Giovannin Senza Paura non temeva alcun uomo sulla terra e non temeva nemmeno gli spiriti, i demoni e tutte quelle cose che non appartengono al regno degli Uomini. Una notte di molti anni fa, stava attraver-sando una foresta tenebrosa, mentre una tremenda tempesta si approssimava velocemente. I lampi illuminavano a tratti il cammino altrimenti immerso nell'oscurità più completa. «Devo trovare al più presto un riparo» pensava Giovannino «altrimenti sarò sorpreso dalla tempesta e mi bagnerò completamente» All'improvviso gli sembrò di vedere una luce tremolante tra gli alberi. Avvicinandosi vide una locanda che aveva ancora una finestra illuminata. Al colmo della felicità per l'inaspettata fortuna affrettò il passo, temendo che l'oste andasse a dormire arrivando in pochi minuti davanti alla porta sprangata della locanda. Si mise a battere con forza sulla porta chiamando: «Oste! Oste!». Dopo pochi minuti la porta si aprì leggermente, incorniciando la figura tozza ma imponente dell'oste. «Cosa vuoi a quest'ora ? La locanda è piena! Non ho ca-mere per nessuno» « Ma sta per scatenarsi la tempesta!» disse Giovannino « Non ci sarebbe almeno una sistemazione di fortuna ? Nella stalla o nel fienile ?» «Ho detto che non ho posto, quindi vattene» rispose l'oste con la fretta di chi sta pregustando il proprio letto caldo. «Ma via» insistette Giovannino «non è possibile che non ci sia un angolo in cui un giovane coraggioso possa passare la notte!» «Dipende da quanto siete coraggioso messere» rispose l'oste con un sorriso sinistro «in effetti una sistemazione ci sarebbe ma solo se siete davvero coraggioso!» «Caspita!» disse il nostro eroe «Sono l'uomo più coraggioso del mondo, infatti mi chiamo Giovannin Senza Paura» «Allora aspetta che mi metta un mantello e poi ti accompagnerò a quel castello laggiù dove potrai passare la notte.»
Detto fatto l'oste ricomparve con un enorme mantello nero e una lanterna accesa che gettava più ombre che luce sullo stretto sentiero che imboccaro-no. Dopo pochi minuti un lampo illuminò all'improvviso la sagoma di un antico maniero in evidente stato di abbandono. «Vieni» disse l'oste aprendo il pesante portone del castello «Puoi metterti dove vuoi tanto qui non abita anima viva. Domani tornerò a prenderti se sarai ancora vivo» « Perchè mai non dovrei essere vivo domani mattina?! » disse Giovannino seccato per il tono dell'oste «anzi portate una bella e abbondante colazione» «Come volete» rispose l'oste «domani passerà anche la Confraternita della Bara. Vengono ogni volta che qualcuno si ferma a dormire in questa casa per recuperare il corpo». Giovannino vide nel salone principale una bella poltrona di velluto rosso sistemata vicino ad un enorme camino. Non essendoci legna da ardere il camino era inutile e anzi da esso proveniva un gelo mortale. Il nostro eroe decise allora di sistemarsi sulla poltrona di velluto coperto dal suo mantello da viaggio. La stanza era tenebrosa ma era sempre meglio che restare fuori dove intanto la tempesta si stava scatenando. «Speriamo che l'oste si sia bagnato nel viaggio di ritorno alla locanda» pensò l'infreddolito viandante prima di appisolarsi con aria vendicativa. Un rumore indistinto, nel silenzio della notte inoltrata svegliò Giovannino che dormiva sempre con un oc-chio solo. Sulle prime si guardò in giro se nella stanza fosse cambiato qualcosa, ma tutto sembrava come prima.
