenza, rientri la conoscenza da parte di P della validità dell'inferenza stessa.

Invenzioni

L'intelligenza fuori dal comune di Dodgson è dimostrata anche da alcune sue invenzioni. Nel 1891 creò un sistema di scrittura detto nyctografia che consentiva di scrivere al buio, usando un codice di segni su una griglia rettangolare dotata di buchi quadrati. Inventò anche un gioco di carta e matita, il word ladder (la “scala delle parole”). Sebbene pochissimi conoscano l'inventore e l'origine di questo gioco, esso è piuttosto diffuso in tutto il mondo.

Morte

Cinque anni dopo la pubblicazione di Sylvie e Bruno, Carroll morì di bronchite a Guildford, nel Surrey, nel 1898 ed è stato tumulato nel cimitero della stessa cittadina.

Accuse di pedofilia

La passione di Dodgson per le ragazze e le bambine (e in particolare per Alice Liddell), la sua collezione di foto di bambine di Oscar Rejlander, le foto che lo stesso Dodgson scattò e altri elementi della sua biografia hanno da lungo tempo portato alla nascita di teorie sulla sua presunta pedofilia, sebbene pochissimi siano arrivati a suggerire che Dodgson abbia mai oltrepassato i confini dell'amore platonico per le sue giovani amiche. L'argomento è controverso. Tra l'altro, le fotografie di bambini nudi non erano rare all'epoca; altri fotografi vittoriani che si sono cimentati in questo tipo di opere sono per esempio Julia Margaret Cameron, Francis Meadow Sutcliffe e Oscar Rejlander. Il cosiddetto “mito di Carroll” (e di Carroll come pedofilo) iniziò, secondo le ricerche condotte da Karoline Leach, con alcune affermazioni che si trovavano nel saggio The Life of Lewis Carroll di Langford Reed (1932). Senza alludere in effetti alla pedofilia, Reed osservò che le amicizie di Carroll con le ragazze terminavano quando queste raggiungevano la pubertà. Al tempo stesso, al “mito di Carroll” si aggiunse l'idea che Dodgson non avesse una reale “vita adulta” e che si trovasse a suo agio solo in un mondo mentale infantile. Quest'ultimo elemento venne in seguito dato quasi per scontato, e il dibattito si concentrò sul fatto se l'ossessione di Carroll per le bambine fosse innocente o morbosa. Morton Cohen, nel suo Lewis Carroll, a Biography (1995), scrive: «Non possiamo sapere fino a che punto la preferenza di Charles per i bambini nei disegni e nelle fotografie nasconda un desiderio sessuale. Lui stesso sostenne che tale preferenza aveva motivi strettamente estetici. Ma dato il suo attaccamento emotivo ai bambini e il suo apprezzamento estetico per le loro forme, l'affermazione che il suo interesse fosse strettamente estetico è ingenua. Probabilmente sentiva più di quanto volesse ammettere, anche a se stesso. Certamente, cercò sempre di avere un altro adulto presente quando soggetti prepubescenti posavano per lui.» Secondo Cohen, Dodgson chiedeva sempre alle madri delle bambine di essere presenti quando si accingeva a ritrarre le loro figlie, sebbene anche in questo caso possa porsi il dubbio se questa scelta non fosse un atto di autodisciplina. Quello che anche secondo Cohen è certo è che Dodgson, in qualche modo, ispirava fiducia alle famiglie. L'unico caso noto di attrito fra lui e i genitori delle bambine è quello che avvenne nel 1879, ovvero una “improvvisa rottura dell'amicizia” di Dodgson con la famiglia Mayhew dopo che questi gli ebbero rifiutato il permesso di fotografare nude le loro tre figlie maggiori (6, 11 e 13 anni). Più recentemente, nel libro In the Shadow of the Dreamchild (1999), Karoline Leach sostiene che il sospetto di pedofilia nei confronti di Carroll sia la conseguenza di una errata interpretazione della morale vittoriana e dei rapporti dell'autore con gli adulti. La Leach porta, tra l'altro, numerose prove che Dodgson abbia avuto molte relazioni con donne adulte, sia sposate sia nubili, come Catherine Lloyd, Constance Burch, Edith Shute e Gertrude Thomson. Il libro della Leach è stato attaccato da molti recensori, tra cui Donald Rackin; molti altri autori, tuttavia, lo considerano un progresso importante nella comprensione della biografia di Carroll.

Opere

Opere Letterarie

  • La Guida di Bragia, a Ballad Opera for the Marionette Theatre, 1850 circa.
  • Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice's Adventures in Wonderland, 1865)
  • Phantasmagoria, 1869
  • Alice's Adventures under Ground (stampato solo nel 1886)
  • Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (Through the Looking Glass and What Alice Found There, 1871)
  • La caccia allo Snark (The Hunting of the Snark, 1876)
  • Doublets (1879)
  • Rhyme? And Reason?, 1883
  • Una storia ingarbugliata (A Tangled Tale, 1885), Roma, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, 1969
  • Sylvie e Bruno, 1889
  • Sylvie and Bruno concluded, 1893
  • Pillow Problems, 1893
  • What the Tortoise Said to Achilles, 1895
  • Three Sunsets and Other Problems, 1898
  • The Manlet, 1903
  • Ho una fata accanto, trad. Francesca Cosi e Alessandra Repossi, Motta Jr, 2014, ISBN 88-8279-406-7.

Opere matematiche

  • Euclide e i suoi rivali moderni (Euclid and his Modern Rivals, 1879)
  • Il gioco della logica, (The Game of Logic, 1886), Roma, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, 1969
  • La logica simbolica (1894, stampato solo nel 1977)
  • Epistolari
  • Cara Alice… Lettere di Charles Lutwidge Dodgson (The Letters of Lewis Carroll, 1979), Edizione italiana a cura di Masolino D'Amico, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 1985, ISBN 88-06-58636-xISBNnon valido (aiuto).

Lord Dunsany

Edward John Moreton Drax Plunkett, XVIII barone Dunsany (Londra, 24 luglio 1878 – Dublino, 25 ottobre 1957), è stato uno scrittore e drammaturgo irlandese, famoso per le sue opere fantastiche pubblicate col nome di Lord Dunsany.

Biografia

Edward Dunsany era il figlio di John William Plunkett ed Ernle Elizabeth Ernle-Erle Drax e suo zio era il celebre ammiraglio Reginald Aylmer Ranfurly Plunkett-Ernle-Erle-Drax. Dopo aver studiato a Eton e Sandhurst, prestò servizio come ufficiale durante la seconda guerra boera e durante la prima guerra mondiale tra i fucilieri. Era un eccellente cacciatore e sportivo e fu campione irlandese di pistola e di scacchi. Ottenne la fama con i suoi racconti brevi, i suoi romanzi, le sue opere teatrali e le sue poesie. I suoi più importanti racconti brevi furono pubblicati in antologie tra il 1905 e il 1919: la prima di queste raccolte, The Gods of Pegāna, fu la prima e unica che pubblicò su pagamento. La particolarità delle sue opere sta nell'ambientazione, un mondo immaginario con una propria storia, una propria geografia e i propri dei: questa particolarità, insieme a numerose altre peculiarità stilistiche e compositive di Dunsany, influenzerà profondamente l'opera di H. P. Lovecraft.

Opere

Antologie di racconti brevi

  • Gli dei di Pegana (The gods of Pegāna, 1905, con illustrazioni di Sidney Sime);
  • Il tempo e gli dei (Time and the gods, 1906);
  • La spada di Welleran (The sword of Welleran, 1908);
  • Racconti di un sognatore (A dreamer's tales, 1910);
  • Il libro delle meraviglie (The book of wonder, 1912);
  • Cinquantuno storie (Fifty-one tales, aka The food of death, 1915);
  • Racconti del meraviglioso (Tales of wonder, 1916);
  • Racconti dei tre emisferi (Tales of three hemispheres, 1919);
  • L'uomo che mangiò la fenice (The man who ate the phoenix, 1947);
  • Le piccole storie di Smethers (The little tales of Smethers, 1952);
  • Selezione delle opere di lord Dunsany (Selections from the writings of lord Dunsany, 1912, edito da William Butler Yeats);
  • Racconti di un sognatore e altre storie (A dreamer's tales & other stories, 1917);
  • Libro del meraviglioso (Book of wonder, 1918);
  • La spada di Welleran e altre storie di incantesimo (The sword of Welleran and other tales of enchantment, 1954);
  • Al termine del mondo (At the edge of the world, 1970);
  • Oltre i confini che conosciamo (Beyond the fields we know, 1972);
  • Dei, uomini e fantasmi (Gods, men and ghosts, 1972);
  • Sulle colline ed oltre (Over the hills and far away, 1974);
  • Bethmoora e altre storie (Bethmoora and other stories, 1993);
  • Il club dell'esilio e altre storie (The Exiles Club and other stories, 1993);
  • Le terre del meraviglioso (The lands of wonder, 1994);
  • The Hashish Man and other stories (1996);
  • The complete Pegana (1998);
  • Il tempo e gli dei (Time and the gods, 2000);
  • Nella terra del tempo (In the land of time, 2004);

Ciclo di Jorkens

La serie di racconti narra le avventure del narratore Joseph Jorkens, assiduo frequentatore del club Billiards Club di Londra; i racconti sono spesso tratti da suggestioni della vita quotidiana di Dunsany portate all'eccesso e sono:

  • The travel tales of mr. Joseph Jorkens (1931);
  • Jorkens remembers Africa (1934);
  • Jorkens has a large whiskey (1940);
  • The fourth book of Jorkens (1948);
  • Jorkens borrows another whiskey (1954);
  • The last book of Jorkens (2002);
  • Romanzi
  • Don Rodriguez: Chronicles of Shadow Valley aka The chronicles of Rodriguez (1922);
  • La figlia del Re degli Elfi (The King of Elfland's Daughter, 1924);
  • The charwoman's shadow (1926), seconda parte delle Shadow Valley Chronicles;
  • The blessing of Pan (1927);
  • La maledizione della veggente (The curse of the wise woman, 1933);
  • My talks with Dean Spanley (1936);
  • The strange journeys of Colonel Polders (1950);
  • Up in the hills (1935);
  • Rory and Bran (1936);
  • The story of Mona Sheehy (1939);
  • Guerilla (1944);
  • The last revolution (1951);
  • His fellow men (1952);
  • The pleasures of a futuroscope (2003);
  • Opere teatrali
  • Five plays (1914);
  • Plays of gods and men (1917);
  • If (1921);
  • Plays of near and far (1922);
  • Alexander and Three small plays (1925);
  • Seven modern comedies (1928);
  • The old folk of the centuries (1930);
  • Mr. Faithful (1935);
  • Plays for earth and air (1937);
  • Poesia
  • Fifty poems (1929);
  • Mirage water (1938);
  • War poems (1941);
  • Wandering songs (1943);
  • A journey (1944);
  • The year (1946);
  • The odes of Horace (1947);
  • To awaken Pegasus (1949);

Saggi

  • Nowadays (1918);
  • Tales of war (1918);
  • Unhappy far-off things (1919);
  • If I were dictator (1934);
  • My Ireland (1937);
  • The Donnellan Lectures 1943 (1945);
  • A glimpse from a watchtower (1947);
  • The Jest of Hahalaba (1929);
  • Opere autobiografiche
  • Patches of sunlight (1938);
  • While the sirens slept (1944);
  • The sirens wake (1945);

Influenza culturale

Francis Ledwidge scrisse a Dunsany nel 1912 chiedendo aiuto per pubblicare le proprie poesie e l'autore ne fu così impressionato che si occupò personalmente della pubblicazione con il titolo Songs of the Fields, un grande successo di critica. Numerosi furono gli autori influenzati da Dunsany. Tra questi, il già citato H. P. Lovecraft, Fletcher Pratt con The Well of the Unicorn del 1948 (un seguito all'opera teatrale King Argimenes and the Unknown Warrior di Dunsany) e Jorge Luis Borges, infine, che incluse il racconto di Dunsany The Country of Yann nel suo La biblioteca di Babele; David Eddings dichiarò Lord Dunsany il suo autore preferito e Ursula K. Le Guin nel suo saggio From Elfland to Poughkeepsie ne ha sottolineato la straordinaria influenza sui giovani autori che gli succedettero. Dal romanzo My talks with Dean Spanley del 1936 è stato tratto nel 2008 il film Dean Spanley diretto da Toa Fraser.

Pamela Lyndon Travers

Pamela Lyndon Travers, pseudonimo di Helen Lyndon Goff (Maryborough, 9 agosto 1899 – Londra, 23 aprile 1996), è stata una scrittrice australiana naturalizzata britannica.

La sua fama è legata a un romanzo per l'infanzia, Mary Poppins (1934), che la Travers scrisse poco più che adolescente, per alleviare le pene delle proprie sorelle, colpite in negativo dallo stato depressivo in cui versava la loro madre. Successivamente, il film omonimo tratto da questo romanzo, con Julie Andrews nel ruolo della protagonista, fu realizzato nel 1964 da Walt Disney. Pamela lavorò come attrice in una compagnia itinerante e nel 1924 si trasferì nel Regno Unito dove si dedicò a tempo pieno alla scrittura. Pamela Travers fu anche studiosa di Filosofia Zen, Buddhismo e tradizione degli Indiani d'America. Fu allieva di Georges Ivanovitch Gurdjieff. All'età di 40 anni prese in adozione un ragazzino irlandese, Camillus, e nel 1977 venne insignita dell'Ordine dell'Impero Britannico. Morì nel 1996 ed è stata sepolta presso il St Mary Churchyard, a Londra. Nel 2013 fu dedicato un film alla sua vita, Saving Mr. Banks, ruolo interpretato da Emma Thompson, con Colin Farrell, Paul Giamatti e B. J. Novak, diretto da John Lee Hancock. Il film tratta soprattutto dei rapporti lavorativi che l'autrice ebbe con Walt Disney, quest'ultimo interpretato da Tom Hanks, nella stesura dell'opera cinematografica Mary Poppins.

Opere

  • Mary Poppins (1934)
  • Mary Poppins ritorna (Mary Poppins Comes Back, 1935)
  • Vado per mare vado per terra (I Go By Sea, I Go By Land, 1941)
  • Aunt Sass (1941)
  • Ah Wong (1943)
  • Johnny Delaney (1944)
  • Mary Poppins apre la porta (Mary Poppins Opens the Door, 1943)
  • Mary Poppins nel parco (Mary Poppins in the Park, 1952)
  • Gingerbread Shop (1952)
  • Mr. Wigg's Birthday Party (1952)
  • The Magic Compass (1953)
  • Mary Poppins dalla A alla Z (Mary Poppins From A to Z, 1962)
  • La volpe alla mangiatoia (The Fox at the Manger, 1963)
  • Friend Monkey (1972)
  • Mary Poppins in cucina (Mary Poppins in the Kitchen, 1975)
  • Two Pairs of Shoes (1980)
  • Mary Poppins in via dei Ciliegi (Mary Poppins in Cherry Tree Lane, 1982) - In Italia pubblicato unitamente a 'Mary Poppins e i vicini di casa', 2002
  • Mary Poppins e i vicini di casa, 2002 (Mary Poppins and the House Next Door, 1988) - In Italia pubblicato unitamente a 'Mary Poppins in via dei Ciliegi', 2002

Howard Phillips Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft, spesso citato come H.P. Lovecraft (Providence 20 agosto – Providence, 15 marzo 1937), è stato uno scrittore, poeta, critico letterario e saggista statunitense, riconosciuto tra i maggiori scrittori di letteratura horror insieme ad Edgar Allan Poe e considerato da molti uno dei precursori della fantascienza angloamericana. Le sue opere, una contaminazione tra horror, fantascienza soft, dark fantasy e low fantasy, sono state spesso descritte, anche da lui stesso, col termine weird fiction (dove weird sta per “strano”), venendo riconosciute tra le principali origini del moderno genere letterario del new weird. Autore di numerosi racconti, come Dagon, Il colore venuto dallo spazio, Il richiamo di Cthulhu e L'orrore di Dunwich, e di romanzi, tra cui Il caso di Charles Dexter Ward, Le montagne della follia e La maschera di Innsmouth, oltre ad alcuni racconti in versi, Lovecraft non venne apprezzato in particolar modo dai critici del suo tempo, ad esempio, il racconto Il richiamo di Cthulhu venne inizialmente rifiutato in quanto definito troppo “straniante” secondo l'espressione di Wright, e non godette mai di buona fama se non dopo la sua morte. Molte delle sue opere sono state fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo, nella letteratura così come nel cinema e nella musica. Uno dei maggiori studiosi lovecraftiani, S. T. Joshi, definisce infatti la sua opera come “un'inclassificabile amalgama di fantasy e fantascienza, e non è sorprendente che abbia influenzato in maniera considerevole lo sviluppo successivo di entrambi i generi”. Dal punto di vista del pensiero nei suoi racconti e saggi coniò la filosofia del cosmicismo, in conseguenza del suo ateismo e delle nuove scoperte scientifiche, e le sue idee in molti campi furono spesso controverse.

Biografia

Infanzia e giovinezza

H. P. Lovecraft nacque il 20 agosto 1890 a Providence (Rhode Island), unico figlio di Winfield Scott Lovecraft, rappresentante per la Gorham Silver Company (una ditta di argenteria) e Sarah Susan Phillips, secondogenita di un proprietario terriero in declino. Nel 1891 i genitori si trasferirono ad Auburndale, nel Massachusetts, anche se cambiarono di frequente indirizzo nella zona di Boston. Quando Lovecraft aveva tre anni, cioè nel 1893, suo padre cominciò a manifestare i sintomi di una psicosi acuta in un hotel di Chicago dov'era in viaggio d'affari, farneticando di aver ricevuto insulti da una cameriera e che la moglie era stata aggredita; ricoverato al Butler Hospital di Providence, vi rimase per il resto della sua vita fin quando, colpito anche da una paralisi, morì di sifilide quando Lovecraft aveva solo otto anni. Lovecraft venne quindi cresciuto dalla madre, da due zie (Lillian Delora Phillips e Annie Emeline Phillips) e dal nonno Whipple Van Buren Phillips, col quale Lovecraft e le sue parenti vissero nella villa di tre piani dei genitori di Sarah sita a Providence, al civico 194 di Angell Street. Suo nonno, appassionato di letteratura gotica, lo incoraggiò nella lettura fornendogli libri quali le fiabe dei fratelli Grimm e Le mille e una notte, libro da cui prenderà spunto per creare il folle Abdul Alhazred e il suo Necronomicon. Nel 1896 Lovecraft perse la nonna materna che lo aveva introdotto all'astronomia, Rhobinia Alzada Phillips, fatto che provocò in lui i primi incubi, che lo perseguiteranno per anni, costituiti da demoni da lui stesso definiti “Magri notturni” (Night-Gaunts). Nel 1897 scrisse la sua prima poesia, ispirata all'Odissea, nonché i primi racconti: The Noble Eavesdropper e The Little Glass Bottle. Nello stesso anno in cui morì il padre, il 1898, Lovecraft si accostò agli scritti di Edgar Allan Poe, Jules Verne e Wells, che stimolarono il suo interesse per l'insolito, la chimica (costruirà anche un laboratorio in cantina, con formule chimiche che dopo la sua morte verranno erroneamente interpretate per segni magici) e l'astronomia, e strinse le prime amicizie con i coetanei. Nel 1900 cadde preda dei primi esaurimenti nervosi, forse provocati dall'atteggiamento iperprotettivo della madre (che arriverà al punto di vietare a Lovecraft di uscire per via - a detta della donna - dell'eccessiva bruttezza del bambino), che comunque non gli impediranno nei due anni successivi di aumentare la produzione di poesie e racconti realistici. La morte del nonno, avvenuta nel 1904, fa cadere l'intera famiglia in difficoltà economiche, tanto che Lovecraft dovette traslocare con la madre al civico 598 della stessa Angell Street, in un'abitazione più piccola e meno confortevole; da qui Lovecraft intraprese la carriera liceale, che non riuscì mai a completare a causa della sua salute malferma, dovuta anche a una caduta da un'impalcatura verificatasi nel 1905 in seguito alla quale soffrirà per tutta la vita di mal di testa. Il 1906 è l'anno in cui Lovecraft appare per la prima volta nella stampa, più precisamente il 3 giugno nel Providence Sunday Journal con una lettera ridicolizzante l'astrologia, mentre lo stesso anno scrisse un'altra lettera, poi pubblicata il 25 agosto, allo Scientific American dove dava credito alle prove circa l'esistenza di un pianeta oltre Nettuno (Plutone, declassato a pianeta nano nel 2006, fu scoperto solo nel 1930). La passione per l'astronomia continuò da luglio a dicembre sul settimanale Pawtuxet Valley Gleaner e, dall'agosto 1906 al 1908, con il Providence Morning Tribune e il Providence Evening Tribune. Nel 1908 abbandonò definitivamente gli studi e nel 1909, a causa dei frequenti esaurimenti nervosi, farà altrettanto con un corso di chimica, iniziando al contrario lunghe passeggiate in bicicletta con gli amici alla scoperta della regione natale. Nel 1911 la famiglia di Lovecraft cadde nuovamente in disgrazia, stavolta a causa di investimenti sbagliati fatti dallo zio Edwin E. Phillips, piombando in uno stato di povertà da cui non riuscirà mai ad uscire. Il 1912 per H. P. Lovecraft rappresenta le prime poesie pubblicate (si tratta della lirica Providence in 2000 A.D. uscita nel Providence Evening Bulletin) che, anche grazie alle lettere edite nella rivista Argosy, lo fanno notare da Edward F. Daas, presidente dell'United Amateur Press Association (UAPA), un'associazione di scrittori dilettanti, che lo contatterà per delle iniziative. Lovecraft nel 1915 cominciò a revisionare manoscritti altrui, suo unico lavoro continuativo fino alla morte, offrendo per primo i suoi servigi all'ecclesiastico David Van Bush, mentre al contempo riesce a pubblicare il primo dei tredici numeri de The Conservative, una sua raccolta di saggi e poesie che rimarrà in piedi fino al 1923. Nel frattempo, dal 1916, cominciò a prendere forma la sua vasta rete di corrispondenti. Fra i suoi interlocutori si possono citare il giovane Forrest J. Ackerman, Robert Bloch (autore di Psycho) e Robert E. Howard (Conan il barbaro). In questo periodo, insieme ad alcuni di questi corrispondenti, partecipò al circolo letterario “Kleicomolo” e lesse un libro fantastico che esercitò probabilmente su di lui un notevole influsso, Etidorhpa di John Uri Lloyd. Nel 1917, con l'ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, cercò di entrare volontario nella guardia nazionale del Rhode Island, ma ancora una volta l'intervento della madre gli precluse ogni possibilità di successo. In questo periodo, incitato anche da W. Paul Cook, curatore di varie riviste dilettantistiche, scrisse i racconti brevi La tomba e Dagon. Pochi anni dopo, nel 1919, Lovecraft incontrò a Boston uno degli autori da cui trarrà grande ispirazione per svariati racconti, Lord Dunsany, rimanendo abbagliato dallo stile e dalla tematica “onirica” dello scrittore irlandese. Lo stesso anno, dopo aver sofferto per un lungo periodo di isteria e depressione, la madre di Lovecraft venne ricoverata al Butler Hospital, lo stesso ospedale dove il marito era morto qualche anno prima. Il loro legame cessò solo con la morte della donna, avvenuta il 24 marzo 1921, a seguito di complicazioni durante un intervento alla cistifellea.

A Boston Lovecraft strinse amicizia, il 12 marzo 1921, con Sonia H. Greene, una vedova sette anni più anziana di lui, per la quale scriverà racconti che lo porteranno a iniziare un rapporto sentimentale (ancora limitatamente di carattere epistolare, vivendo la donna a New York). Dopo aver ricevuto dalla rivista semiprofessionale Home Brew una commissione per scrivere alcuni racconti, Lovecraft nel 1922 cambiò radicalmente le abitudini quotidiane, leggendo i suoi racconti in pubblico, partecipando a conferenze, venendo nominato presidente dell'UAPA e facendo numerosi viaggi nel New England. Proprio i racconti usciti su Home Brew, nello specifico Herbert West, rianimatore e La paura in agguato, lo porteranno all'attenzione di Edwin E. Baird, direttore della rivista professionale Weird Tales, sulla quale nell'ottobre 1923 uscirà Dagon.

Il matrimonio e New York

Nel febbraio 1924 l'illusionista-acrobata Harry Houdini commissionò a Lovecraft la scrittura di un racconto, che uscirà su Weird Tales con il titolo di Imprisoned with the Pharaohs, facendo in modo che la trama apparisse come una vera avventura vissuta dall'attore di Budapest. Il titolo originale di Lovecraft fu Sotto le piramidi. A marzo lo scrittore si sposò con Sonia Greene, e la coppia si spostò nel distretto di Brooklyn a New York. La qualità delle sue opere spinse gli editori di Weird Tales ad offrirgli il posto da direttore, ma Lovecraft rifiutò perché non voleva trasferirsi a Chicago, lasciando il posto a Farnsworth Wright. La permanenza di Lovecraft a New York venne funestata da problemi economici, poiché i suoi sforzi per trovare lavoro furono inutili e costrinsero la moglie, che nel frattempo aveva visto fallire la propria attività commerciale, a spostarsi a Cleveland alla ricerca di un impiego. Lovecraft quindi rimase a vivere da solo in una zona di Brooklyn, chiamata Red Hook (scenario, tra l'altro, di Orrore a Red Hook). Dopo aver iniziato la corrispondenza con lo scrittore Donald Wandrei nel 1925, Lovecraft il 17 aprile 1926 tornò a Providence. La sua nuova collocazione fu il numero 10 di Barnes Street (l'indirizzo che nel racconto Il caso di Charles Dexter Ward viene dato come residenza del dottor Willet), dove ebbe residenza fino al 1933. È di questo periodo l'avvio di contatti con August Derleth e la stesura dell'importante Il richiamo di Cthulhu e del saggio Supernatural Horror in Literature, nonché, nel 1927, dei suoi primi due romanzi: La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath e Il caso di Charles Dexter Ward, che tuttavia verranno pubblicati postumi perché non ritenuti ben fatti dallo stesso Lovecraft. Nel frattempo, il rifiuto di Weird Tales di pubblicare Il colore venuto dallo spazio viene ripagato dal parere favorevole di Amazing Stories. Nel 1928 Sonia si accordò con Lovecraft per un divorzio che venne accettato dal tribunale il 25 marzo 1929. Dopo la fine del matrimonio con Lovecraft, nel 1933 Sonia Greene si trasferì in California. Si risposò nel 1936 con un certo dottor Nathaniel Davis, di Los Angeles. La fine del suo matrimonio con Lovecraft non fu però mai formalizzata legalmente a sua insaputa: sebbene lo scrittore le avesse assicurato che il divorzio era stato presentato, lui non firmò mai il decreto finale, pertanto l'unione tra la Greene e Davis era tecnicamente bigama fino al 1937. Sonia Greene fu informata di ciò e della prematura morte di Lovecraft solo nel 1945, otto anni dopo la sua scomparsa, e ne fu molto disturbata. A causa della cattiva riuscita del suo matrimonio e della connotazione negativa del sesso in certi suoi racconti, alcuni biografi hanno ipotizzato che Lovecraft fosse asessuale; tuttavia, la moglie lo definì più volte “un amante adeguatamente eccellente”.

Gli ultimi anni

«Sono talmente stanco dell’umanità e del mondo che nulla suscita la mia attenzione se non comporta almeno due omicidi a pagina, o se non tratta di innominabili orrori provenienti da altri spazi.» (H.P. Lovecraft) Il periodo dopo il ritorno a Providence (gli ultimi undici anni della sua vita) fu il più prolifico dal punto di vista letterario. Durante questi anni scrisse la maggior parte dei suoi racconti oggi più conosciuti e opere più impegnative come Il caso di Charles Dexter Ward, Alle montagne della follia (1931, ma non accettato da Weird Tales) e il contemporaneo La maschera di Innsmouth. Inoltre si dedicò alla revisione di opere di altri autori, lavorando anche come ghostwriter in opere come Il tumulo, La morte alata e Il diario di Alonzo Typer. Nel 1930 Lovecraft intrattenne per la prima volta rapporti epistolari con Robert Ervin Howard ed Henry S. Whitehead, diede luce al romanzo breve Colui che sussurrava nelle tenebre e conobbe, sempre per via epistolare, gli scrittori J. Vernon Shea e Seabury Quinn. Nonostante gli sforzi creativi, la sua situazione economica continuò a peggiorare finché fu costretto, nel 1933, a trasferirsi al numero 66 di College Street in un alloggio più economico e più piccolo (la stessa abitazione di Robert Blake, protagonista di L'abitatore del buio) con l'unica zia superstite (Annie; Lilian morì nel 1932). Nel 1934 Lovecraft compì il suo viaggio più lungo fuori casa, ospitato per quasi due mesi dall'amico R.H. Barlow in Florida, futuro detentore delle opere di Lovecraft come da lui dettato nel testamento. Nel 1935 Weird Tales respinse un altro suo lavoro, il romanzo L'ombra calata dal tempo, spingendo sempre più Lovecraft ad abbandonare i testi interamente opera propria (l'ultimo, sempre del 1935, fu L'abitatore del buio) dedicandosi esclusivamente a revisioni o collaborazioni. La sfiducia nelle proprie capacità emerse di nuovo nel 1936, quando Analog Science Fiction and Fact pubblicò Alle montagne della follia e L'ombra calata dal tempo solamente dietro proposta di Donald Wandrei. Il 10 marzo 1937, dopo un periodo di salute declinante e in rapido peggioramento, venne ricoverato al Jane Brown Memorial Hospital di Providence dove gli fu diagnosticato un tumore dell'intestino tenue in fase molto avanzata. Cinque giorni dopo, il 15 marzo, alle 6:00 del mattino, lo scrittore di Providence si spense a 46 anni a causa delle complicanze del cancro, tra cui denutrizione e cachessia dovuta a malassorbimento. L'ultimo ricordo su di lui è quello dell'amico Harry Brobst, che si recò a visitarlo poco prima della morte. Brobst cercò di confortare il sofferente Lovecraft, che pativa dolori cronici da mesi, menzionando lo stoicismo degli antichi filosofi; lo scrittore di Providence non rispose ma si limitò a scuotere la testa, negando in modo deciso la validità dell'argomentazione. Un'altra versione vuole diagnosticato il tumore a Lovecraft nel 1936, con lo scrittore che non informò gli amici e la zia della sua malattia per non amareggiarli; negli ultimi mesi tenne un diario di taglio scientifico (Diario di Morte) sulla propria salute per informare i medici delle sue condizioni. Il corpo di Lovecraft venne sepolto assieme a quello dei genitori nel monumento funebre di famiglia dei Phillips, nel cimitero di Swan Point a Providence. Nel 1977, un gruppo di fan particolarmente devoti guidati da Dirk Mosig raccolse i fondi necessari per far realizzare una nuova lapide commemorativa, sulla quale vennero incisi il nome dello scrittore, la data di nascita, quella di morte e la frase “I AM PROVIDENCE” (io sono Providence), tratta da una delle sue lettere personali. Il 13 ottobre 1997, a poco più di sessant'anni dalla morte dello scrittore, uno o più sconosciuti hanno scavato nel cimitero cercando di riesumarlo, ignorando che il corpo non è sepolto sotto la nuova lapide.

Influenze e stile narrativo

L'opera di Lovecraft è stata divisa in tre categorie da alcuni critici. Anche se Lovecraft non fece mai riferimento a queste categorie scrisse a una sua corrispondente: “Ci sono i miei racconti alla Poe e i miei racconti alla Dunsany ma ahimè, dove sono i miei racconti alla Lovecraft?”

  1. Storie macabre (approssimativamente 1905-1920)
  2. Storie oniriche (approssimativamente 1919-1927)
  3. Ciclo di Cthulhu (approssimativamente 1926-1935)

Qualche critico fa notare che ci sono ben poche differenze tra le storie oniriche e il Ciclo di Cthulhu; in entrambi infatti sono presenti il Necronomicon e le stesse divinità. Tuttavia mentre la prima categoria appartiene al genere fantasy, la seconda è più propriamente appartenente alla fantascienza.