Stava già per riaddormentarsi quando una voce tonante che proveniva dalla canna del camino disse: «Giovannino, butto?». Per nulla intimorito, il coraggioso, rispose: «Butta pure!». Immediatamente si udì provenire dalla canna del camino un ru-more di qualcosa che rotolava ed alla fine ruzzolarono attraverso il camino, nel centro della stanza, due braccia umane con ancora indosso le maniche di una camicia marrone. «Toh!» commentò con noncuranza Giovannino «Certo che succedono cose ben strane nella fore-sta». Dopo qualche minuto si udì nuovamente la voce dal camino: «Giovannino, butto?» «e butta butta!» replicò il coraggioso eroe. Immediatamente, si sentì un rumore più forte del precedente e due gamba e con ancora brandelli di pantaloni attaccati, rotolarono al centro della stanza. Giovannino non si era anco-ra ripreso dalla sorpresa che la solita voce tuonò: «Giovannino butto tutto?» « E butta tutto se devi!» replicò l'ormai sconcertato avventuriero. Immediata-mente con un gran fragore ruzzolò sul bel tappeto di fronte alla poltrona di Giovannino un tronco umano con una testo ridotta in poltiglia. Giovannino rimase qualche minuto ad osservare la macabra scena che si presentava davanti ai suoi occhi. Pezzi di cadavere erano disposti intorno alla sua poltrona e una strana musica si andava diffondendo nell'aria proveniente dalle segrete del castello. Giovannino notò che lentamente ma decisamente, i pezzi del corpo che giacevano intorno a lui stavano spostandosi e che tendevano a riunirsi. Dopo pochi minuti si era infatti ricomposto un corpo umano dalle proporzioni gigantesche e sgraziate. Solo la testa rimaneva un ammasso sanguinolento e non accennava a migliorare il proprio aspetto. Con fatica il cadavere si mise in piedi e con la stessa voce che prima proveniva dal camino disse: « Bravo Giovannino hai superato la prova di coraggio. Prima del tuo arrivo tutti erano scappati appena cadeva il primo braccio dal camino, ma tu hai dimostrato di essere davvero Giovannin Senza Paura. Bene accendi la lanterna e seguimi giù per quella scala».«Va bene ma passa prima tu» Il mostruoso corpo si incamminò silenziosamente lungo le scale arrivando in un vasto sotterraneo dal soffitto altissimo. In questa stanza la lanterna gettava ombre guizzanti che sembravano danzare intorno ad una cassa rinforzata da borchie di acciaio. «Giovannino apri la cassa con questa chiave» disse l'essere misterioso porgendogli un'antica chiave arrugginita. «Aprila tu invece» replicò sospettoso Giovannino. Detto fatto l'oscura figura che accompagnava il nostro eroe si chinò sulla cassa e la spalancò senza nemmeno usare la chiave. Immediatamente la stanza fu rischiarata dal luccichio di tre mastelli pieni d'oro e pietre preziose. «Ecco Giovannino, l'incantesimo è rotto» annunciò l'entità «Ascoltami bene!
Il primo mastello dovrai darlo alla Compagnia della Bara quando verrà domani mattina. Il secondo mastello puoi tenerlo tu. Il terzo mastello dovrai donarlo al primo povero che vedrai passare» Dette queste parole l'entità iniziò a risalire le scale del sotterraneo svanendo pian piano. Giovannino portò i tre mastelli al piano di sopra e seguì le indicazioni ricevute.
Quando la Compagnia della Bara arrivò davanti all'antico palazzo resto di sale: non solo Giovannino li at-tendeva sulla porta evidentemente vivo ma li ricompensò con un mastello pieno di oro e pietre preziose. Non meno sorpreso fu Luigi un mendicante che da molti anni chiedeva l'elemosina in quei paraggi, quando passando davanti al maniero fu fermato da Giovannino e gli venne consegnato un mastello identico al precedente. Svolti questi compiti Giovannino rientrò all'interno del palazzo che ormai considerava suo e che visto alla luce del giorno non era poi così tenebroso. Stava giusto contemplando il panorama che si godeva dal balcone della sua nuova camera da letto quando udì un rumore alle sue spalle; si girò di scatto e vide la cosa più terrificante della terra, l'unica che anche Giovannino temeva. Ai suoi piedi si stagliava la sua ombra e Giovannino inorridito morì di paura. Giovannin senza Paura non temeva nulla tranne la propria ombra.