La maggior parte delle opere di Lovecraft è ispirata dai suoi incubi e forse il continuo e duraturo successo dei suoi racconti si deve proprio a questo collegamento diretto con i simboli dell'inconscio. L'opera di Edgar Allan Poe influenzò profondamente i primi racconti macabri di Lovecraft e il suo stesso stile, noto per le atmosfere inquietanti e le paure latenti che evoca. La scoperta da parte di Lovecraft delle opere di Lord Dunsany, con la loro schiera di dei viventi in un mondo immaginario, lo spinse a cimentarsi in racconti dal contenuto onirico. Un'altra fonte di ispirazione, totalmente diversa dalle precedenti, fu l'importante progresso scientifico che in quegli anni si registrava in campi come la biologia, l'astronomia, la geologia e la fisica, che contribuiva, nella sua visione, a far sentire la razza umana come insignificante e impotente, in balia di un universo meccanico e privo di ogni riferimento spirituale, dando un fondamentale contributo alle idee che più tardi verranno definite col termine cosmicismo e dando ulteriore forza al suo convinto ateismo. Probabilmente fu l'influenza di Arthur Machen, con i suoi efficaci racconti sulla sopravvivenza di un male antico in un'ambientazione moderna e realistica, e la sua convinzione che esistessero misteri nascosti sotto il velo della realtà, che fornì a Lovecraft ulteriore ispirazione e diede origine alla parte più matura e originale della sua opera. Nacque così il Ciclo di Cthulhu, col suo pantheon di divinità extra-dimensionali la cui esistenza si può indovinare da antichissimi miti e leggende. Il termine “Miti di Cthulhu” venne coniato dallo scrittore August Derleth, corrispondente di Lovecraft, dopo la sua morte; l'autore di Providence definiva scherzosamente la sua mitologia artificiale “Yog-Sothothery”. La prosa di Lovecraft risulta spesso antiquata, il che è riferibile alla sua formazione letteraria ricevuta dagli antichi volumi della biblioteca del nonno materno e al suo amore per le forme classiche (soprattutto per le forme derivanti dal latino o dal greco) di alcune parole. Spesso impiega varianti ortografiche e termini superati, termini riferibili al lessico esoterico e tentativi di trascrivere il dialetto locale che sono stati però definiti inaccurati e accondiscendenti. Lovecraft inoltre fa largo uso dell'inglese britannico (lui stesso si definiva anglofilo). Molto frequente, nelle sue descrizioni, il ricorso ad aggettivi quali “orribile”, “mostruoso”, “blasfemo”; nella sua già citata stroncatura di L'ombra venuta dal tempo, Edmund Wilson osserva maliziosamente: “Di sicuro, una delle regole principali per scrivere un efficace racconto dell'orrore è non usare mai nessuna di queste parole - specialmente se, alla fin fine, si finisce per descrivere un invisibile polpo fischiante.” Differente è l'opinione di Stephen King, ammiratore di Lovecraft - che definisce “geniale” quando deve rappresentare il macabro - il quale sostiene nel suo saggio On writing come il principale limite dell'autore di Providence fossero i dialoghi artificiosi che metteva in bocca ai suoi personaggi e osserva come lo stesso Lovecraft ne fosse probabilmente consapevole, dato che, dei milioni di parole da lui scritte nelle sue opere, meno di “cinquemila” siano state quelle in forma di discorso diretto. Lovecraft, tuttavia, era relativamente sconosciuto fra i suoi contemporanei. Anche se le sue opere vennero pubblicate su importanti riviste come Weird Tales, ben pochi conoscevano il suo nome, e nulla, all'epoca della sua morte, avrebbe potuto far presagire il notevole successo che avrebbero raggiunto i suoi lavori. Non mancarono giudizi critici nei confronti del suo lavoro; Edmund Wilson, che pure ammirava il saggio di Lovecraft Supernatural Horror in Literature, stroncò nel suo Tales of the Marvellous and the Ridiculous il romanzo breve L'ombra venuta dal tempo, commentando: “l'unico vero orrore in molte di queste storie è l'orrore del cattivo gusto e della cattiva arte”. Non di rado, le sue opere furono rifiutate: in particolare, il direttore di Weird Tales Wright respinse inizialmente racconti come La maschera di Innsmouth e Il richiamo di Cthulhu. In particolare, l'insuccesso di Alle montagne della follia - scritto nel 1931 ma pubblicato solo nel 1936 e in forma rimaneggiata - fece considerare a Lovecraft (che era, per natura, critico nei confronti dei propri lavori) l'idea di abbandonare la professione di scrittore:

«Dopotutto, può darsi che il mio rapporto con la letteratura fantastica debba essere quello del lettore attento, dello spettatore, e non dello scrittore/creatore. Non porterò a termine altri racconti a meno che non siano migliori dei precedenti, e nel frattempo continuerò a sperimentare.»

Temi letterari

La conoscenza

Uno dei temi principali della maggior parte delle opere di Lovecraft è quello della conoscenza proibita. Alcuni critici sostengono che questo tema sia una conseguenza del disprezzo che Lovecraft prova nei confronti del mondo che lo circonda, costringendolo a cercare dentro di sé conoscenza e ispirazione. Ne Il richiamo di Cthulhu (1926), Lovecraft scrive: «Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.» Nei suoi scritti la ricerca della conoscenza proibita guida molti dei personaggi principali; tuttavia questa ricerca, sebbene eroica, si rivela spesso disperata. Quando si giunge alla conoscenza, la sanità mentale dei protagonisti, che giungono sempre a ricomporre questo “quadro d'insieme”, definendo la trama degli stessi racconti, finisce spesso per essere minata; coloro che incontrano le manifestazioni “viventi” dell'incomprensibile hanno una elevata probabilità di impazzire. I personaggi che tentano di utilizzare per i propri fini questa conoscenza finiscono quasi sempre per affrontare un triste destino. A volte la loro attività attira l'attenzione di esseri malevoli; altre volte, nello spirito di Frankenstein, vengono distrutti dai mostri che loro stessi hanno creato.

Il destino e il pessimismo cosmico

Spesso nell'opera di Lovecraft il protagonista non ha controllo sulle sue stesse azioni o trova impossibile cambiare il proprio destino. Molti dei suoi personaggi potrebbero sottrarsi al pericolo semplicemente fuggendo, tuttavia questa possibilità o non si presenta o è in qualche modo resa impossibile da qualche forza esterna, come nel Colore venuto dallo spazio. Spesso i personaggi sono soggetti all'influenza compulsiva di potenti esseri malevoli o indifferenti. Come nel tema dell'inevitabilità del destino determinato dalla stirpe, la fuga, ed eventualmente la morte, non garantiscono alcuna salvezza (La Cosa sulla soglia, L'Estraneo, Il caso di Charles Dexter Ward, ed altri). In qualche caso questo destino si manifesta per l'intera umanità e nessuna fuga è possibile (L'Ombra venuta dal tempo). Diretta conseguenza di questa visione, secondo Lovecraft, i discendenti di una stirpe non possano sottrarsi alle conseguenze dei crimini commessi dai loro antenati, soprattutto nel caso in cui tali crimini siano atroci. I discendenti possono essere molto lontani sia nello spazio, sia nel tempo, sia nella colpa, dall'atto in sé, ma le conseguenze li colpiranno comunque. Esempi di ciò si possono trovare in I Topi nel Muro, La Paura in agguato, Arthur Jermyn, L'Alchimista, La maschera di Innsmouth e Il Caso di Charles Dexter Ward. Un esempio di crimine che Lovecraft considera sufficientemente odioso da generare tali conseguenze è il cannibalismo (Un'Illustrazione e una vecchia casa, e I Topi nel muro). Strettamente legato al tema precedente è il pessimismo cupo e angoscioso che permea tutta l'opera di Lovecraft. Nella sua concezione, definita cosmicismo, gli esseri umani sono, nella scacchiera dell'universo, pedine insignificanti sovrastate da potenze sconosciute e terribili. Lovecraft sdegnò in modo pressoché sistematico ogni forma di “lieto fine”; non a caso, nelle sue storie i protagonisti sono spesso antieroi che vanno incontro a una fine tragica o appaiono solo come spettatori di vicende terrificanti, il cui esito non sono assolutamente in grado di modificare.

In una lettera a Natalie H. Wooley del 1933 Lovecraft esprime pessimismo nei confronti della possibilità di contatti con altre razze aliene (che, in caso di esistenza, ipotizza potrebbero essere estremamente differenti da quella umana), al contrario della letteratura fantascientifica del tempo che li proponeva ottimisticamente come vicini e possibili.

La civiltà e il genere umano

Lovecraft, influenzato dalle idee di Oswald Spengler e di Friedrich Nietzsche, spesso affronta l'idea della civiltà che combatte con elementi barbarici e primitivi. In qualche racconto questa lotta si manifesta a livello individuale; molti dei suoi protagonisti sono uomini acculturati, di istruzione elevata, che vengono progressivamente corrotti da influenze malvagie. In questi racconti la “maledizione” è spesso ereditaria, sia a causa di ibridazioni con creature non-umane (La verità sul defunto Arthur Germyn e la sua famiglia (1920), L'ombra su Innsmouth (1931)), o attraverso un'influenza magica diretta (Il caso di Charles Dexter Ward). Il degrado fisico spesso si accompagna al degrado psicologico. Quest'attenzione al tema del “sangue corrotto” potrebbe essere stata influenzata dalla storia familiare di Lovecraft: si ricordi che il padre dello scrittore morì di sifilide. In altri racconti un'intera società è minacciata dalla barbarie che qualche volta si manifesta come minaccia esterna con una razza civilizzata distrutta in una guerra (La stella polare). Altre volte un isolato avamposto dell'umanità cade nella decadenza e nell'atavismo senza interventi esterni (La paura in agguato). Più spesso i racconti descrivono una civiltà che viene gradualmente minata alle sue basi da una malevola classe inferiore influenzata da esseri inumani. Gli esseri dei miti lovecraftiani spesso hanno servitori umani (o quasi umani). Cthulhu, ad esempio, viene venerato, pur con nomi diversi, in alcuni culti diffusi presso gli eschimesi della Groenlandia e in Louisiana da seguaci della religione Voodoo, ma anche in molte altre parti del mondo. Questi seguaci servono spesso a Lovecraft come accorgimenti narrativi. Molti esseri dei Miti sono troppo potenti per essere sconfitti da esseri umani e solo la loro vista risulta essere talmente terrificante da generare un'immediata pazzia. Poiché i suoi personaggi hanno a che fare con esseri di questo genere, Lovecraft ha bisogno di fornire gli elementi per comprendere il racconto e creare tensione senza che la narrazione finisca prematuramente. I servitori umani consentono di rivelare informazioni sui loro “dei”, anche se in forma edulcorata, e rendono anche possibile l'ottenimento da parte dei protagonisti di temporanee vittorie. Lovecraft, come i suoi contemporanei, considerava i “selvaggi” come più vicini alla natura; ciò significava, nel suo caso, essere più vicini a Cthulhu.

Il tema del razzismo

Il razzismo è uno degli aspetti più controversi delle opere di Lovecraft; come altri autori del tempo, lo scrittore di Providence spesso associa le caratteristiche di virtù, intelligenza, elevato status sociale, civiltà e razionalità agli anglosassoni e in generale ai bianchi, che pone in contrasto con la corruzione, l'inferiorità intellettuale, la mancanza di civiltà e l'irrazionalità di personaggi appartenenti a una classe inferiore, razzialmente impuri (tra cui mette in parte anche gli ebrei), di etnia non europea e di pelle scura che spesso ricoprono il ruolo di antagonisti. Alcune delle posizioni razziste più esplicite si possono riscontrare nelle sue opere poetiche, ma anche nella sua corrispondenza privata, in particolare On the Creation of Niggers (“Sulla Creazione dei negri”) e New England Fallen (“La Nuova Inghilterra caduta”), entrambe del 1912. Nella prima, in particolare, Lovecraft porta il suo razzismo alle estreme conseguenze, caratterizzando esplicitamente le persone di colore come sub-umane:

«When, long ago, the gods created Earth; In Jove's fair image Man was shaped at birth. The beasts for lesser parts were next designed; Yet were too remote from humankind. To fill the gap, and join the rest to Man, Th'Olympian host conceiv'd a clever plan. A beast they wrought, in semi-human figure, Filled it with vice, and called the thing a Nigger.» (IT)

«Quando, tempo fa, gli dei crearono la Terra; l'Uomo fu modellato alla nascita sulla bella immagine di Giove. le bestie in minor parte furono poi disegnate ; eppure erano troppo lontane dall'umanità. per riempire la distanza, e ricongiungere il resto all'Uomo, gli ospiti dell'Olimpo architettarono un piano intelligente. scolpirono una bestia in figura semi-umana, la riempirono di vizio, e chiamarono la cosa Negro.» (da On The Creation of Niggers, 1912)

Nei suoi scritti e nella vita personale ha spesso sostenuto una decisa preservazione della razza e della cultura dei vari popoli. Infatti, leggendo le opere di Lovecraft, il suo atteggiamento razziale è stato visto più come culturale che biologico, mostrando simpatia per coloro che hanno assimilato la cultura occidentale. Le idee di Lovecraft sulle razze riflettono un sentimento comune nella sua epoca: la segregazione razziale era sancita dalla legge nella gran parte degli Stati Uniti e in molti stati erano state emesse leggi eugenetiche volte a proibire la “corruzione della razza”, cosa del resto comune anche in molte nazioni europee. Il pensiero razzista era particolarmente diffuso nella società del New England, regione degli Stati Uniti in cui viveva Lovecraft. Dichiaratamente anglofilo, Lovecraft considerava la cultura inglese come l'apice della civiltà, mentre guardava alla cultura statunitense come una sorta di derivazione inferiore di quella della madrepatria. L'amore per la storia e la cultura inglese è un tema ricorrente nell'opera di Lovecraft (il personaggio del Re Kuranes nel romanzo La ricerca fantastica dell'ignoto Kadath, ad esempio, esprime nostalgia per l'Inghilterra). Lo scrittore di Providence non si considerava nemmeno americano, ma inglese: secondo lui, la guerra di secessione delle colonie americane dal Regno Unito non avrebbe mai dovuto verificarsi. Le idee di Lovecraft sull'eugenetica vengono spesso estese ai suoi personaggi di razza bianca; infatti, l'autore mostra simpatia per i personaggi di razza caucasica e di cultura europea. L'io narrante di Aria fredda mostra disprezzo per gli ispanici di modesta estrazione sociale che compongono il suo vicinato, ma tratta con rispetto il ricco e aristocratico Dottor Muñoz, di origine celtico-iberica, che descrive come un “uomo di buoni natali, colto ed acuto”. L'io narrante di racconti come La Strada, Herbert West rianimatore, Il richiamo di Cthulhu, L'ombra su Innsmouth, Orrore a Red Hook, esprime sentimenti che possono essere definiti ostili verso gli ebrei. Ciononostante, Lovecraft sposò una donna di famiglia ucraino-ebraica, Sonia Greene; essa affermò di aver più volte ricordato allo scrittore le sue origini quando questi si lasciava andare a considerazioni antisemite. “Ogni volta che ci trovavamo in mezzo alla folla multietnica che caratterizza New York” scrisse la Greene dopo il divorzio da Lovecraft, “Howard diventava livido di rabbia. Sembrava quasi impazzito”. Secondo lo studioso lovecraftiano Giuseppe Lippi, l'innegabile razzismo di Lovecraft non è tuttavia così univoco e presenta aspetti contraddittori, come il matrimonio con la Greene o l'amicizia con Samuel Loveman, poeta di origine ebraica, e sarebbe stato una sorta di fobia; il suo “orrore verso gli stranieri” sarebbe stato soprattutto un “mezzo di difesa” trovante sbocco nei suoi “incubi letterari”. Tuttavia, secondo il suo biografo L. Sprague de Camp, Lovecraft reagì con orrore alle notizie delle violenze antisemite nella Germania nazista precedenti alla seconda guerra mondiale e questo sembra suggerire che l'autore di Providence si sarebbe opposto all'idea di eliminare violentemente quelle che riteneva essere “razze inferiori”.

Il razzismo è uno dei punti sui quali si sono focalizzati gli sforzi interpretativi degli studiosi di Lovecraft. S. T. Joshi, uno dei principali esperti di Lovecraft, fa notare che “Non c'è modo di negare il razzismo di Lovecraft né lo si può etichettare come “tipico della sua epoca”, perché è evidente che egli espresse questa posizione in maniera molto più pronunciata (anche se di solito non nelle opere pubblicate) rispetto a molti suoi contemporanei. Sarebbe sciocco negare che il razzismo entri nella sua opera.” Joshi sottolinea inoltre come il razzismo sia stato praticamente l'unico aspetto del pensiero di Lovecraft rimasto invariato nel corso di tutta la sua vita, mentre lo scrittore di Providence non esitò a modificare le sue concezioni religiose, politiche, economiche ed estetiche a seconda delle nuove informazioni e idee con le quali venne a contatto. Nel suo libro H. P. Lovecraft: contro il mondo, contro la vita, Michel Houellebecq sostiene che sia proprio l'“odio razziale” a fornire la forza emotiva e l'ispirazione alla maggior parte delle più grandi opere di Lovecraft. Alcuni ricercatori fanno inoltre notare che le sue opinioni in materia non cambiarono nemmeno dopo le scoperte scientifiche e sociali dell'epoca.

Le donne e la sessualità

Le donne nell'opera di Lovecraft sono piuttosto rare e non ricoprono quasi mai ruoli positivi. I pochi personaggi femminili importanti nei suoi racconti, come Asenath Waite in La cosa sulla soglia e Lavinia Whateley nell'Orrore di Dunwich, sono senza eccezione servitrici di forze sinistre. L'elemento romantico è virtualmente assente nella sua opera e dove si affaccia il tema dell'amore, di solito si tratta di un amore platonico (ad esempio in L'Albero). I personaggi di Lovecraft vivono in un mondo dove la sessualità ha connotazioni negative. Il rapporto sessuale genera esseri meno che umani (L'Orrore di Dunwich). Comunque, nella sua vita privata, l'autore non era disinteressato oppure ostile alla sessualità come sostenuto da alcuni autori, almeno secondo quanto si evince dalle memorie della moglie Sonia Greene. Tra l'altro Lovecraft afferma in una lettera privata, indirizzata a una delle numerose intellettuali con cui intratteneva un rapporto di amicizia, che la discriminazione delle donne è una superstizione “orientale”, di cui gli “ariani” dovrebbero sbarazzarsi. A parte l'evidente razzismo, è chiaro che la lettera esclude, almeno a livello conscio, la misoginia, nonostante che, ad esempio, il primo contatto con l'universo femminile per Lovecraft sia stata la madre, mentalmente malata. Lo studioso S. T. Joshi ricorda la quasi decennale corrispondenza che l'autore di Providence ebbe con Elizabeth Toldridge, aspirante poetessa, costretta nella sua casa di Washington dall'invalidità.

La religione e il sogno

Per quanto riguarda la tematica religiosa, sebbene Lovecraft si dichiarasse molto vicino all'ateismo, nella sua narrativa il tema del misoteismo (“odio nei confronti della divinità”) era ricorrente; infatti, in molte opere di Lovecraft vi sono eventi e personaggi che non credono a un amore o a una protezione divina. I suoi scenari sono governati da diversi pantheon di divinità distinte, che sono indifferenti o attivamente ostili all'umanità, in contrasto a quanto si trova nella Genesi e nelle storie della creazione di altre religioni. I personaggi protagonisti sono spesso uomini istruiti che prediligono le ragioni delle scienze fisiche su quelle delle sacre scritture. In Herbert West–Reanimator riflette sull'ateismo comune nei circoli accademici. Anche in Attraverso le porte della Chiave d'Argento, il personaggio di Randolph Carter tenta, dopo aver perso la possibilità di sognare, di cercare conforto nella religione, in particolare nella chiesa congregazionale, ma non lo trova e perde in ultima analisi, la fede.

Lo stesso tema del sogno è ricorrente nelle opere di Lovecraft; infatti, in numerosi suoi testi, la dimensione onirica assume un ruolo fondamentale, dalle visioni dei personaggi di Oltre il muro del sonno, Polaris e Hypnos ai sogni strani e sgradevoli del narratore di Dagon, dagli incubi collettivi de Il richiamo di Cthulhu a quelli angoscianti di Walter Gilman in La casa delle streghe. D'altronde, non di rado per Lovecraft i suoi sogni rappresentavano lo spunto di partenza per scrivere una nuova opera. Un esempio di racconto ispirato da un sogno è La dichiarazione di Randolph Carter, che, come Lovecraft scrisse a Galpin, si basava su un incubo in cui lo scrittore e l'amico Samuel Loveman rinvenivano un'antica tomba.

Il pensiero

Lovecraft, come altri autori del suo tempo, presenta nei suoi racconti tematiche ed idee ampiamente diffuse ed accettate nell'allora mondo intellettuale e politico (come il razzismo), sia tra i Democratici che tra i Repubblicani, ma che nei decenni successivi hanno assunto una valenza negativa o legata esclusivamente a posizioni politiche ultra-conservatrici. Lo stesso scrittore, in diverse sue lettere, parla delle proprie idee politiche e di come queste si siano evolute nel tempo, oltre a commentare la situazione politica e sociale del suo tempo. Naturalmente, essendo differenti i destinatari delle missive e il loro rapporto con lo scrittore di Providence, le sue opinioni erano espresse di volta in volta più o meno esplicitamente e più o meno approfonditamente.

La politica e la visione storica

Da un punto di vista politico Lovecraft, che proveniva da una famiglia di fede repubblicana, dopo una gioventù in cui esprimeva idee conservatrici (principalmente per l'influenza dell'ambiente familiare e dei suoi studi), si è schierato sia con i democratici, sia con l'ala progressista dei repubblicani. Tra i motivi di questo cambio, per ammissione dello stesso, l'aver visto le conseguenze della crisi che aveva colpito gli Stati Uniti a cavallo tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta. Tuttavia, nella lettera a Elizabeth Toldridge del 10 giugno 1929, commenta la vittoria del Partito Laburista nelle elezioni britanniche del 1929, affermando che “è certo deprimente assistere al trionfo di un gruppo che combatte l'ordine da cui è scaturita la nostra civiltà, caratterizzata da costumi squisiti e signorili”; ritenne tuttavia che il laburismo inglese fosse lontano da “tentazioni bolsceviche” e che se da una parte i laburisti avrebbero modificato l'Inghilterra, dall'altra la stessa cultura tradizionale inglese avrebbe positivamente modificato i laburisti. Nelle elezioni presidenziali del 1932 Lovecraft votò per il democratico Franklin Delano Roosevelt, sostenendo poi il New Deal. Nella lettera a J. Vernon Shea del 22 dicembre 1932, Lovecraft commentò il risultato di queste elezioni, sostenendo che dare il voto a candidati minori (nel caso Norman Thomas del Partito Socialista d'America, preferito dall'interlocutore), potrebbe portare alla vittoria del candidato maggiore che meno si preferisce (“Il buon senso ci dice che solo i grandi nomi possono spuntarla”). Nella lettera afferma tuttavia che “Roosevelt era senz'altro migliore di Hoover e Thomas capiva la realtà probabilmente più degli altri, ma in gran parte il suo programma non era prudente. Concedere grandi poteri decisionali alle masse è assurdo, direi disastroso”, ribadendo nuovamente la necessità di una nuova regolamentazione che tenesse conto delle modifiche apportate dalla meccanizzazione al mondo del lavoro. Il 27 novembre 1933 scrive una missiva a Natalie H. Wooley in cui afferma di ritenere il mondo Occidentale destinato al declino, concordando con le tesi de Il tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, e di considerare l'epoca più civile del mondo “l'Atene di Pericle, intorno al 450 a.C.”. Nella stessa lettera dà una visione pessimistica del futuro della civiltà umana, ritenendo che la guerra e le altre situazioni negative siano frutto di “pulsioni umane permanenti e non sradicabili” e che al limite sarà possibile, tramite “ingegno e senso comune”, ridurre solamente “il numero dei grandi conflitti armati ed esercitare un maggior controllo sul ladrocinio perpetrato a livello politico.

Per buona parte della sua vita la sua idea di governo ideale era rappresentata da una nazione guidata da un'élite illuminata, che fosse in grado di tenere vive le tradizioni culturali, ma soprattutto di garantire il benessere anche alle classi meno elevate, permettendo loro di lavorare e quindi di guadagnare abbastanza per vivere degnamente. Idea di governo che era quindi contrapposta al modus operandi dei capitalisti statunitensi, i quali, secondo la visione dello scrittore, si arricchivano ed accumulavano profitti tramite la meccanizzazione, che invece portava disoccupazione e di conseguenza povertà. Questa tipologia amministrativa auspicata era spesso da lui identificata con una forma di governo “fascista” con influenze socialiste.

Secondo Lovecraft, gli industriali e le classi dirigenti, nel timore di una rivoluzione che potesse far nascere uno stato comunista o una situazione di anarchia completa, avrebbero allora appoggiato un governo di tipo fascista in grado di garantire una migliore condizione di vita delle classi inferiori, grazie a una più equa ripartizione dei profitti, garantendo quindi l'ordine sociale. Tesi simili sono ribadite anche nella lettera indirizzata ad Alfred Galpin alcuni mesi dopo, il 27 ottobre 1932: Lovecraft, nell'evidenziare nuovamente che la progressiva meccanizzazione del lavoro avrebbe fatto aumentare la disoccupazione e la povertà, finendo per causare una rivoluzione, e ritenendo “sia la democrazia sia il comunismo pericolosi per la civiltà occidentale”, torna a sostenere la necessità di uno stato fascista a guida oligarchica che, tramite il controllo dell'industria, assicuri a tutti un sistema pensionistico, definito “panem et circenses”, o la possibilità di lavorare (seppur per un numero minore di ore), in modo da evitare la degenerazione della situazione. Questo sistema, secondo la tesi dello scrittore, avrebbe da una parte aiutato “le masse turbolente a spese dei super ricchi”, e dall'altra avrebbe comunque permesso di avere una “piccola e colta classe dirigente (non plutocratica però) che sia sostanzialmente ereditaria, anche se col tempo potrà allargarsi agli individui che assurgano allo stesso livello culturale. In una lettera a Edgar Hoffmann Price del 29 luglio, parlando di questioni inerenti alle ristampe della rivista Weird Tales e la necessità o meno di retribuire gli autori per queste, Lovecraft imposta un discorso più ampio, in cui afferma di non condividere sistemi economici che, di fronte a una consistente domanda, diminuiscano artificiosamente l'offerta solo per poter aumentare i profitti. In una lettera ad Howard dell'aprile 1934, Lovecraft valuta l'opportunità di revisionare la Costituzione degli Stati Uniti d'America, ritenuta ormai inadeguata in alcune tematiche: “È più importante ridare potere d'acquisto ai salari della gente che seguire alla lettera una serie di precetti, oggi irrilevanti, concepiti centoquarantacinque anni fa in un mondo scomparso”. Le modifiche, in chiave anti-liberista e che lo scrittore prevede verrebbero fortemente osteggiate, dovrebbero garantire un maggiore controllo dello stato nei settori produttivi, ripristinando così una migliore condizione di vita per la popolazione.

Opere

I titoli delle opere riportate in questa sezione sono tratti da Gianni Pilo e Sebastiano Fusco (a cura di), Lovecraft - Tutti i romanzi e i racconti, 2ª ed., Newton Compton Editori, 2009, pp. 1907-1912.

Romanzi

  • La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath (The dream-quest of unknown Kadath, 1926-27) (ciclo di Randolph Carter)
  • Il caso di Charles Dexter Ward (The case of Charles Dexter Ward, 1927)
  • Il tumulo (The mound, 1929; ciclo dell'etnologo)
  • Le montagne della follia (At the mountains of madness, 1931)
  • La maschera di Innsmouth o L'ombra su Innsmouth (The shadow over Innsmouth, 1931)
  • L'ombra venuta dal tempo (The shadow out of time, 1934; su “Astounding Stories”)
  • Racconti
  • La tomba (The Tomb, 1917)
  • Dagon (Dagon, 1917)
  • Un ricordo del Dottor Samuel Johnson (A Reminiscence of Dr. Samuel Johnson, 1917)
  • La Stella Polare (Polaris, 1918)
  • La dolce Ermengarda (Sweet Ermengarde; or The heart of a country girl, 1919 forse), come Percy Simple
  • Oltre il muro del sonno (Beyond the Wall of Sleep, 1919)
  • Memoria (Memory, 1919)
  • Old Bugs (Old Bugs, 1919)
  • La scomparsa di Juan Romero (The Transition of Juan Romero, 1919)
  • La Nave Bianca (The White Ship, 1919)
  • La sorte che colpì Sarnath o Il fato che colpì Sarnath (The Doom that Came to Sarnath, 1919)
  • La dichiarazione di Randolph Carter (The Statement of Randolph Carter, 1919) (ciclo di Randolph Carter)
  • Il Terribile Vecchio (The Terrible Old Man, 1920)
  • L'albero (The Tree, 1920)
  • I gatti di Ulthar (The Cats of Ulthar, 1920)
  • Il tempio (The Temple, 1920)
  • Le vicende riguardanti lo scomparso Arthur Jermyn e la sua famiglia (Facts Concerning the Late Arthur Jermyn and His Family, 1920)
  • La Strada (The Street, 1920)
  • Celephaïs (Celephaïs, 1920)
  • Dall'ignoto (From Beyond, 1920)
  • Nyarlathotep (Nyarlathotep, 1920)
  • L'illustrazione nella casa (The Picture in The House, 1920)
  • Ex Oblivione (Ex Oblivione, 1921)
  • La città senza nome (The Nameless City, 1921)
  • La ricerca di Iranon (The Quest of Iranon, 1921)
  • La Palude della Luna (The Moon-Bog, 1921)
  • L'estraneo (The Outsider, 1921)
  • Gli Altri Dei (The Other Gods, 1921)
  • La musica di Erich Zann (The Music of Erich Zann, 1921)
  • Herbert West, rianimatore (Herbert West, Reanimator, 1921-1922)
  • Hypnos (Hypnos, 1922)
  • Cosa evoca la luna o Quel che porta la luna (What the Moon Brings, 1922)
  • Il cane (The Hound, 1922)
  • La paura in agguato (The Lurking Fear, 1922)
  • I ratti nei muri (The Rats in The Walls, 1923)
  • L'Innominabile (The Unnamable, 1923) (ciclo di Randolph Carter)
  • La ricorrenza o La cerimonia (The Festival, 1923)
  • La casa stregata o La casa evitata (The Shunned House, 1924)
  • L'orrore a Red Hook (The Horror at Red Hook, 1925)
  • Lui (He, 1925)
  • Nella cripta (In the Vault, 1925)
  • Aria fredda (Cool Air, 1926)
  • Il richiamo di Cthulhu (The Call of Cthulhu, 1926)
  • Il modello di Pickman (Pickman's Model, 1926)
  • La chiave d'argento (The Silver Key, 1926) (ciclo di Randolph Carter)
  • La casa misteriosa lassù nella nebbia (The Strange High House in the Mist, 1926)
  • Il colore venuto dallo spazio (The Colour out of Space, 1927)
  • La razza antichissima (The Very Old Folk, 1927)
  • La cosa al chiaro di luna (The thing in the moonlight, 1927) (incluso in una lettera a Donald Wandrei)
  • Ibid (Ibid, 1928)
  • L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror, 1929)
  • Colui che sussurrava nelle tenebre (The Whisperer in Darkness, 1930)
  • I sogni nella casa stregata (The Dreams in the Witch-House, 1932)
  • La cosa sulla soglia (The Thing on the Doorstep, 1933)
  • Il prete malvagio (The Evil Clergyman, 1933)
  • L'abitatore del buio (The Haunter of the Dark, 1935)
  • Dati tratti da: Pilo, Fusco 2008

Revisioni e collaborazioni

«Quanto all'annunciato Out of the Aeons, puoi ben dire che “ci ho messo mano”: in realtà ho scritto la dannata storia da cima a fondo! È pazzesco fare lavori così impegnativi quando, con la stessa fatica, si può scrivere un racconto originale e pubblicarlo sotto il proprio nome.» (Lettera di Lovecraft a Clark Ashton Smith)

Spinto dalle difficoltà economiche, Lovecraft lavorò spesso come ghostwriter scrivendo in questa veste circa il 30% della sua narrativa. In alcuni casi il lavoro dello scrittore di Providence si limitava a una semplice revisione del materiale preparato dall'autore “ufficiale”; in altri casi, a Lovecraft venivano forniti soltanto un'idea di base o un canovaccio, a partire dai quali elaborava l'intera storia. In effetti, in molte “revisioni” è possibile riconoscere non solo la prosa, ma anche le tematiche dell'autore di Providence; interessanti sono inoltre le citazioni e le apparizioni delle creature e delle divinità del Ciclo di Cthulhu, come in Dagli eoni, L'uomo di pietra e Il diario di Alonzo Typer. L'orrore nel museo, racconto di Howard Phillips Lovecraft, redatto per la signora Hazel Heald nel 1932. Illustrazione di Borja Pindado. Secondo lo studioso Giuseppe Lippi, l'attività di Lovecraft come ghostwriter, se da una parte lo portò in quelle opere a una minore cura stilistica e a una maggiore ripetitività nella struttura, dall'altra gli permise di scrivere più liberamente di quanto non facesse nei suoi lavori ufficiali, superando il suo perfezionismo sotto certi aspetti paralizzante e la continua insoddisfazione che provava nei confronti delle proprie opere, e permettendogli di “esplorare” in modo più sereno la mitologia da lui creata, in alcuni casi addirittura autoparodiandosi. In concreto, le revisioni e le collaborazioni di Lovecraft possono essere distinte in quattro famiglie:

Racconti concepiti e scritti interamente da Lovecraft; a loro volta divisi tra quelli commissionatigli da scrittori dilettanti o alle prime armi con solamente uno spunto per il soggetto, e quelli che Lovecraft diede alla luce in seguito a un'ispirazione occasionale (un sogno, una poesia, una conversazione ecc.) e a quali donò, come atto di cortesia, la firma di un altro scrittore. I testi appartenenti alla prima tipologia sono i primi tredici, mentre gli ultimi tre appartengono alla seconda tipologia:

  • L'orrore di Martin's Beach (The Horror at Martin's Beach o The Invisible Monster_, 1922) - con Sonia H. Greene;_
  • I cari estinti (The Loved Dead, 1923) - per Clifford M. Eddy Jr.;
  • Sordo, muto e cieco o Cieco, sordo e muto (Deaf, Dumb and Blind, 1924) - per Clifford M. Eddy Jr.;
  • Sotto le piramidi (Under the Pyramids, anche Imprisoned with the Pharaohs, 1924) - per Harry Houdini;
  • La maledizione di Yig (The Curse of Yig, 1928) - per Zealia Brown Bishop;
  • Il tumulo (The Mound, 1929) - per Zealia Brown Bishop;
  • L'abbraccio di Medusa (Medusa's Coil, 1929) - per Zealia Brown Bishop;
  • L'orrore nel museo (The Horror in the Museum, 1932) - per Hazel Heald;
  • La morte alata (Winged death, 1932) - per Hazel Heald;
  • Dagli eoni (Out of the Eons, 1933) - per Hazel Heald;
  • L'orrore nel camposanto (The Horror in the Burying Ground, 1933) - per Hazel Heald;
  • L'esumazione (The Disinterment, 1935) - per Duane Rimel;
  • L'oceano di notte (The Night Ocean, 1936) - per Robert Hayward Barlow;
  • Il Prato Verde (The Green Meadow, 1918) - apparso con il doppio pseudonimo “Elizabeth Berkeley e Lewis Theobald Jr” a nascondere Lovecraft e Winifred V. Jackson;
  • Il Caos Strisciante (The Crawling Chaos, 1920) - stesso pseudonimo del precedente;
  • La poesia e gli dei (Poetry and the gods, 1920) - con Anna Helen Crofts mentre Lovecraft usò lo pseudonimo “Henry Paget-Lowe”.

Racconti scritti interamente da Lovecraft, ma sulla base di un testo o di una trama completa elaborata da altri. Lo scrittore di Providence sovente riscrisse del tutto le storie inviatigli per esprimere un giudizio o apportare piccole correzioni, inserendo anche personalità e situazioni derivanti dalla sua fantasia; questi racconti sono:

  • L'ultimo esperimento (The Last Test, 1927) - revisione di un racconto di Gustav Adolf Danziger;
  • Il boia elettrico (The Electrical Executioner, 1929) - revisione di un racconto di Gustav Adolf Danziger;
  • Attraverso le porte della Chiave d'Argento (Through the Gates of the Silver Key, 1932) - revisione di un racconto di Edgar Hoffmann Price (ciclo di Randolph Carter);
  • Il diario di Alonzo Typer (The Diary of Alonzo Typer, 1935) - revisione di un racconto di William Lumley;
  • Tra le mura di Eryx (In the Walls of Eryx, 1936) - revisione di un racconto di Kenneth Sterling.
  • Racconti di altre persone, per i quali Lovecraft si è limitato a un'opera di revisione testuale, riscrivendone parti più o meno lunghe, modificandone inizio e/o fine, e inserendo episodi di sua invenzione:
  • Il divoratore di spettri (The Ghost-Eater, 1923) - con Clifford M. Eddy, Jr.;
  • Alle quattro (Four o'clock, 1923) - con Sonia H. Greene;
  • Due bottiglie nere (Two Black Bottles, 1926) - con Wilfred Blanch Talman;
  • La trappola (The Trap, 1931) - con Henry S. Whitehead;
  • Bothon (Bothon, 1932) - con Henry S. Whitehead;
  • L'uomo di pietra (The Man of Stone, 1932) - con Hazel Heald;
  • L'albero sulla collina (The Tree on the Hill, 1934) - con Duane W. Rimel;
  • Il sortilegio di Aphlar (The sorcery of Aphlar, 1934) - con Duane W. Rimel;
  • Finché tutti i mari… (Till A' the Seas…, 1935) - con Robert Hayward Barlow;
  • Universi in sfacelo (Collapsing Cosmoses, 1935) - con Robert Hayward Barlow;
  • L'orrore di Salem (The Salem Horror, 1937) - a firma di Henry Kuttner.
  • Collaborazioni estemporanee, ovvero storie per le quali l'intervento di Lovecraft si concretizzò nelle correzioni di lessico e di punteggiatura, con l'occasionale inserimento di frasi e/o la riscrittura di interi periodi. Si tratta di opere non sempre attribuite a Lovecraft, e il cui numero è incerto; quelle sicuramente esistite sono le seguenti:
  • Ceneri (Ashes, 1923) - a firma di Clifford M. Eddy Jr.;
  • Il lupo mannaro di Ponkert (The Werewolf of Ponkert, 1924) - a firma di Harold Warner Munn;
  • L'orrore che viene dall'est (The Inevitable Conflict, 1932) - a firma di Paul H. Lovering;
  • Il combattimento che concluse il secolo (The Battle that Ended the Century, 1934) - a firma di Robert Barlow;
  • Il Loto Nero (The Black Lotus, 1932) - a firma di Robert Bloch;
  • Tarbis del Lago (Tarbis of the Lake) - a firma di Edgar Hoffmann Price;
  • Il tesoro del mostro stregone (The Hoard of the Wizard-Beast) - a firma di Robert Barlow;
  • L'uccisione del mostro (The Slaying of the Monster) - a firma di Robert Barlow;
  • I servi di Satana (Satan's servants, 1935) - a firma di Robert Bloch;
  • Sfida dall'infinito (The Challenge from Beyond, 1935) - storia composta da Catherine L. Moore, Abraham Merritt, H. P. Lovecraft, Robert E. Howard e Frank Belknap Long, ognuno dei quali scrisse un capitolo;
  • I ratti del cimitero (The Graveyard Rats, 1936) - a firma di Henry Kuttner;
  • Il cervello rosso (The red brain) - a firma di Donald Wandrei;
  • Il terrore dei rampicanti (Vine Terror) - a firma di Howard Wandrei;
  • Qualcosa dall'alto (Something from Above) - a firma di Donald Wandrei.

Racconti giovanili

Già a cinque o sei anni Lovecraft cominciò a vergare i suoi quaderni con storie ispirate al fantastico, all'orrido, ad Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, Jules Verne ed a Le mille e una notte. Lovecraft continuò a percorrere questa strada fino ai 18 anni compiuti, quando fu indotto a smettere dalla madre, che demoralizzò a tal punto il figlio da fargli strappare, nel 1908, tutte le storie fino ad allora prodotte eccetto, non si sa per quale motivo, le seguenti:

  • La piccola bottiglia di vetro (The Little Glass Bottle, 1897)
  • La caverna segreta o L'avventura di John Lee (The Secret Cave or John Lee's Adventure, 1898)
  • Il mistero del cimitero o La vendetta di un uomo morto (The Mystery of the Graveyard, 1898)
  • La nave misteriosa (The Mysterious Ship, 1902)
  • La bestia nella caverna (The Beast in the Cave, 1905)
  • L'alchimista (The Alchemist, 1908) - racconto in seguito al quale W.P. Cook, membro del circolo letterario a cui era iscritto Lovecraft, incoraggiò il giovane scrittore a inviargli ulteriori testi, che risulteranno essere La tomba e Dagon.

Frammenti incompiuti

Dopo la morte di Lovecraft, August Derleth cominciò, a partire dal 1945, a pubblicare alcuni testi accompagnati, oltre che dalla sua, dalla firma di Lovecraft. Tale pratica suscitò negli ex corrispondenti di Lovecraft l'inesatta convinzione che lo scrittore di Providence avesse lasciato, al momento della morte, una gran quantità di testi incompiuti. Derleth, dietro queste pressioni, dovette però rendere noto che i lavori erano in realtà suoi, basandosi solamente su spunti narrativi forniti da Lovecraft nel corso della corrispondenza. I titoli dei racconti rimasti incompiuti sono:

  • Azathoth (Azathoth, 1922);
  • La discesa o Il successore (The Descendant, 1926 forse);
  • Il libro (The Book, 1934 forse);
  • La torre circolare (The Round Tower, 1934 forse);
  • La magione di Edward Orne (The Edward Orne house) (frasi scritte in un foglio senza titolo, quello indicato qui è stato fornito dai critici);
  • Su stregonerie malvagie avvenute nel New England e su demoni di forma non umana (Of Evill Sorceries done in New-England - Of Daemons in no Human Shape)
  • La Finestra delle Rose (The Rose Window)
  • Il Testo di R'lyeh (The R'lyeh Text)
  • Universi in sfacelo (Collapsing Cosmoses, 1935) - con Robert Barlow.

Poesia

Dal 1908 al 1917 Lovecraft si dedicò moltissimo alla poesia, benché egli stesso confermò, come fecero poi altri critici letterari, che le sue opere erano di basso livello, semplici esercitazioni. Dei 200 componimenti attribuiti con certezza a Lovecraft, la maggior parte venne pubblicata su riviste dilettantistiche, mentre a livello professionale Weird Tales pubblicò 15 sue liriche mentre era in vita e 23 dopo la morte. Le poesie più famose, peraltro di difficile datazione, sono:

  • Psychopompos (1919, il componimento più famoso);
  • Funghi da Yuggoth (fine 1929 - inizio 1930, componimento di trentasei sonetti in gran parte ispirati a sogni fatti in varie epoche della sua vita);
  • L'avamposto (1929?);
  • L'antico sentiero (1929?);
  • Ricordi;
  • Oceano;
  • Fantasmi;
  • Providence 2000 A.D. (1898?)
  • Il lago dell'incubo (1919?);
  • La città (1919?);
  • Ognissanti in periferia;
  • A un sognatore;
  • Madreterra (1919?);
  • Le campane (1919?);
  • Il messaggero;
  • Disperazione;
  • Providence (1923?).
  • La produzione epistolare

Nel corso della sua vita, Lovecraft intrattenne rapporti epistolari con numerosi amici e scrittori del suo tempo. Stimato in circa 118.000 lettere, alcune delle quali lunghe dalle 60 alle 70 pagine, l'epistolario di Lovecraft è il più vasto mai costruito, cresciuto al ritmo di 10-15 lettere al giorno. Al 2009 erano 16.000 le lettere ancora esistenti. Attraverso consigli, incitamenti, e a volte riscritture complete di racconti, lo scrittore di Providence contribuì a formare personalità come Robert Bloch, August Derleth, Fritz Leiber, Frank Belknap Long, Henry Kuttner, Joseph Payne Brennan e Donald Wandrei. Altri suoi corrispondenti furono Jacques Bergier, Clark Ashton Smith, Robert Ervin Howard, Henry S. Whitehead, J. Vernon Shea, Carl Richard Jacobi, Harold Warner Munn e Seabury Quinn. Lovecraft scrisse anche a scrittori dilettanti appartenenti ai diversi circoli letterari in cui militò egli stesso, avendo con questi rapporti più stretti rispetto ai futuri scrittori professionisti. Derleth, Wandrei e George Turner curarono inoltre l'epistolario di Lovecraft, impegnandosi in più di venti anni di trascrizioni e raccolte di missive (solo quelle per cui venne autorizzata la cessione) archiviate in circa 20.000 cartelle stipate negli archivi della casa editrice Arkham House, della John Hay Library di Providence e in archivi privati. Al 1992 le lettere non erano ancora state pubblicate tutte.

Critica letteraria e saggistica

Lovecraft si dedicò anche alla critica letteraria. Nel saggio In difesa di Dagon, scritto per difendere il suo racconto dai detrattori, l'autore di Providence distinse tre principali categorie nell'ambito della produzione letteraria: quella romantica, i cui sostenitori, sostiene, sono disposti anche ad accettare finzioni e falsità psicologiche purché il tutto rimanga in un contesto prosaico; quella realistica, che secondo Lovecraft ha il pregio di descrivere fedelmente la vita, ma ha come limite il rischio di cadere nello “sgradevole e nel banale”; e infine quella fantastica, l'unica in grado di soddisfare le aspirazioni e le esigenze della fantasia. Il lavoro di critica letteraria più noto composto da Lovecraft è probabilmente Supernatural Horror in Literature, scritto tra il 1925 e il 1927; in esso, lo scrittore di Providence esamina le radici del genere horror e fantastico, commentando autori quali Edgar Allan Poe, Arthur Machen, Lord Dunsany e Ambrose Bierce. D'altronde, Lovecraft non si occupò solo di letteratura fantastica: ad esempio, fu tra i primi a riconoscere l'importanza dell'Ulisse di Joyce in America, dove l'opera venne inizialmente attaccata in quanto giudicata pornografica. Sono inoltre frequenti anche nelle opere di narrativa di Lovecraft, a testimonianza della sua vasta cultura e dei suoi molteplici interessi, riferimenti ad autori quali Dante Alighieri, John Milton ed Edgar Allan Poe, alle opere di Gustave Doré (nel racconto “Dagon”) e di Francisco Goya (ne Il cane e Il modello di Pickman), nonché incisi su argomenti quali l'architettura, l'antropologia, la chimica, la geologia e l'astronomia (antica passione di Lovecraft).

Il taccuino degli appunti

H. P. Lovecraft tenne, come altri scrittori, un taccuino degli appunti (Commonplace Book) su cui scrivere idee e immaginazioni da trasformare, in futuro, in veri e propri racconti. L'originale è custodito presso la John Hay Library di Providence. Dato lo stato in cui versava il taccuino (segnato da cancellature, strappi, sostituzioni e aggiunte di pagine), Lovecraft nel 1934 decise di affidarlo a Robert H. Barlow in cambio di una copia scritta a macchina, che venne poi riconsegnata a Lovecraft il quale permise all'amico di tenersi l'originale, oltre a due copie in carta carbone. Il confronto tra l'originale e la copia dattiloscritta mostra varie modifiche fatte da Barlow (non si sa se con il benestare di Lovecraft o meno): quest'ultima infatti non include varie stringhe di testo cancellate da Lovecraft con un tratto di penna e ne esclude altre contrassegnate con una “X”; ci sono poi errori di interpretazione dovuti all'elaborata grafia di Lovecraft, e alcune date non corrispondono all'originale. In ogni caso Lovecraft ringraziò Barlow di averlo aiutato, e usò i fogli bianchi in coda al libretto per vergare un altro anno di appunti. Quando lo scrittore di Providence morì, nel 1937, Barlow divenne suo esecutore letterario e come tale entrò in possesso del Commonplace Book dattiloscritto che aveva Lovecraft. Una volta corretti gli errori ed aver integrato la sua “vecchia” copia, Barlow riuscì a stampare il taccuino grazie all'interesse di due tipografi di Lakeport (California), e la prima edizione vide la luce nell'estate del 1938, non senza omissioni ed errori di vario genere.

Nel 1943 Derleth e Wandrei inserirono, basandosi sulla copia dattiloscritta una volta in possesso di Lovecraft, il Commonplace Book nel volume Beyond the Wall of Sleep (in un'ottica di ristampa delle opere di Lovecraft), non ripristinando né l'ordine delle voci né il testo completo, unendo inoltre voci diverse e introducendo alcune modifiche al testo di Lovecraft. La prima versione filologicamente corretta del taccuino degli appunti di Lovecraft giunse solamente nel 1973, grazie al rinvenimento dell'originale alla John Hay Library di Providence. L'analista Kenneth W. Faig diffuse privatamente la sua edizione del taccuino con ripristinate tutte le voci originali, incluse quelle eliminate da Lovecraft con un segno della penna, e senza le interpretazioni di Barlow e Derleth. Al 2009 le edizioni totali in cui è stato pubblicato il taccuino degli appunti di Lovecraft sono quattro: 1938, 1943, 1973 (diffusione privata) e 1987.

Lovecraft nella cultura di massa

Diversi elementi degli scritti di Howard Phillips Lovecraft, in particolare dei Miti di Cthulhu, sono stati spesso utilizzati nella cultura di massa come modelli stilistici per ambientazioni e per personaggi orribili o soprannaturali. Molti sono gli scrittori che hanno collaborato con Lovecraft, come Clark Ashton Smith, Robert Ervin Howard e Fritz Leiber, attingendo a loro volta alle sue opere. Stephen King e Neil Gaiman sono tra gli autori moderni più influenzati dai racconti lovecraftiani. Anche alcuni fumetti hanno tratto ispirazione, seppur in minima parte o solo in alcuni numeri, dall'opera di Lovecraft, tra i quali Batman, Dampyr, Djustine, Dylan Dog, Métal Hurlant, Martin Mystère, Soul Eater e Zagor. Tra le pellicole cinematografiche nelle quali compaiono riferimenti alle opere dello scrittore vi sono La città dei mostri, …E tu vivrai nel terrore! L'aldilà, Paura nella città dei morti viventi, Re-Animator, Jason va all'inferno, Il seme della follia e Dagon - La mutazione del male, oltre alla serie La casa. Lovecraft viene citato e perfino “rappresentato” nel film di Pascal Laugier Ghostland (anche noto come “incident in a ghostland” - titolo italiano: “la casa delle bambole” - 2018, in cui Lovecraft è in certo qualmodo il filo conduttore.) Anche alcune serie televisive contengono, in qualche episodio, riferimenti ai Miti di Cthulhu, tra le quali Rick and Morty, South Park, Doctor Who, Supernatural e Andromeda.

La musica è il campo che ha maggiormente risentito dell'opera di Lovecraft, dedicando album o singoli alle sue creature; tra i gruppi musicali, in particolare vicini al heavy metal, influenzati dallo scrittore vi sono Morbid Angel, Cradle of Filth, Black Sabbath, Iron Maiden, Metallica, Mercyful Fate, 1349, Therion, Nile, Blue Öyster Cult, GWAR, Rage ed il DJ/ Producer deadmau5. Due band hanno scelto di chiamarsi con il nome dell'artista di Providence, i H. P. Lovecraft e i Lovecraft. Anche giochi e videogiochi hanno tra le proprietà caratteristiche elementi che richiamano la filosofia e l'universo lovecraftiano; tra questi vi sono Alone in the Dark, Shadow of the comet, Prisoners of ice, Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth, Sherlock Holmes: il risveglio della divinità, Dark Project: L'ombra del ladro, Il richiamo di Cthulhu, Delta Green, Amnesia: The Dark Descent, The Witcher, Silent Hill, Darkest Dungeon, Tales of Symphonia, Alan Wake, Bloodborne, Eternal Darkness: Sanity's Requiem, The Vanishing of Ethan Carter, Terraria.

Anche il settore fumetti è in espansione. In molti hanno voluto omaggiare Lovecraft con storie prese dai suoi racconti, come i fumetti di Alberto Breccia, o Alan Moore col suo Necronomicon; vi sono anche storie originali: il divertente Il Giovane Lovecraft di José Oliver e Bartolo Torres, mentre guardando il panorama italiano, dal 2014 esiste Cthulhu Chronicles, fumetto (inizialmente webcomic e ora stampato in cartaceo) ispirato alle novelle lovecraftiane dallo stile particolare, creato per essere fruibile ad un pubblico più vasto, riuscendo però a mantenere bene l'atmosfera inquietante e horror.

A Lovecraft è intitolato il cratere Lovecraft su Mercurio. Il film Aquaman contiene numerose citazioni attorno a Lovecraft.

Michael Ende

Michael Andreas Helmuth Ende (Garmisch-Partenkirchen, 12 novembre 1929 – Stoccarda, 28 agosto 1995) è stato uno scrittore tedesco, universalmente noto soprattutto per i romanzi Momo e La storia infinita.

Biografia

Il padre Edgar Ende aveva un'attività artistica inizialmente ben avviata, che però incontrò nel corso degli anni 1930 diverse difficoltà, a causa del regime nazista, finché, nel 1936, fu costretto a sospendere qualunque esposizione. L'anno successivo tutte le sue opere furono confiscate dalle autorità in quanto “arte degenerata” (Entartete Kunst). Gli anni precedenti la guerra furono per Michael anni di crescita e studio, funestati nel 1937 dalla morte di un suo intimo amico, Willie: sulla sua immagine lo scrittore modellò, in seguito, l'aspetto di Bastiano, il protagonista de La storia infinita. Nel 1941 una sospensione scolastica lo spinse a pensieri suicidi, che riuscì a superare, mentre l'anno successivo evitò fortunosamente l'ingresso nella Hitler Jugend. Nel 1945 Michael venne forzatamente arruolato per l'estrema difesa della Germania nazista, ormai prossima alla disfatta totale. Dopo un addestramento di un solo giorno fu mandato al fronte, dove vide morire tre suoi compagni nei primissimi combattimenti. Michael gettò a terra il fucile e scappò, percorrendo a piedi durante la notte ottanta chilometri, nel tentativo di raggiungere Burach, dove viveva sua madre. In seguito, entrò in un'organizzazione antinazista (Fronte per la Baviera Libera) sino al termine della guerra. Gli anni seguenti la guerra furono segnati, per Michael divenuto maggiorenne, dall'incontro con l'antroposofia di Rudolf Steiner e quindi con il teatro. La sua ambizione divenne quella di poter essere attore. Scrisse opere teatrali e recitò in ruoli secondari, senza tuttavia ottenere grande riscontro. Nel 1951 conobbe Ingeborg Hoffmann, che in seguito diventò sua moglie. Il 1953 fu l'anno della crisi familiare dei genitori di Michael. Il padre conviveva con Lotte Schleger, della stessa età di Michael, mentre la madre tentò il suicidio. Michael riuscì a salvare la madre, consigliandole la pittura come terapia. La riconciliazione tra Michael e suo padre Edgar avvenne tre anni dopo, nel 1956. In questi anni Michael ottenne un lavoro presso una compagnia radiofonica e nel mentre, sotto consiglio di un amico, scrisse nel 1958 il suo primo libro, Le avventure di Jim Bottone, che venne tuttavia rifiutato dall'editore cui lo spedì. Due anni dopo, nel 1960, riuscì a ottenere la pubblicazione dall'editore Tienemanns. Il successo del libro, primo premio nel 1961 per la letteratura per l'infanzia, permise a Michael di ottenere la stabilità economica. Nel 1962 ne venne pubblicato il seguito: La terribile banda dei tredici pirati. Nel 1964 si sposò a Roma con Ingeborg Hoffmann. Nel 1965 suo padre morì per un attacco di cuore. Continuò a lavorare per il teatro, sinché, nel 1971, si spostò a Genzano di Roma. Erano questi gli anni in cui lavorava a Momo, che completò nel 1972. Tienemanns accettò di pubblicarlo dopo alcune esitazioni. L'edizione del libro era accompagnata da illustrazioni dello stesso autore. Nel 1974 il libro ricevette un premio tra la letteratura per adolescenti. Nel 1973 morì la madre di Michael. Nel 1977 Michael compì il suo primo viaggio, di due settimane, in Giappone, Paese dove lo scrittore sarebbe stato in seguito molto amato. Nel 1979 completò e pubblicò La storia infinita. L'enorme successo del libro e la gran quantità di premi ricevuti, con una conseguente riscoperta di Momo da parte di pubblico e critica, portarono a Michael grande notorietà, la quale, tuttavia, risultò troppo pesante per l'autore, che ne risentì fisicamente e mentalmente. Nel 1982 firmò il contratto per la versione cinematografica de La storia infinita. Apprese però solo in seguito delle enormi modifiche che produzione e regista volevano apportare alla storia, quando ormai era troppo tardi per opporsi. «Auguro la peste ai produttori. Mi hanno ingannato: quello che mi hanno fatto è una sozzura a livello umano, un tradimento a quello artistico» commentò dopo la prima. Il film venne proiettato nei cinema nel 1984, nonostante i tentativi dello scrittore per bloccarlo. Intentò una causa alla produzione perché fosse eliminato il suo nome dai titoli di testa, causa che, nel 1985, perse. Nel 1983 completò Lo specchio nello specchio, raccolta di racconti cui stava lavorando da almeno dieci anni. Nel 1985 morì la moglie. Lo stesso anno Michael, dopo quattordici anni di vita in Italia, tornò in Germania. Nel 1986 venne completata la versione cinematografica di Momo, con la colonna sonora firmata da Angelo Branduardi (cui sarebbe seguita quella postuma a cartoni animati di Enzo D'Alò, Momo alla conquista del tempo con la colonna sonora di Gianna Nannini). Nel 1989 tornò in Giappone, dove sposò la sua seconda moglie, Mariko Sato. Nel 1992 cominciò ad accusare strani dolori allo stomaco, ma solo nel 1994 gli venne diagnosticato un cancro. Michael Ende morì il 28 agosto 1995, all'età di 65 anni.

Opere principali

  • Le avventure di Jim Bottone (Jim Knopf und Lukas der Lokomotivführer, 1960). La prima edizione italiana era intitolata Un ferroviere e mezzo.
  • La terribile banda dei tredici pirati (Jim Knopf und die Wilde Dreizehn, 1962)
  • Momo (1973)
  • A scuola di magia e altre storie (Die Zauberschule und andere Geschichten, 1977)
  • Il mangiasogni (Norbert Nackendick, 1978)
  • La storia infinita (Die Unendliche Geschichte, 1979)
  • La favola dei saltimbanchi (Das Gauklermärchen, 1982)
  • Lo specchio nello specchio (Der Spiegel im Spiegel, 1986)
  • La notte dei desideri, ovvero il satanarchibugiardinfernalcolico Grog di Magog (Der satanarchäolügenialkohöllische Wunschpunsch, 1989)
  • La prigione della libertà (Das Gefängnis der Freiheit, 1992)

Lyman Frank Baum

Lyman Frank Baum, generalmente abbreviato in L. Frank Baum (Chittenango, 15 maggio 1856 – Glendale, 6 maggio 1919), è stato uno scrittore e produttore cinematografico statunitense. A Baum si deve il celebre romanzo della letteratura per bambini Il meraviglioso mago di Oz.

Biografia

Gioventù

Baum nacque a Chittenango il 15 maggio del 1856 Figlio di Benjamin Ward Baum e Cynthia Stanton, di origini tedesche, era il settimo di nove fratelli, dei quali solo cinque raggiunsero la maggiore età. Fu chiamato “Lyman” in onore di un suo zio paterno, ma preferì sempre farsi chiamare “Frank”. Benjamin Baum era un ricco uomo d'affari, che aveva fatto fortuna con i pozzi petroliferi della Pennsylvania. Frank crebbe nella grande villa dei genitori, Rose Lawn (“prato di rose”), luogo che ricordò per tutta la vita come una sorta di paradiso. Da piccolo ebbe un precettore che insegnava a lui e ai suoi fratelli a casa, ma all'età di 12 anni fu mandato alla Accademia Militare di Peekskill. Frank era un bambino gracile e un sognatore, e forse la decisione di mandarlo all'Accademia fu motivata dal desiderio dei genitori di rinforzarne il carattere e la costituzione. Dopo due dolorosi anni passati all'accademia, Frank ebbe un incidente che fu descritto dai medici come un attacco di cuore, e gli fu consentito di tornare a casa. Fin da giovanissimo Frank dimostrò di amare la carta stampata e la scrittura. Suo padre gli comprò una piccola pressa tipografica, che Frank, con l'aiuto del fratello minore Harry Clay Baum, usò per realizzare un giornale, The Rose Lawn Home Journal. Del giornale furono pubblicati diversi numeri e i due fratelli arrivarono persino a riuscire a vendere qualche spazio pubblicitario sulle loro pagine. All'età di 17 anni, Frank aveva dato inizio a un secondo giornale amatoriale, The Stamp Collector (“Il Collezionista di Francobolli”). Nello stesso periodo Frank sviluppò una passione per il teatro che l'avrebbe accompagnato per tutta la vita, conducendolo più volte vicino alla bancarotta. Il suo primo fallimento fu all'età di 18 anni, quando una compagnia teatrale locale lo convinse a finanziare l'acquisto di un nuovo guardaroba di costumi, promettendogli di farlo recitare come protagonista sul palco; promessa che non fu poi mantenuta. Deluso, Baum si allontanò (temporaneamente) dal teatro e incominciò a lavorare come impiegato nella società di suo cognato a Syracuse. A vent'anni Baum scoprì una nuova vocazione, l'avicoltura, e si specializzò in particolare nell'allevamento di una razza di pollo, l'Amburgo. Nel 1880 fondò un nuovo giornale sull'allevamento di pollame da esibizione, The Poultry Record, e nel 1886, a trent'anni, pubblicò il suo primo libro, The Book of the Hamburgs: A Brief Treatise upon the Mating, Rearing, and Management of the Different Varieties of Hamburgs (“Il libro degli Amburgo: breve trattato sull'accoppiamento, l'allevamento e la gestione di diverse varietà di Amburgo”). L'allevamento avicolo, però, non bastò a tenere Baum lontano dal teatro. Baum recitò più volte con lo pseudonimo di Louis F. Baum, e nel 1880 divenne direttore di una catena di teatri di proprietà del padre. Da quel momento Baum incominciò a scrivere per il teatro e ad assoldare compagnie di attori con cui recitare. Ebbe un grande successo con The Maid of Arran, un melodramma basato su un romanzo popolare, per il quale scrisse anche alcune canzoni e nel quale recitò come protagonista. Il 9 novembre 1882 Baum sposò Maud Gage, figlia di Matilda Joslyn Gage, una famosa attivista del suffragio femminile.

Gli anni nel Dakota del Sud

Nel luglio del 1888 Baum e la moglie si trasferirono ad Aberdeen, nel Dakota del Sud, dove Baum aprì un negozio, il “Baum's Bazaar”. L'abitudine di Baum a fare sistematicamente credito ai clienti, tuttavia, portò presto il negozio alla bancarotta. Tornando alle sue antiche passioni, Baum fondò un nuovo giornale, The Aberdeen Saturday Pioneer, del quale curava personalmente la rubrica Our Landlady. La descrizione che Baum avrebbe fatto anni dopo del Kansas, nel Meraviglioso Mago di Oz, è in gran parte basata sui suoi ricordi della terra arida del Dakota del Sud.

Baum diventa scrittore

Manifesto pubblicitario dei Popular Books For Children di Baum, 1901 Anche il Pioneer fallì (nel 1891), e i Baum si trasferirono a Chicago, dove Frank si mise a lavorare come reporter per l'Evening Post e, contemporaneamente, come venditore porta-a-porta di porcellane. La svolta avvenne nel 1897, anno in cui Baum pubblicò Mother Goose in Prose, una raccolta di filastrocche di Mamma Oca trascritte in prosa e illustrate da Maxfield Parrish. Il libro ebbe un discreto successo, e Baum poté abbandonare il suo lavoro di venditore ambulante. Nel 1899, in collaborazione con l'illustratore W. W. Denslow, Baum pubblicò Father Goose: His Book, una raccolta di poesie nonsense, che divenne il libro per bambini più venduto dell'anno.

Il meraviglioso mago di Oz

Nel 1900 Baum e Denslow pubblicarono Il meraviglioso mago di Oz che ebbe un successo trionfale; apprezzato dalla critica, il Mago di Oz fu anche bestseller per ben due anni consecutivi. Sulla scorta di questo successo, Baum realizzò negli anni successivi ben tredici romanzi ambientati nel Paese di Oz. Due anni dopo la pubblicazione del Mago di Oz, Baum e Denslow si unirono al compositore Paul Tietjens e al direttore d'orchestra Julian Mitchell per realizzare un adattamento del romanzo in musical. Lo spettacolo fu rappresentato a Broadway 293 volte dal 1902 al 1911, e in seguito fu portato in tournée per tutti gli Stati Uniti. Vi recitavano Dave Montgomery (nel ruolo del Boscaiolo di Latta) e Fred Stone (lo Spaventapasseri), divenuti celebri proprio con quello spettacolo. L'adattamento teatrale era un po' diverso dal romanzo ed era pensato per un pubblico adulto. Il cane Toto venne sostituito con “la Mucca Imogene”, inoltre vennero introdotti due nuovi personaggi, vittime del ciclone insieme a Dorothy: la cameriera Tryxie Tryfle e il tramviere Pastoria.

Dopo il successo

Nel 1901 Baum e Denslow collaborarono a un nuovo progetto, il romanzo Dot and Tot of Merryland, che risultò un fallimento, e pose fine al sodalizio fra i due. Baum continuò a scrivere romanzi sul Paese di Oz, sebbene a più riprese dichiarasse di volere smettere e dedicarsi a romanzi con altre ambientazioni (fra questi, si possono ricordare La storia e le avventure di Babbo Natale e La storia del mantello magico). Su richiesta del pubblico e dei bambini, comunque, alla fine Baum tornava sempre alla sua serie più fortunata. Per i suoi libri “non-Oz”, Baum usò numerosi pseudonimi, fra cui Edith Van Dyne (per la serie Aunt Jane's Nieces), Laura Bancroft (Twinkle and Chubbins, Policeman Bluejay), Floyd Akers (la serie di Sam Steele), Suzanne Metcalf (Annabel), Schuyler Staunton (Daughters of Destiny), John Estes Cooke e “capitan” Hugh Fitzgerald. Pubblicò anche un libro anonimo, The Last Egyptian: A Romance of the Nile. Negli ultimi anni della sua vita Baum tornò a indebitarsi, e la sua situazione fu peggiorata da problemi di salute. Continuò a scrivere e finanziare musical, ricavandone ulteriori danni economici. Uno dei fiaschi più catastrofici fu il suo Fairylogues and Radio Plays (1908), una rappresentazione teatrale sperimentale che combinava proiezione di diapositive e di sequenze filmate, attori sul palco e Baum che leggeva una sorta di diario di viaggio nel Paese di Oz. Baum non riuscì a ripagare la società che aveva realizzato la pellicola, e gli occorse quasi un decennio per rimettere in sesto le proprie finanze. Tra l'altro, dovette vendere i diritti di gran parte dei suoi lavori, incluso lo stesso Mago di Oz. Baum morì il 6 maggio 1919 e fu sepolto nel Forest Lawn Memorial Park Cemetery a Glendale (California). Il suo ultimo libro, Glinda of Oz, fu pubblicato nel 1920, un anno dopo la sua morte. La serie di Oz fu poi continuata da altri autori, tra cui Ruth Plumly Thompson (che scrisse diciannove romanzi della serie).

Pensiero

Politica

Durante gli eventi che condussero al Massacro di Wounded Knee, Baum scrisse un editoriale razzista per il Saturday Pioneer, definendo “cani piagnucolosi” i nativi americani e auspicando che fossero sterminati. Dopo il massacro, Baum rincarò la dose in un secondo editoriale, in cui criticò il governo degli Stati Uniti per essere stato troppo blando e insistendo che gli indigeni fossero “spazzati via dalla faccia della Terra”. Entrambi gli editoriali furono scritti da Baum nel periodo in cui la sua fortuna era in declino. Alcuni dei libri di Baum, inclusi due della serie di Oz, sono stati criticati per l'utilizzo di stereotipi razzisti nella rappresentazione degli afroamericani, ne Il meraviglioso mago di Oz è stata inoltre riconosciuta una presunta riflessione anti-immigrazionista. Un errore comune nell'interpretazione del Meraviglioso Mago di Oz consiste nel leggerlo come parabola sul populismo (in particolare con riferimento al bimetallismo). Nulla nella biografia di Baum suffraga questa interpretazione, sebbene esistano alcuni curiosi paralleli fra certi passaggi del libro e certi personaggi storici.

Religione

Baum era originariamente un seguace della Chiesa episcopale, ma nel 1897 lui e sua moglie divennero teosofisti. Le sue opinioni religiose, comunque, non traspaiono nei suoi scritti. In tutta la serie di Oz compare solo una volta una chiesa, quella di porcellana a cui Dorothy bussa nel Mago di Oz. Baum aderì forse alla Massoneria, ma sicuramente vi aderì il padre.

I Baum mandavano i loro figli alla “Ethical Culture Sunday School” di Chicago, in cui si davano insegnamenti morali ma non religiosi.

Citazioni e omaggi

John Ritter realizzò nel 1990 un film biografico per la televisione ispirato alla vita di Baum: The Dreamer of Oz: The L. Frank Baum Story.

Opere

Tutti i romanzi di Baum sono di pubblico dominio. Molti sono disponibili presso il Progetto Gutenberg.

Libri di Oz

  • The Wonderful Wizard of Oz, George M. Hill 1900. Illustrato da W. W. Denslow. Pubblicato in italiano con il titolo Il meraviglioso mago di Oz.
  • The Marvelous Land of Oz, Reilly and Britton 1904. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo Il meraviglioso paese di Oz e Oz paese incantato
  • Ozma of Oz, Reilly and Britton 1907. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo Ozma, regina di Oz e Ozma di Oz.
  • Dorothy and the Wizard in Oz, Reilly and Britton 1908. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano nel 2011 da Robin edizioni con il titolo Il ritorno del mago di Oz.
  • The Road to Oz, Reilly and Britton 1909. Illustrato da John R. Neill. Uscito in italiano negli anni '50 con il titolo La strada per Oz.
  • Emerald City of Oz, Reilly and Britton 1910. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo La città di smeraldo di Oz
  • The Patchwork Girl of Oz, Reilly and Britton 1913. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo La ragazza di pezza di Oz
  • Tok of Oz, Reilly and Britton 1914. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo Tic toc di Oz
  • The Scarecrow of Oz, Reilly and Britton 1915. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di Lo spaventapasseri di Oz
  • Rinkitink in Oz, Reilly and Britton 1916. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di Rinkitink a Oz
  • The Lost Princess of Oz, Reilly and Britton 1917. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di La principessa perduta di Oz
  • Tin Woodman of Oz, Reilly and Britton 1918. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di Il boscaiolo di latta di Oz
  • The Magic of Oz, Reilly and Lee 1919. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di La magia di Oz
  • Glinda of Oz, Reilly and Lee 1920. Illustrato da John R. Neill. Pubblicato in italiano con il titolo di Glinda di Oz

John Ronald Reuel Tolkien

John Ronald Reuel Tolkien Bloemfontein, 3 gennaio 1892 – Bournemouth, 2 settembre 1973) è stato uno scrittore, filologo, glottoteta, accademico e linguista britannico. Importante studioso della lingua anglosassone, è l’autore de Il Signore degli Anelli e di altre celebri opere riconosciute come pietre miliari del genere fantasy, quali Lo Hobbit e Il Silmarillion.

Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945 e Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959 presso l’Università di Oxford, dove contribuì alla creazione del New Oxford English Dictionary. Fu amico intimo di C. S. Lewis, insieme al quale fu membro di un informale gruppo letterario conosciuto come Inklings e fu membro anche della Royal Society of Literature. Nel 1961 Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che venne però scartato, perché la sua scrittura venne definita “prosa di seconda categoria”. Nel 1972 Tolkien ricevette la laurea honoris causa all’Università di Oxford e fu insignito dalla regina Elisabetta dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull'ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui Il Silmarillion. Questi, assieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi su un mondo immaginario chiamato Arda, e la Terra di Mezzo al suo interno. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola legendarium alla gran parte di queste opere.

Sebbene molti altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima degli scritti tolkieniani, il grande successo de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere e diede piena legittimazione all'invenzione di mondi immaginari autonomi, internamente coerenti senza più la necessità di giustificare la loro esistenza come racconti di viaggio in luoghi esotici, sogni che scompaiono all’alba o favole. I suoi scritti hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere, al punto che Tolkien può essere considerato come l’autore di fantasy più importante. Nel 2008 The Times ha posizionato Tolkien al sesto posto in una classifica de “I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945”.

Biografia

John Ronald Reuel Tolkien nacque a Bloemfontein nell'allora Stato Libero dell’Orange (oggi Sudafrica), il 3 gennaio 1892, da Arthur Reuel Tolkien (1857–1896) e da Mabel, nata Suffield (1870–1904). I genitori erano inglesi, originari di Birmingham. All'età di tre anni, nel 1895, per motivi di salute si trasferì con la madre e il fratello Hilary Arthur Reuel in Inghilterra, a Sarehole, un sobborgo di Birmingham. Il padre non poté raggiungerli perché afflitto da febbri reumatiche che lo porteranno alla morte, il 15 febbraio 1896, senza potersi ricongiungere alla famiglia. Durante gli anni che seguirono, però, si spostarono più volte: da Moseley a King’s Heath Station nel 1901, e poi da lì a Edgbaston nel 1902. Per ragioni economiche Tolkien dovette ritirarsi dalla scuola King Edwards e si iscrisse alla St. Philips, fino a quando nel 1903 vinse una borsa di studio che gli permise di tornare alla King Edwards stessa. Nel 1904 morì la madre, dalla quale il giovane Tolkien aveva nel frattempo ereditato l’amore per le lingue e le antiche leggende e fiabe, e venne affidato, assieme al fratello, a un sacerdote cattolico degli Oratoriani, padre Francis Xavier Morgan, che aveva seguito la famiglia nella conversione al cattolicesimo. Sotto la sua attenta guida, il giovane John iniziò gli studi dimostrando ben presto capacità linguistiche notevoli: eccelse in latino e greco e divenne competente anche di altre lingue tra cui il gotico e l’antico finnico. Importanti in questi anni sono anche le sue esperienze nelle associazioni studentesche Società del Dibattito e TCBS. Proprio in questi anni iniziò a lavorare a un linguaggio da lui inventato. A diciotto anni si innamorò di Edith Bratt, ma il suo tutore, Padre Morgan, gli impedì di vederla e di scriverle fino ai ventuno anni. Tolkien si immerse quindi anima e corpo nello studio dei classici, dell’antico inglese e delle lingue germaniche, all’Exeter College, presso cui aveva vinto, nel 1910, una borsa di studio. Nel 1913 tornò con Edith, e nel 1915 gli fu conferito il titolo di Bachelor of Arts all’Exeter College di Oxford; contemporaneamente portò avanti molti tentativi poetici. Scoppiata la guerra, nel 1915 si arruolò volontario nei Lancashire Fusiliers con il grado di sottotenente; poco prima di partire per il fronte, il 22 marzo, si sposò con Edith. Venne mandato in trincea sul fronte occidentale (partecipò anche alla Battaglia della Somme), e qui due dei suoi migliori amici morirono (Geoffrey Bache Smith e Robert Gilson, mentre Christopher Wiseman sopravvisse alla guerra); in seguito, dopo sei mesi di trincea, si ammalò e gli fu concesso il ritorno in patria. Nel 1917 nacque il suo primo figlio John; Tolkien collaborò per due anni alla stesura dell’Oxford English Dictionary. L’anno dopo nacque il secondo figlio Michael. Finita la guerra proseguì gli studi all’Exeter College, conseguendo nel 1919 il titolo di Master of Arts. Nel 1921 diventò docente di Lettere all'università di Leeds e continuò a scrivere e a perfezionare i suoi “Racconti perduti” e il suo linguaggio inventato. Tre anni dopo nacque il suo terzo figlio Christopher, poi seguito da una figlia, Priscilla. Nel 1925 venne nominato professore di filologia anglosassone all'Università di Oxford. È di questi anni la sua profonda amicizia con C. S. Lewis, autore delle Cronache di Narnia; insieme fondarono il circolo degli Inklings, di cui fu membro anche Charles Williams. Nel 1945 gli venne affidata la cattedra di lingua inglese e letteratura medievale del Merton College, dove insegnò fino al suo ritiro dall'attività didattica avvenuto nel 1959. Specializzato nel dialetto medievale dell’Inghilterra centro-occidentale (di cui era originaria la sua famiglia), tradusse e commentò molti testi antichi che vengono ancor oggi studiati. Fu soprattutto tra il 1920 e il 1930 che scrisse e fece correre la sua fervida immaginazione. I suoi lavori si distinguevano in due categorie: le storie inventate per i suoi figli e le leggende e le mitologie del suo mondo. Il tassello per unire queste due realtà arrivò all'improvviso quando, in una calda giornata estiva alla fine degli anni venti, su un foglio bianco scrisse: «In un buco nel terreno viveva uno hobbit». Quel nome colpì a tal punto la sua sensibilità di filologo da spingerlo a scrivere una storia avente come protagonista uno Hobbit, per spiegare meglio cosa fossero queste strane creature.

Nel 1937 l’opera venne pubblicata con il titolo Lo Hobbit: il libro è pensato per i più piccoli ma vi si può intravedere uno sfondo ben più vasto e complesso. Il libro riscosse grande successo tanto che Tolkien, su richiesta dell’editore, mise mano a tutto il materiale, scritto e non, che aveva prodotto fino ad allora. Tolkien infatti aveva già cominciato fin dal 1917 a “costruire” la Terra di Mezzo, ovvero il mondo incantato in cui si svolgono tutte le avventure descritte. Pur essendo Lo Hobbit la sua opera prima di narrativa, rappresentò una tappa fondamentale nella sua carriera di scrittore: infatti attorno al nucleo originario di quest’opera l’autore sviluppò, nel decennio successivo, il suo mondo immaginario che lo ha reso celebre, quello della Terra di Mezzo, che prese forma soprattutto in quell'epica fantastica che è Il Signore degli Anelli, unanimemente riconosciuta come la sua opera più importante. Scritta in una lingua molto ricercata che cerca di ricostruire la semplicità e la severità dell’inglese medievale, l’opera – considerata dall'autore come un unico libro e non una trilogia – viene inizialmente pubblicata per ragioni economiche ed editoriali in tre distinti volumi: La Compagnia dell’Anello (1954), Le due torri (1955) e Il ritorno del re (1955). Successivamente è stata pubblicata sia in un unico volume che in tre. Dopo Le avventure di Tom Bombadil (1962), una raccolta di poesie sullo strano personaggio, Tolkien pensò alla possibilità di mettere in musica le molte canzoni di cui si dilettano i suoi personaggi: nel 1968, il musicista Donald Swann pubblicò un ciclo di liriche su testi di Tolkien, dal titolo The Road Goes Ever On. Negli anni seguenti Tolkien lavorò a un’altra opera, Il Silmarillion - iniziata in verità già dal 1917 - che portò avanti fino alla morte, ma che non riuscì a concludere. Dall'immenso repertorio mitico lasciato in eredità da Tolkien sono nate opere come I racconti perduti, I racconti ritrovati e I racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, pubblicate dopo la morte dell’autore dal figlio Christopher. Grande amante della natura, trascorse gli ultimi anni della sua vita (dopo il suo ritiro avvenuto il 1969) nella città costiera di Bournemouth dove morì, all'età di 81 anni, il 2 settembre del 1973, due anni dopo la morte di Edith. Sono sepolti insieme nel cimitero di Wolvercote, nei sobborghi di Oxford. Come segno del suo attaccamento alla sua opera decise di fare scolpire sulla lapide della moglie il nome Lúthien e sulla sua il nome Beren, protagonisti della romantica storia del Silmarillion.

Tolkien e la sua influenza sull'immaginario fantasy moderno

L’opera di John Ronald Reuel Tolkien ha raggiunto una notevole fama in tutto il mondo. A quarantacinque anni dalla morte dello scrittore, i suoi libri sono tuttora in testa alle classifiche di vendita in molti paesi. Tale successo è dovuto anche al fatto che Tolkien è stato capace di produrre un’opera dai molteplici livelli di lettura, complessa ma allo stesso tempo estremamente popolare e facile da recepire ai livelli basilari. Tolkien, che di mestiere era professore di filologia anglosassone presso Leeds e Oxford, aveva l’abitudine di prendere appunti sui margini dei fogli e su ogni pezzo di carta che gli passasse sotto mano. Da queste semplici annotazioni egli sviluppava storie affascinanti, drammatiche e piene di poesia, rivolte sia ai bambini sia agli adulti. Dopo essersi dilettato sin dall'infanzia nella creazione di linguaggi, nel corso degli anni egli sviluppò una vera e propria cosmogonia, narrando la storia di un mondo dai suoi albori sino al sorgere della nostra era. Nel 1916-1917 il professore iniziò infatti la stesura del complesso di miti e leggende che in seguito divenne Il Silmarillion, a cui lavorò per tutta la vita. Il suo intento iniziale era quello di dare all'Inghilterra una vera e propria mitologia, ricostruita dai pochi frammenti rimasti dopo le turbolente vicende storiche di cui essa era stata protagonista; inoltre la genesi di questi miti era strettamente legata alla volontà di Tolkien di creare una mitologia e poi una letteratura epica e fiabesca da attribuire ai popoli che parlavano le sue lingue inventate. Dunque queste opere sono propriamente dei meta-racconti. A partire dagli anni sessanta e settanta, la produzione tolkieniana si è trovata a essere trascinata entro un fenomeno letterario e di costume di notevole portata che ha contribuito all'affermarsi del moderno immaginario fantasy. La produzione di Tolkien è spesso accostata ai mondi Fantasy: sebbene vari aspetti del moderno genere fantasy siano ispirati (anche solo come citazioni) all'universo tolkieniano, in diversi casi le opere non mostrano un intento di creazione mitologico-simbolica, ma si limitano a esprimere le sensazioni degli autori o al puro intrattenimento.

L’immaginario fantasy moderno deve a Tolkien non solo la sintassi corretta e grammaticalmente ineccepibile, deve più di ogni altro un concetto: i toni evocativi. Tutto del suo mondo, sotto la lente di ingrandimento a ogni grado di lettura, sembra provenire da un universo completo e già “compiuto”. La cosa inesplicabile del suo stile si riduce a questo: “questo personaggio è già stato immenso nel passato e nel presente, nel mio presente, quello del mio racconto, ma “caro lettore”, te ne faccio assaporare solo una minima parte.”

Opere

Tralasciando la sua pur interessante attività di saggista - non si può però fare a meno di citare il fondamentale saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories, vedi Il medioevo e il fantastico) - le opere di Tolkien si possono suddividere in due grandi gruppi:

Racconti vari, solitamente di argomento fantastico e spesso considerati rivolti ai bambini; Opere ambientate nella Terra di Mezzo (Middle-Earth in inglese), tra cui Il Signore degli Anelli, la sua opera più conosciuta. Le opere appartenenti al primo gruppo, elencate in ordine di pubblicazione in Italia, sono le seguenti:

Il cacciatore di draghi, 1975 (Farmer Giles of Ham, 1949) Albero e foglia, 1976, che contiene il saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories, 1939), i racconti brevi “Foglia di Niggle” (“Leaf by Niggle”, 1945) e “Il fabbro di Wootton Major” (Smith of Wootton Major, 1967) e la pièce teatrale “Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm” (The Homecoming of Beorhtnoth, 1953) Le avventure di Tom Bombadil, 1978 (The Adventures of Tom Bombadil, 1962) Le lettere di Babbo Natale, 1980 (The Father Christmas Letters, 1976) Mr. Bliss, 1984 (Mr. Bliss, 1982) Roverandom, 1998 (Roverandom, 1998)

Per quanto riguarda invece le opere ambientate nella Terra di Mezzo, che sono poi il motivo principale della fama a livello mondiale raggiunta da Tolkien, mentre lo scrittore era ancora vivente sono stati pubblicati due romanzi:

  • Lo Hobbit, 1937 (The Hobbit, 1937)
  • Il Signore degli Anelli, 1970 (The Lord of the Rings, 1954-55)

Il resto è stato tutto pubblicato postumo, a cura del figlio terzogenito Christopher Tolkien, che ha riordinato la mole cospicua di appunti lasciata dal padre. La prima opera uscita è:

Il Silmarillion, 1978 (The Silmarillion, 1977) che, pur nella sua “incompiutezza” di fondo, mantiene ancora una trama. Seguono i vari frammenti, ordinati principalmente per argomento. I frammenti di maggiore rilevanza sono stati pubblicati come:

  • Racconti incompiuti o Racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, 1981 (Unfinished Tales of Númenor and Middle-earth, 1980).
  • Altri scritti sulla Terra di Mezzo sono contenuti nei dodici libri della History of Middle-earth i cui primi due volumi sono i famosi Racconti ritrovati e Racconti perduti. La pubblicazione si è conclusa con il dodicesimo volume, ma nel 2002 è uscito un tredicesimo volume formato unicamente di indici.

Il 18 settembre 2006 è stato annunciato un nuovo romanzo di Tolkien, I figli di Húrin, che è stato completato dal figlio Christopher in trentanni di lavoro ed è stato pubblicato contemporaneamente nel Regno Unito e negli Stati Uniti il 17 aprile 2007. In un’intervista, il nipote di Tolkien ha dichiarato che non è esclusa la possibilità che nuovi inediti tolkieniani siano pubblicati in futuro. Sarà ambientato nei tempi che vengono prima di ogni suo romanzo sulla Terra di Mezzo.

La realtà in trasparenza, 1990 (The Letters of J. R. R. Tolkien, 1981), una raccolta delle lettere scritte da Tolkien a amici, parenti ed editori, contenenti moltissimi riferimenti alla Terra di Mezzo e alla sua creazione. Si rammentano poi tre volumi di recente pubblicazione: La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, 2008 che raccoglie alcuni saggi di Tolkien apparsi su quattro differenti numeri della rivista statunitense Vinyar Tengwar: “Ósanwe-kenta: indagine sulla comunicazione del pensiero”, “Note su Óre”, “Mani, dita e numeri Eldarin e scritti correlati” oltre ad altri brevi testi. Nel 2009 viene pubblicato un altro inedito di Tolkien, La leggenda di Sigurd e Gudrún, che narra vicende eroiche del mito di Sigurðr/Sigfrido nello stile dell’Edda poetica norrena, di cui l’autore era molto appassionato. Il libro è inoltre arricchito da ampie note e commenti da parte di Christopher Tolkien, figlio dello scrittore britannico. Nel 2013 viene pubblicato La caduta di Artù, poema ispirato alla storia di Re Artù, corredato da note e commenti da parte di Christopher Tolkien. Tolkien, infine, tradusse anche dei libri della Bibbia in ottimo inglese: il libro di Giobbe e quello di Giona. A proposito di quest’ultimo, va comunque precisato che si trattò di un lavoro collettivo: il testo fu redatto da Tolkien, ma stile, grammatica e vocabolario furono curati da un editor.

Cronologia delle opere

Si può riassumere così: Lo Hobbit - Il Signore degli Anelli - Il Silmarillion - Racconti incompiuti – The History of Middle-earth - I figli di Húrin. La collocazione cronologica degli avvenimenti all'interno della Terra di Mezzo è certamente più complessa. Facendo riferimento alla Cronologia dell’Occidente, si può affermare che:

Lo Hobbit è ambientato negli anni 2941-2942 (con un capitolo anche nel 2949) della Terza Era. Il Signore degli Anelli è ambientato (Appendici escluse) dal 3001 al 3021 della Terza Era, anche se la maggior parte della storia si svolge tra il 3018 e il 3019. Il Silmarillion copre, con le sue storie, un lasso di tempo che va dalla creazione di Arda alla fine della Terza Era. Più precisamente, delle sue cinque parti, L’“Ainulindalë” e il “Valaquenta” sono ambientati prima dell’inizio del calcolo degli anni, il “Quenta Silmarillion” nella Prima Era, l’“Akallabêth” prevalentemente nella Seconda Era, “Gli Anelli di Potere e la Terza Età” dalla fine della Seconda Era sino al termine della Terza Era. I figli di Húrin è ambientato nella Prima Era. I Racconti incompiuti e The History of Middle-earth contengono frammenti ambientati in tutte e tre le Ere. Quest’ultima opera è in forma frammentaria, intervallata da appunti del curatore, e riprende le storie (in fase iniziale o prima versione) delle altre opere; in alcuni casi comprende parti di storia inedite e sconosciute.

Posizioni politiche e idee religiose

Tomba di Tolkien e di sua moglie Edith. Sulla lapide si possono leggere i nomi Beren e Lúthien, protagonisti di uno dei racconti dell’autore. A partire dalla sua pubblicazione, si è parlato tanto del messaggio politico trasmesso da Il Signore degli Anelli e dalle altre opere dello scrittore. In realtà si tratta di un falso problema: Tolkien non era un attivista politico, né uno scrittore politico. Egli stesso si oppose a interpretazioni del genere, ed ebbe a dichiarare che Il Signore degli Anelli «non ha intenzioni allegoriche […] o morali, religiose o politiche» (Lettera 165, La realtà in trasparenza), sebbene abbia scritto anche «solo l’Angelo custode di ognuno di noi, oppure Dio stesso, è in grado di svelare la vera relazione che c’è tra i fatti personali e le opere di un autore. Non certamente l’autore stesso (benché ne sappia più di qualsiasi investigatore), e certamente nemmeno i cosiddetti “psicologi”» (lettera 213, La realtà in trasparenza). Questa opposizione sembra sussistere, anche se in forma minore, anche quando confessa apertamente la propria fede cattolica: «[…] sono un cristiano (cosa che può anche essere dedotta dalle mie storie), anzi un cattolico. Quest’ultimo fatto forse non può essere dedotto dalle mie storie; benché un critico […] abbia affermato che le invocazioni di Elbereth e la figura di Galadriel nelle descrizioni dirette […] siano chiaramente collegate alla devozione cattolica a Maria. Un altro ha visto nel pane da viaggio (lembas) un viaticum e nel fatto che nutre la volontà […] e che è più efficace quando si è digiuni un riferimento all'Eucaristia. (Cioè: la gente indugia in cose molto elevate anche quando si occupa di cose meno elevate come una storia fantastica).» (lettera al padre gesuita Robert Murray).

Egli sembra non disprezzare il metodo simbolico tipico delle parabole evangeliche, ossia il parlare di una verità utilizzando dei simboli: «Io pretenderei, se non pensassi che fosse presuntuoso da parte di una persona così mal istruita, di avere come obiettivo quello di dimostrare la verità e di incoraggiare i buoni principi morali in questo nostro mondo, attraverso l’antico espediente di esemplificarli attraverso personificazioni diverse, che alla fine tendono a farli capire».

Inoltre, a tal proposito, afferma: «Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all'inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la “religione”, oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so.» (lettera al padre gesuita Robert Murray).

Ovviamente, come tutti, anche Tolkien aveva delle idee politiche, ma queste non vanno ricercate nella sua produzione letteraria. L’unico modo in cui è forse possibile ricostruirle è attraverso la lettura di scritti più personali (e non pubblicati mentre era in vita), come la raccolta delle Lettere (edita in Italia col titolo di La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, Rusconi, Milano 1990). Come ci riferisce il biografo Humphrey Carpenter, Tolkien ricordava la madre con grande affetto: “Mia madre è stata veramente una martire; non a tutti Gesù concede di percorrere una strada così facile, per arrivare ai Suoi grandi doni, come ha concesso a Hilary e a me, dandoci una madre che si uccise con la fatica e le preoccupazioni per assicurarsi che noi crescessimo nella fede”. Ronald Tolkien scrisse queste parole nove anni dopo la morte di sua madre. Ci indicano come egli associasse alla madre la propria appartenenza alla Chiesa cattolica. Si potrebbe aggiungere che, alla morte della mamma, la religione prese nei suoi affetti il posto che lei aveva precedentemente occupato. La consolazione che gliene derivò fu sia emozionale sia spirituale.»

Nelle Lettere, Tolkien appare innanzitutto come un uomo profondamente cristiano e cattolico. Questa sua visione ispira indubbiamente la sua opera, e dal suo senso religioso discendono anche le sue idee politiche, che mai prendono esplicitamente posizione verso una particolare fazione.

Nella lettera 52, scritta nel 1943, Tolkien scrive che le sue opinioni politiche «inclinano sempre più verso l’anarchia (intesa filosoficamente come abolizione di ogni controllo, non come uomini barbuti che lanciano bombe) - oppure verso una monarchia non costituzionale. Arresterei chiunque usi la parola Stato (intendendo qualsiasi cosa che non sia la terra inglese e i suoi abitanti, cioè qualcosa che non ha poteri né diritti né intelligenza); […]».Il suo è sostanzialmente uno sfogo, ma da alcune di queste lettere emerge un’insofferenza nei confronti dello stato moderno e della democrazia, e, più in generale, delle organizzazioni concepite, costruite e guidate da uomini che governano altri uomini: «L’occupazione più inadatta per qualsiasi uomo […] è governare altri uomini. Non c’è una persona su un milione che sia adatta e men che meno quelli che cercano di afferrare l’opportunità» (lettera 52).

Allargando il discorso, Tolkien diffida fortemente di tutte le forme di “organizzazione” create dall'uomo, comprendendo in queste anche le istituzioni, gli eserciti e la tecnologia (Lettera 66). Anche alla base di queste affermazioni vi è un concetto religioso: è la presunzione umana che costruisce diavolerie senza disporre del senno per padroneggiarle; e arrogandosi il potere di “creare”, che è invece riservato a Dio, mentre all'uomo rimane solo la potenzialità della sub-creazione artistica (Lettera 75). Per questo le sue simpatie vanno a coloro che cercano di sottrarsi agli schieramenti e alle conquiste dell’uomo: «agli staterelli che rimangono neutrali», alla Gallia libera e a Cartagine durante l’epoca romana. Ed egli stesso dichiara di appartenere «alla parte dei sempre sconfitti mai sottomessi» (lettera 77). Tolkien non ha mai dichiaratamente appoggiato un partito politico, né una nazione o un’alleanza fra nazioni. E in effetti i suoi commenti personali al riguardo sono quasi sempre critici. Alcune lettere (tratte da La realtà in trasparenza) ne sono esempi illuminanti. È indubbio che nei vari “stati” presenti nella Terra di Mezzo si possano riconoscere varie forme di “governo”, ma Tolkien ha negato in varie occasioni ogni identificazione “politica” tra Terra di Mezzo e mondo contemporaneo.

Le lingue di Arda

Tra gli insoliti hobby di Tolkien vale infine la pena ricordare ciò che descrisse nel suo saggio Il vizio segreto (A Secret Vice, pubblicato nella raccolta Il medioevo e il fantastico), ovvero l’invenzione di nuovi linguaggi.

Ah! come oro cadono le foglie al vento, lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi! L’inizio del poema Quenya Namárië scritto in tengwar e in caratteri latini.

Tutto ebbe inizio quando il giovane Tolkien ascoltò per caso un gruppo di ragazzi parlare in “animalico” (o “animalese”), un linguaggio-gioco che si serviva esclusivamente di nomi di animali e numeri per comunicare qualsiasi tipo di informazione. Ad esempio “cane usignolo picchio quaranta” poteva voler dire “tu sei un somaro”. Successivamente l’animalico venne dimenticato e sostituito da un nuovo idioma: il “Nevbosh”, che storpiava in maniera irriconoscibile le parole inglesi sostituendole in alcuni casi con altre latine o francesi. Da allora l’interesse di Tolkien per le lingue non fece che aumentare. Nel suo saggio Inglese e gallese Tolkien ricorda il giorno in cui per la prima volta vide su una lapide le parole “Adeiladwyd 1887” (“Costruito nel 1887”) e se ne innamorò. Il gallese divenne una fonte inesauribile di bei suoni e perfette costruzioni grammaticali, un linguaggio melodioso a cui poter attingere per le sue future invenzioni linguistiche. Infatti, dopo il gallese venne il finnico (suomi), e prima di esso il greco e l’italiano, e l’immaginazione prese il sopravvento.

Bisogna infine ricordare che lo stesso Tolkien, scrisse in una delle sue lettere: «nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro (Il Signore degli Anelli) è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero.» Le storie della Terra di Mezzo erano quindi servite unicamente a dare una collocazione (seppure fittizia) alle parole dei suoi linguaggi. Non era stato dunque il contrario.

Tra le decine di idiomi inventati da Tolkien possiamo citare:

  • L’Elfico primitivo (da cui tutto ebbe inizio)
  • Il Quenya (l’antica e cerimoniale lingua degli Elfi)
  • Il Sindarin (l’idioma elfico di uso comune)
  • Il Telerin (il linguaggio degli elfi Teleri)
  • L’Adûnaico (la lingua di Númenor)
  • L’Ovestron (la lingua comune)
  • Il Doriathrin (la lingua del Doriath)
  • Il Nandorin (la lingua degli Elfi Verdi)
  • Il Khuzdul (la lingua segreta dei Nani)
  • L’Entese (la lingua degli Ent)
  • Il Linguaggio nero (ideato da Sauron e parlato dagli Orchi)
halloffame/scrittorifantasy.txt · Ultima modifica: da giovanni

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